Strategia dell'assaggio

Salvatore Merlo

Silvio Berlusconi pensa sul serio di ricandidarsi alla presidenza del Consiglio, e ieri lo ha confermato a quanti sono andati a trovarlo a Palazzo Grazioli dopo le indiscrezioni apparse sabato sul Foglio e poi ieri anche sul Corriere della Sera (“l’articolo del Corriere è un’intervista mascherata da retroscena”, rivelano da Palazzo Grazioli). Ignazio La Russa, Fabrizio Cicchitto, Gaetano Quagliariello, Maurizio Gasparri, insomma tutto il gruppo dirigente, e persino quell’Angelino Alfano fino a ieri candidato in pectore a Palazzo Chigi, hanno già accettato la scelta del Cav., e con la stessa remissività con cui si va incontro all’ineluttabile.

    Silvio Berlusconi pensa sul serio di ricandidarsi alla presidenza del Consiglio, e ieri lo ha confermato a quanti sono andati a trovarlo a Palazzo Grazioli dopo le indiscrezioni apparse sabato sul Foglio e poi ieri anche sul Corriere della Sera (“l’articolo del Corriere è un’intervista mascherata da retroscena”, rivelano da Palazzo Grazioli). Ignazio La Russa, Fabrizio Cicchitto, Gaetano Quagliariello, Maurizio Gasparri, insomma tutto il gruppo dirigente, e persino quell’Angelino Alfano fino a ieri candidato in pectore a Palazzo Chigi, hanno già accettato la scelta del Cav., e con la stessa remissività con cui si va incontro all’ineluttabile. Il Pdl sfilacciato e in preda a una guerra per bande preoccupa tutti. “Alfano rimane accanto al Cavaliere. Non sono affatto sorpresa, Berlusconi non è mai uscito dal campo da gioco”, dice al Foglio Mariastella Gelmini, malgrado invece Gasparri faccia capire che molto, moltissimo, delle inclinazioni definitive di Berlusconi (non solo la sua ricandidatura ma persino i sui rapporti con Mario Monti, con il Pd e con l’Udc) dipenderà “da quale sarà la nuova legge elettorale”, ammesso che la si faccia sul serio. D’altra parte sembra che il Cavaliere abbia solo una cosa molto chiara in testa, ed è una piena coscienza di sé, del suo Pdl in crisi e di quella nomenclatura partitica che si è costituita intorno ad Alfano e che in fondo non gli è mai piaciuta troppo; Berlusconi ripete spesso la frase “solo io tengo insieme tutte le anime della destra”. I sondaggi confermano.

    Con quel cinismo dettato dal marketing elettorale che in tempi antichi si sarebbe chiamato “strategia dell’assaggio”, la prima decisione presa dal Cavaliere a un anno esatto dalla nomina di Alfano segretario del Pdl è dunque quella di tornare a sé stesso, non a Forza Italia, ma al Berlusconi originario che rifiuta apparati e nomenclature: vorrebbe rivoltare il Pdl come un calzino; nella nuova situazione degli instabili equilibri politici cerca di individuare la via più idonea, se non proprio per vincere le elezioni, quantomeno per restare a galla. Nulla è escluso, niente è certo. E dunque pensa di ricandidarsi, ma si tiene cautamente in equilibrio, provoca un mezzo annuncio per vedere l’effetto che fa (la strategia dell’assaggio), è tentato da Daniela Santanchè (e persino dal ticket con una donna), ma tesse pure una trama nuova che lo fa inclinare per l’ipotesi di rilanciare Monti nella prossima legislatura, ma solo dopo il voto, senza annunci pre elettorali, perché “certe cose si fanno ma non si dicono” (che nella versione di Cicchitto suona: “Gli elettori non capirebbero”).

    E così Berlusconi spinge per una riforma elettorale di tipo proporzionale, che conviene al suo partito squinternato, ma che – come sa meglio di chiunque altro Giorgio Napolitano, che infatti la invoca – è anche la condizione perché nel 2013 possa continuare l’“agenda Monti”, forse con il professore ancora a Palazzo Chigi, o forse senza il professore (che potrebbe diventare ministro dell’Economia, garante della serietà e dell’affidabilità internazionale di un nuovo governo di grande coalizione). Il Cavaliere si muove in questi interstizi, e lo fa come sempre da tattico, da esperto di marketing, pronto a offrire agli elettori un prodotto diverso a seconda delle condizioni di mercato che potrebbero prodursi da qui alla primavera del 2013. Sa che un inedito “berlusconismo montiano” spiazzerebbe sia Casini sia Bersani. Ma “tempo al tempo”, pensa il Cavaliere. Per adesso l’unica cosa certa (o quasi) è che il candidato sarà lui. L’altro è stato cucinato nell’acqua del “quid”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.