Ahi Geithner

Daniele Raineri

Problema: un gruppo di grandi banche manipola con pratiche fraudolente l’indice Libor (London interbank Offered Rate), lo strumento per determinare i tassi di una quantità quasi infinta di prodotti finanziari per un valore di 360 mila miliardi di dollari, secondo alcune fonti a partire da quindici anni fa; lo scandalo provoca l’apertura di inchieste, il taglio di alcune teste e la minaccia di richieste di risarcimenti enormi; e ora si viene a sapere che il segretario del Tesoro dell’Amministrazione Obama, il giovane prodigio Timothy Geithner, sapeva già tutto nel giugno 2008.

    Problema: un gruppo di grandi banche manipola con pratiche fraudolente l’indice Libor (London interbank Offered Rate), lo strumento per determinare i tassi di una quantità quasi infinta di prodotti finanziari per un valore di 360 mila miliardi di dollari, secondo alcune fonti a partire da quindici anni fa; lo scandalo provoca l’apertura di inchieste, il taglio di alcune teste e la minaccia di richieste di risarcimenti enormi; e ora si viene a sapere che il segretario del Tesoro dell’Amministrazione Obama, il giovane prodigio Timothy Geithner, sapeva già tutto nel giugno 2008.

    Il Washington Post nell’edizione di ieri scrive che Geithner, quand’ancora era governatore della Federal Reserve di New York, fece pressioni sugli inglesi perché si dessero una regolata: come confermano gli addetti al settore, la manipolazione del Libor era un segreto di Pulcinella nel circolo delle grandi banche, e come nota l’Economist, la pratica frequente aveva portato a una certa impudente bonomia nella truffa. “Ti devo dei caffé”, scrive via mail un operatore a un altro per ringraziarlo della collaborazione; “Ehi bello, mi hai fatto risparmiare un sacco di tempo, mi sto aprendo una bottiglia di Bollinger”, scrive un altro. Un terzo si annota la truffa fra gli impegni da assolvere la settimana successiva, con la stessa noncuranza con cui avrebbe scritto “comprare il latte”.
    Il 1° giugno 2008, secondo una mail ottenuta dal Washington Post, Geithner scrive al governatore della Banca d’Inghilterra, Mervyn King, per chiedere se è possibile rivedere il meccanismo, che è chiaramente – come denunciavano alcuni commentatori all’epoca – contraffatto. L’indice è tenuto innaturalmente più basso di quello che dovrebbe essere. L’americano fa sei raccomandazioni, inclusa l’eliminazione degli incentivi che incoraggiano le banche a manipolare l’indice e l’istituzione di una procedura trasparente per riferire come vanno le cose. E chiede un incontro faccia a faccia per discuterne.

    Le pressioni da New York arrivano subito alle orecchie dei banchieri. Due giorni dopo avere incontrato Geithner al meeting dei banchieri centrali di Basilea, dove i due affrontano anche il dossier Libor, il governatore King passa la mail di Geithner al suo vice, Paul Tucker, che a sua volta la gira ad Angela Knight, capo della British Bankers’ Association (Bba), ovvero della lobby che ha inventato l’inganno e che lo tiene in piedi da anni. La lobby offre rassicurazioni: accogliamo le raccomandazioni e al più presto avrete nostre notizie, sotto forma di domande o già con provvedimenti concreti. Non succede nulla.

    A Washington dodici senatori democratici due giorni fa hanno mandato una lettera sia a Geithner sia al ministro della Giustizia, Eric Holder, perché siano esaminate le notizie sul fatto che i supervisori americani e stranieri del sistema bancario fossero già a conoscenza di questo malaffare da anni: “Questo scandalo mette sotto processo ancora una volta i banchieri di Wall Street e anche la capacità dei nostri supervisori di controllarli”.
    La Banca d’Inghilterra è finita dentro uno scandalo che è già costato alla banca Barclays una multa record da 290 milioni di sterline, ed è costato la poltrona al chief executive Robert Diamond – anche se ora le grandi banche coinvolte sono almeno 16.

    Tra le raccomandazioni fatte da Geithner già quattro anni fa c’era l’aumento del numero delle banche americane nel panel della Bba – che è quello che decide il fatidico tasso facendo una media ragionata estratta dai numeri proposti dalle banche –  un secondo orario per il calcolo del Libor che è calcolato alle undici inglesi, quando il mercato interbancario americano è ancora chiuso e una definizione più accurata della stima che ogni banca è tenuta a proporre. Le cause di risarcimento per la truffa sul Libor potrebbero costare alle banche miliardi di dollari.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)