Formigoni colpevole speciale
Nessuno è innocente in politica, la responsabilità penale non può essere ambigua: sono due criteri, tra morale e giustizia, che questo giornale ha sempre cercato di rispettare. Ogni volta che i criteri sono saltati, e come nel caso Formigoni si è passati a indecenti campagne colpevolizzanti e infine alla formalizzazione di imputazioni fragili su cui si indaga, la realtà è risultata faziosamente capovolta, con l’azzardo al posto della ricerca di una verità processuale al di là di ogni dubbio.
Nessuno è innocente in politica, la responsabilità penale non può essere ambigua: sono due criteri, tra morale e giustizia, che questo giornale ha sempre cercato di rispettare. Ogni volta che i criteri sono saltati, e come nel caso Formigoni si è passati a indecenti campagne colpevolizzanti e infine alla formalizzazione di imputazioni fragili su cui si indaga, la realtà è risultata faziosamente capovolta, con l’azzardo al posto della ricerca di una verità processuale al di là di ogni dubbio, con la moralizzazione spesso moralizzata da assoluzioni in giudizio a babbo politicamente morto (l’uccisione in effigie del colpevole non si fa con le condanne ma con le campagne mediatico-giudiziarie). La procura di Milano, superate indecisioni, appianati a quanto pare dissensi tra falchi e colombe, ora dice: il presidente della Lombardia è indagato per corruzione internazionale, reato che assorbe il minore addebito di finanziamento illecito. Con l’aiuto di flussi esteri, Formigoni ha ottenuto – dicono i pm – ingenti utilità di tipo personale, legate al suo standard di vita, in cambio di finanziamenti discrezionali andati a un centro sanitario, la Fondazione Maugeri, che l’imputato Piero Daccò mungeva secondo la procura a dovere anche per via della mediazione d’affari impropria, e corruttiva, che metteva in essere.
In cambio? Questo è il problema. Se il primario insediato disinvoltamente da Nichi Vendola, ragione di una richiesta di rinvio a giudizio per concorso in abuso d’ufficio, avesse messo a disposizione del presidente della Puglia barche, vacanze, case scontate e finanziamenti elettorali, ricavando i mezzi per farlo da un giro di mediazioni ritenuto corruttivo e incentrato su strutture finanziate discrezionalmente dalla regione, il pasticcio crescerebbe di peso e si apparenterebbe a quello che insidia l’onorabilità del suo collega Formigoni. Questo sul piano delle apparenze e dell’azzardo morale consistente nel vivere la propria insindacabile vita privata in uno spazio che per gli amministratori pubblici privato non è. Ma apparenze e azzardo morale personale non sono reato penale, sono condotte etiche censurabili, gravi errori di stile, materia diffusa e che non è ancora penalmente definibile come corruzione. Bisogna che ci sia stato, e che sia dimostrabile, un effettivo patto corruttivo. In cambio, appunto.
L’onere della prova sta agli inquirenti, e tenere in galera per un anno circa gli indagati, sperando che dicano quel che ci si attende dicano, non è un modo di ricercare la prova attraverso indagini civili, è un imbarbarimento della giustizia. Detto questo, l’iniziativa inquirente ci sta, con l’avviso cautelare secondo il quale in politica non ci sono innocenti, ma la prima misura di un politico è la sua efficacia nel governare: la Corte dei Conti ha stabilito inequivocabilmente che Formigoni è un presidente che ha lavorato per il bene comune dei bilanci in ordine e dell’efficienza sanitaria. Che poi la sua vita privata possa dimostrare con prove certe la “corruzione internazionale”, questo è un altro discorso che seguiremo con scrupolo. Evitando che si chiuda su una esperienza amministrativa grandeggiante la solita commistione tra propaganda e giustizia politica.
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