L'Italia tra spread ed elezioni. Con previsioni apocalittiche e una nemesi in vista per Berlino

Piero Vietti

Una legge elettorale che "possa facilitare la vita politica". E' l'auspicio del presidente del Consiglio Mario Monti, intervistato in coincidenza con il suo viaggio in Russia da Rossiyskaya Gazeta. "Mi hanno chiesto - ricorda il premier - di assicurare la gestione del Paese fino alla primavera del 2013. Io e i miei colleghi stiamo cercando con tutte le nostre forze di farlo nel miglior modo possibile. Naturalmente, però, dopo la fine di questo periodo si terranno le nuove elezioni che determineranno la formazione del nuovo governo. Pongo molta speranza e mi auspico che in quel momento i partiti politici sappiano assumersi tutta la responsabilità”.

    Dall'editoriale di Giuliano Ferrara nel Foglio di oggi:

    L’autogoverno europeo è sotto scacco. Non solo in Italia, dove non si è votato. Anche in Spagna e in Grecia e in Francia, dove si è votato salvando le forme ma per niente, per fare il nulla reso possibile o imposto dalla crisi di mercato, dalla prospettiva del fallimento. Anche la Merkel pensa di tenere in pugno la situazione, ma presto toccherà con mano i suoi limiti.

    Una legge elettorale che "possa facilitare la vita politica". E' l'auspicio del presidente del Consiglio Mario Monti, intervistato in coincidenza con il suo viaggio in Russia da Rossiyskaya Gazeta. "Mi hanno chiesto - ricorda il premier - di assicurare la gestione del Paese fino alla primavera del 2013. Io e i miei colleghi stiamo cercando con tutte le nostre forze di farlo nel miglior modo possibile. Naturalmente, però, dopo la fine di questo periodo si terranno le nuove elezioni che determineranno la formazione del nuovo governo. Pongo molta speranza e mi auspico che in quel momento i partiti politici sappiano assumersi tutta la responsabilità”.

    Un Ricolfi italo-apocalittico
    Poco più che un auspicio, quello del premier, a leggere certe dichiarazioni e interpretare gli umori dei partiti italiani. Si fa sempre più insistente la voce di elezioni anticipate, ottobre o novembre, anche se non è chiaro il quadro in cui potrebbero avvenire. Scrive in un editoriale piuttosto pessimista Luca Ricolfi sulla Stampa oggi: “Nessuno sa quanto è probabile che l’euro crolli, o che lo Stato italiano fallisca e ci trascini tutti nel baratro. Però questa eventualità, che era decisamente remota fino a qualche tempo fa, ora non è più trascurabile. Può succedere. Speriamo di no, ma può succedere. Questa settimana, o fra un mese, o fra un anno. […] Da qualche giorno si riparla della possibilità di votare subito, ad ottobre, e non sappiamo ancora nulla. Non sappiamo se dovremo rivotare con le liste bloccate del ‘porcellum’ oppure ci sarà una nuova legge elettorale. Non sappiamo se chi ha condanne definitive potrà essere eletto in Parlamento. Non sappiamo quali saranno le forze politiche in campo. Non sappiamo che alleanze faranno i partiti. Non sappiamo chi saranno i candidati premier. Ma soprattutto non abbiamo ancora ascoltato alcuna proposta precisa in materia di politica economica, salvo quella dei cosiddetti montiani, che propongono di andare avanti così, completando le riforme dell’agenda Monti”. Problemi che però non sarebbero risolti semplicemente aspettando la fine naturale della legislatura. Conclude Ricolfi: “Il dramma delle prossime elezioni, siano quest’autunno o siano questa primavera, è proprio questo. L’Italia avrebbe bisogno di un governo politico, dotato di visione, di coraggio e di legittimazione elettorale, che la portasse fuori dalla palude in cui si è cacciata. Ma il ceto politico vecchio e nuovo appare così debole, così incosciente, così inconcludente e cialtrone, che in molti cominciamo a pensare che, tutto sommato, un nuovo governo Monti sarebbe meglio che riconsegnarci a forze politiche che non saprebbero dove portarci. Con una piccola complicazione, però: che i governi li fa il Parlamento, e tutto fa pensare che il nuovo parlamento non sarà molto migliore di quello che ci lasceremo alle spalle”.

