Tecniche di voto, la trattativa

Salvatore Merlo

L’accordo tecnico c’è quasi, quello politico fa ancora un po’ fatica. La voce confermata dai massimi livelli di Pdl e Pd al Foglio è che entro agosto la legge elettorale andrà al voto in Aula in prima lettura. La riforma che archivia il porcellum, cui hanno lavorato Denis Verdini e Maurizio Migliavacca con la partecipazione operosa di Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani, prevede uno sbarramento alto fissato al 5 per cento, un premio di maggioranza del 15 per cento, e un sistema misto per l’individuazione dei parlamentari.

    L’accordo tecnico c’è quasi, quello politico fa ancora un po’ fatica. La voce confermata dai massimi livelli di Pdl e Pd al Foglio è che entro agosto la legge elettorale andrà al voto in Aula in prima lettura. La riforma che archivia il porcellum, cui hanno lavorato Denis Verdini e Maurizio Migliavacca con la partecipazione operosa di Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani, prevede uno sbarramento alto fissato al 5 per cento, un premio di maggioranza del 15 per cento, e un sistema misto per l’individuazione dei parlamentari: due terzi saranno gli eletti scelti dai cittadini, un terzo saranno i “nominati” dai partiti. La scheda elettorale potrebbe dunque offrire la possibilità di esprimere tre preferenze (di cui una di genere) con un capolista bloccato, cioè indicato dal partito di appartenenza. Ma sul meccanismo delle preferenze non c’è ancora accordo, l’alternativa potrebbe essere un meccanismo di collegi uninominali proporzionali. La bozza è stata vistata dal Cavaliere questo fine settimana, e sembra andare bene – grosso modo – anche a Udc e Lega.

    “Siamo vicinissimi all’accordo”, dicono. L’accelerazione del Palazzo intorno alla riforma è evidente, complici l’aggravarsi della crisi e le pressioni sia del Quirinale sia del professor Mario Monti (“spero che una buona legislazione elettorale possa facilitare la vita politica”, ha detto il premier). Rimangono tuttavia ancora dei punti sui quali i due principali partiti, Pd e Pdl, non sono d’accordo; malgrado fonti del Foglio dicano che queste divergenze “sono puramente un dettaglio”. Il Pdl propone le preferenze, mentre il Pd preferisce un meccanismo di collegi uninominali proporzionali come avviene con il sistema in vigore per l’elezione dei consigli provinciali (il cosiddetto provincellum). Ma pare che i negoziati proseguano con l’intenzione di arrivare rapidamente a un compromesso. Dicono nel Pd: “Noi proponiamo i collegi, ma senza troppa convinzione. Loro, specularmente, propongono le preferenze con altrettanta scarsa determinazione”. E’ infatti forse Pier Ferdinando Casini quello che più di tutti insiste per le preferenze, e senza offrire troppi margini di trattativa. Dunque Pd e Pdl lavorano per un accordo che – è molto probabile – dovrebbe prescindere dalle inclinazioni dell’Udc.

    Il secondo “dettaglio” che divide Bersani da Berlusconi (o da Alfano, a seconda dei punti di vista) riguarda il premio di maggioranza. E’ stato quantificato intorno al 15 per cento, e su questo l’accordo è chiaro. Ma il Pdl insiste perché sia un premio dato al partito, mentre il Pd vorrebbe un premio di coalizione. Sul premio di maggioranza potrebbe alla fine spuntarla il Pdl forte – su questo passaggio – di una generica simpatia del Quirinale. Dunque l’ipotesi più probabile che viene accreditata al Foglio è che il Pdl ceda sulle preferenze, accettando il meccanismo dei collegi, in cambio del premio di maggioranza al partito e non alla coalizione.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.