Tra crimini e travaglismo. Un libro racconta la zona grigia del calcio moderno
I più cinici diranno che – come al solito – non succederà nulla. Che quello del Calcioscommesse sarà l’ennesimo scandalo da molto rumore per niente, che a pagare alla fine saranno solo i “pesci piccoli” e che il grande circo andrà avanti come se niente fosse. I vari Travaglio che hanno brindato alla sconfitta dell’Italia in finale agli Europei pensano che invece così si potrà davvero fare pulizia nello sporco mondo del calcio, ché una vittoria avrebbe fatto dimenticare a tutti quanto brutto corrotto e cattivo sia lo sport più amato dagli italiani. La speranza è che abbiano torto entrambi gli schieramenti.
I più cinici diranno che – come al solito – non succederà nulla. Che quello del Calcioscommesse sarà l’ennesimo scandalo da molto rumore per niente, che a pagare alla fine saranno solo i “pesci piccoli” e che il grande circo andrà avanti come se niente fosse. I vari Travaglio che hanno brindato alla sconfitta dell’Italia in finale agli Europei pensano che invece così si potrà davvero fare pulizia nello sporco mondo del calcio, ché una vittoria avrebbe fatto dimenticare a tutti quanto brutto corrotto e cattivo sia lo sport più amato dagli italiani. La speranza è che abbiano torto entrambi gli schieramenti. Dopodomani sarà il giorno di Antonio Conte: l’allenatore della Juventus sarà sentito dalla procura della Federcalcio sulle parole di un suo ex giocatore del Siena, Filippo Carobbio (che ieri ha riconfermato la sua versione), che lo accusa di essere stato al corrente di un paio di combine tra i toscani e Novara e Albinoleffe nella stagione 2010/11. Quasi sicuramente la convocazione di Conte è l’ennesimo errore di una giustizia più preoccupata di far parlare di sé, ma che ci sia molto che non va nel calcio di oggi non è solo un luogo comune.
E’ vero che riuscire a dimostrare qualcosa di certo in questo mondo è più complicato che battere il Barcellona con una squadra di lega Pro: leggendo carte, intercettazioni, interrogatori e inchieste, e parlando con chi nel calcio lavora da anni, emerge un mondo di tutti-sanno-che, si-dice, si-sa-come-funzionano-queste-cose, che però alla prova dei fatti sfuggono come il pallone dalle mani di un portiere che si è venduto la partita. Simone Di Meo e Gianluca Ferraris provano a fare il punto delle cose che sono in ballo in “Pallone criminale” (Ponte alle Grazie), libro che raccoglie in maniera dettagliata tutta la mole di materiale (anche inedito) degli ultimi scandali del calcio italiano. Dalle pagine di questa lunga inchiesta emerge un sistema allucinante in cui le mafie italiane e internazionali controllano ogni singolo settore, dalle scommesse (clandestine e non) ai settori giovanili fino ai capi degli ultras. Un libro che farebbe passare la voglia a chiunque di guardare una partita di calcio per parecchi anni. Il problema è però che gran parte delle storie torbide raccontate non hanno avuto il suggello di un processo con condanne, che molti rapporti tra criminali e calciatori potrebbero benissimo essere soltanto millanterie, e che tante vicende si basano su pentiti che improvvisamente ritrovano la memoria o su fragili “nell’ambiente era noto a tutti che”.
Ma ci sono anche coincidenze inquietanti, intercettazioni in cui al telefono due scommettitori parlano di risultati che poi si verificano, vicende ben documentate dalle forze dell’ordine come il controllo da parte della camorra della maggior parte delle ricevitorie di Castellammare di Stabia con conseguente riciclo di denaro e influenza sui risultati della squadra locale, e storie del recente passato come la vicinanza tra i boss di Napoli e Maradona ai tempi di Ferlaino presidente del club partenopeo. Viscido e sfuggente, il rapporto tra calcio e malavita esiste ed è un cancro probabilmente impossibile da sconfiggere, un trauma che il tifoso italiano rifiuta di guardare negli occhi e che rischia di essere trasformato in spettacolo giustizialista da qualche pm ed editorialista nostalgici di Tangentopoli. Intanto la procura federale della Figc vorrebbe spezzare in più tronconi il processo sul Calcioscommesse, evitandone così la chiusura anticipata per fretta con un paio di sentenze esemplari, tanti buffetti sulle guance di chi patteggia e via ai campionati. La speranza (forse illusoria, dati i precedenti) è che si vada avanti per gradi, evitando gli eccessi manettari da una parte e l’illusione che tutto vada bene così com’è (e chi non lo pensa è un Travaglio) dall’altra.
Il Foglio sportivo - in corpore sano