    La danza di Borse e Lady Spread continua
    Intanto oggi è stata un’altra giornata nera per i listini europei: la paura sulle sorti della Spagna tiene i mercati europei sotto scacco alla ripresa della settimana. Le borse vanno a picco e lo spread è schizzato a quasi 530 punti, mentre l'euro è calato ai minimi da due anni sotto quota 1,21 - ma è poi risalito - contro il biglietto verde. A poco meno di un'ora dalla chiusura, la "febbre spagnola" è scesa di qualche grado con una riduzione delle perdite a Milano: Piazza Affari cede attorno al 2 per cento dopo avere accusato un rosso di oltre il 5. Londra cede il 2,1 per cento, Francoforte il 3,1. Perde quasi il 2,8 per cento il Cac 40 a Parigi e l'1,1 l'Ibex madrileno. Il tonfo più forte riguarda Atene con uno scivolone pari a oltre l'8,1 per cento. Speculazioni si sono certamente innestate in un lunedì nero che ha attraversato tutti i mercati, in una seduta dominata da incertezze e molteplici possibilità. Sembrano non tranquillizzare i mercati le rassicurazioni in arrivo dalla Spagna: non c'è bisogno di un salvataggio pieno, esteso cioè all'interezza dei suoi conti pubblici, ha affermato il ministro dell'Economia Luis de Guindos. A chi gli chiedeva se continuasse a escludere la possibilità di un intervento del genere, dopo l'accordo per un sostegno di 100 miliardi di euro alle banche, ha risposto: "Naturalmente". Commentando il momento di crisi, il premier Mario Monti ha detto che è proprio questo il momento di puntare di più sull'economia reale: "La situazione difficile in cui versa l'eurozona e in particolare l'Europa è per noi uno stimolo in più a cercare rapporti solidi nell'economia reale, industriale e commerciale", ha sottolineato incontrando il leader del Cremlino, Vladimir Putin, nella dacia di Sochi sul Mar Nero. Nonostante le notizie sul forte calo della Borsa e la nuova impennata dello spread, Monti ritiene che "non sia necessario un nuovo, imminente Consiglio europeo perché quello che si è tenuto il 28-29 giugno ha fatto passi avanti rilevanti per fronteggiare" le turbolenze dei mercati finanziari.

    La Germania non rida, scrive Lepri
    Se Ricolfi aveva toni italo-apocalittici, sullo stesso giornale, La Stampa, un corsivo di Stefano Lepri gli faceva da contraltare prevedendo una nemesi prossima ventura per Berlino. Se Italia e Spagna piangono, la Germania dovrebbe stare attenta a non ridere: “Invece di prendersela con i tedeschi, bisognerebbe – paradossalmente – compatirli. I mercati finanziari li stanno attirando in una trappola. Più insistono che non saranno loro a pagare il conto per i Paesi deboli dell’euro, e più rischiano di andarsi a cacciare in una situazione in cui saranno costretti ad aprire il portafoglio sul serio”. Secondo Lepri “alla resa dei conti l’alternativa sarebbe tra due scelte entrambe costosissime per la Germania: soccorrere massicciamente Spagna e Italia, oppure affrontare una rottura traumatica dell’euro”. Se è vero quanto sostengono il Fondo monetario e la Banca d’Italia, continua Lepri, “che solo una parte dello spread italiano e di quello spagnolo è giustificato dallo stato dei due Paesi - mentre dal lato opposto è assurdo che i titoli dei Paesi forti fruttino meno di zero - questo comporta che è già in atto in Europa quel ‘trasferimento di risorse’ tanto temuto da certi tedeschi. E’ già in atto, però alla rovescia: grazie ai mercati finanziari, da Italia e Spagna verso Germania, Olanda e Finlandia”. Come uscirne? “Proprio per questo motivo, al nostro Paese conviene una maggiore integrazione politica dell’Europa. Stiamo pagando un tributo non deciso da nessuno; decidere tutti insieme a Bruxelles non sarebbe certo un danno. Potremmo ‘vedere le carte’ offrendo per primi di rinunciare a una parte della nostra sovranità di bilancio. Mentre, al fondo, la lezione da apprendere per i politici tedeschi e italiani è la stessa: proporre soluzioni illusorie - lì la cacciata dei Paesi del sud, qui un’uscita magari ‘temporanea’ dall’euro - rischia di avverarle in forma di disastro”.

    L’Italia ce la farà comunque, dice Monti
    Monti intanto continua a confidare sulla capacità dell’Italia di farcela da sola: "Il nostro paese si basa sui fondamenti solidi – ha detto oggi in Russi – Anche se è vero che abbiamo il debito estero più alto, è vero altresì che il livello dei debiti privati dei cittadini è uno dei più bassi in Europa, grazie ai risparmi accumulati nei decenni dalle famiglie italiane". Poi, generalizzando per non generalizzare, ha aggiunto: “Gli italiani devono compiere sforzi, e la politica deve stimolarli, per diventare migliori nella ‘prova di squadra’ mantenendo l'originalità individuale”.

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.