Contrordine: il Pakistan non è così cattivo - La versione di Peter Bergen
Qualcosa in Pakistan sta (lentamente) cambiando, scrive Peter Bergen sul sito della Cnn. Il direttore della New America Foundation ed esperto di sicurezza nazionale per il network di Atlanta, ribalta i luoghi comuni sulla mancata democrazia del paese asiatico, anche se forse ha una visione eccessivamente ottimista. Ritenuto da sempre uno dei paesi più pericolosi al mondo, fiancheggiatore e protettore dei talebani, negli ultimi anni ha mostrato segni di cambiamento, di maturazione sociale e politica.
Qualcosa in Pakistan sta (lentamente) cambiando, scrive Peter Bergen sul sito della Cnn. Il direttore della New America Foundation ed esperto di sicurezza nazionale per il network di Atlanta, ribalta i luoghi comuni sulla mancata democrazia del paese asiatico, anche se forse ha una visione eccessivamente ottimista. Ritenuto da sempre uno dei paesi più pericolosi al mondo, fiancheggiatore e protettore dei talebani, negli ultimi anni ha mostrato segni di cambiamento, di maturazione sociale e politica. L’ex presidente Musharraf è stato costretto alle dimissioni nel 2007 in seguito alle manifestazioni in piazza di migliaia di avvocati, le fonti di informazione si stanno moltiplicando garantendo una pluralità che solo un decennio fa era impensabile (e non tutte le nuove tv sono antioccidentali). L’anno scorso, poi, la Corte Suprema (sempre più rilevante e al di sopra del potere civile e militare) ha costretto i potentissimi servizi segreti di Islamabad (l’Isi) a spiegare la scomparsa di decine di prigionieri da anni scomparsi.
Anche in politica internazionale, al di là delle tensioni (in via di superamento) con gli Stati Uniti in seguito all’uccisione di un gruppo di soldati durante un raid aereo americano lo scorso novembre, si sta delineando un nuovo corso, come dimostra il patto commerciale stipulato con l’India (storico nemico del Pakistan) che garantisce a Nuova Delhi un canale privilegiato nei traffici bilaterali. Anche sul fronte istituzionale sembra esserci più stabilità: il governo attuale è il primo nella storia del paese ad arrivare alla scadenza naturale della legislatura, senza il rischio di colpi di stato militari. I partiti integralisti islamici non sfondano nelle urne: i filo talebani non sono andati oltre il 2 per cento in occasione del voto del 2008. L’obiettivo di Islamabad è anche di allontanare i sospetti di collusione con il terrorismo: “Quando sono in gioco gli interessi del Pakistan” – spiega Bergen – “le Forze armate si dimostrano molto aggressive contro gli studenti coranici”, come dimostrano le operazioni nel Waziristan del sud e nella regione dello Swat.
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