Bomba nel cuore del potere
Chi sono i pezzi grossi eliminati in Siria
Questa potrebbe essere la fine per il presidente Bashar el Assad. Una bomba è esplosa nella stanza di Damasco dove si teneva un vertice al massimo livello dell’apparato di sicurezza siriano, tutti fedelissimi di Assad, in quella che sembra una replica dell’”Operazione Valchiria”, il tentativo di eliminare Adolf Hitler con un valigetta esplosiva lasciata sotto il suo tavolo durante una riunione. Non è ancora chiaro però se nella stanza c’era una bomba o se a farsi esplodere è stata una guardia del corpo, con un’operazione suicida.
Questa potrebbe essere la fine per il presidente Bashar el Assad. Una bomba è esplosa nella stanza di Damasco dove si teneva un vertice al massimo livello dell’apparato di sicurezza siriano, tutti fedelissimi di Assad, in quella che sembra una replica dell’”Operazione Valchiria”, il tentativo di eliminare Adolf Hitler con un valigetta esplosiva lasciata sotto il suo tavolo durante una riunione. Non è ancora chiaro però se nella stanza c’era una bomba o se a farsi esplodere è stata una guardia del corpo, con un’operazione suicida. I media di stato danno quest’ultima versione, l’opposizione armata parla di una bomba nascosta.
Se non è stata una guardia del corpo passata segretamente al nemico che ha deciso di sacrificarsi, allora anche il sospetto di un regolamento di conti interno prende solidità. Sembra infatti difficile che una valigetta esplosiva possa arrivare fin dentro il cuore del potere, proprio in questi giorni in cui Damasco è – per la prima volta in 17 mesi di rivoluzione – la scena di scontri aperti tra la guerriglia e la Guardia repubblicana, la tensione diventa ogni ora più alta e la fedeltà dei funzionari di regime – che stanno disertando in massa verso la Turchia – è sempre più in questione.
Al momento della chiusura del giornale, la bomba ha ucciso quattro pezzi grossi, uomini chiave, irriducibili che guidano la resistenza a ogni costo del regime. Ma forse sono soltanto feriti in modo grave e sottoposti a intense cure mediche: nessuno ha la certezza, anche se bisogna ammettere che i media di stato hanno dato la notizia con velocità – senza però tutte quelle immagini che di solito pubblicano in occasione di grandi attentati.
Il primo dei colpiti è Assef Shawkat, spietato capo dell’intelligence che sposò Bushra, sorella del presidente Bashar, nonostante la forte opposizione della famiglia Assad. Di lui si dice che “chiunque sia capace di sposare la figlia di Hafez (il padre dittatore) contro il suo volere può fare qualsiasi cosa in Siria”.
Il secondo è il ministro della Difesa, Dawoud Rajiha, un ortodosso nominato più che per i suoi meriti militari per guadagnare l’approvazione della minoranza cristiana e il suo appoggio contro i ribelli.
Il terzo è Hassan Turkmani, segretario generale della cellula di crisi formata per sopprimere la rivoluzione e capo di uno dei servizi d’intelligence.
Il quarto è Mohammed al Shaar, generale, ministro dell’Interno e voce stentorea della controrivoluzione: è lui, ex direttore di prigione ed ex capo della polizia di Aleppo, a minacciare per conto del regime i “terroristi” e a promettere frequentemente “il pugno di ferro contro chi mette a repentaglio la sicurezza dei cittadini”.
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