Lost in Marilyn

Annalena Benini

L'America è talmente innamorata di Marilyn Monroe e degli anni in cui lei ha illuminato a giorno ogni set hollywoodiano, ogni fotografia, ogni bordo di piscina (le foto segrete di Marilyn in costume da bagno o in accappatoio bianco sono praticamente inesauribili, spuntano da ogni archivio e si moltiplicano in prossimità degli anniversari), Marilyn è talmente americana, insomma, da essere, cinquant'anni dopo la sua morte, la metafora di tutto, l'ossessione più moderna, la bionda più fatale che sia mai esistita, e una questione politica. Perfino un modello culturale.

    L’America è talmente innamorata di Marilyn Monroe e degli anni in cui lei ha illuminato a giorno ogni set hollywoodiano, ogni fotografia, ogni bordo di piscina (le foto segrete di Marilyn in costume da bagno o in accappatoio bianco sono praticamente inesauribili, spuntano da ogni archivio e si moltiplicano in prossimità degli anniversari), Marilyn è talmente americana, insomma, da essere, cinquant’anni dopo la sua morte, la metafora di tutto, l’ossessione più moderna, la bionda più fatale che sia mai esistita, e una questione politica. Perfino un modello culturale. Secondo Maureen Dowd, editorialista del New York Times e grande odiatrice di Sarah Palin e Michele Bachmann, membro repubblicano del Congresso, Marilyn è l’esempio di donna (di bionda irresistibile) che aspira a un solido cervello, da cui i politici e le celebrità attuali dovrebbero prendere esempio.

    Una ragazza luminosa che voleva migliorarsi, adorava gli intellettuali, tanto da volerne sposare uno, sapeva di non sapere e se ne vergognava: il suo personale e ambizioso sogno americano (poiché lei lo incarnava, per cinquanta milioni di uomini) era bravura e intelligenza. Invece Sarah Palin, dotata di bellezza e potenza viscerale, riflette una linea più attuale del pensiero americano: una tendenza anti intellettuale, anti elitaria, l’orgoglio della propria ignoranza, la celebrazione del minimo comune denominatore, un sogno al ribasso (“Sarah Palin e Michele Bachmann hanno fatto del loro meglio per rendere chic l’ignoranza in politica, così come Paris Hilton e le sorelle Kardashian hanno fatto del loro meglio per rendere chic l’ignoranza in tivù”, ha scritto Dowd sul Times di Londra). Non importa che Marilyn sia finita malissimo, né che sia stata, per la maggior parte del tempo, infelice, o che abbia scoperto, con gran dolore, fra le cose scritte da Arthur Miller, il marito col quale provò a essere adorata anche dagli intellettuali, una pagina in cui lui confessava di sentirsi terribilmente in imbarazzo con lei accanto.

    Non importa nemmeno che Norman Mailer abbia scritto in “Marilyn: a biography” che Marilyn fu “un’appassionata dei libri che non leggeva”. Ai bei vecchi tempi, secondo Dowd, John Fitzgerald Kennedy fece diventare sexy il cervello, e Marilyn aderì con tutta l’anima a quel modello aspirazionale: soprattutto per il modo meraviglioso in cui si faceva fotografare, rannicchiata su un divano a piedi nudi con l’“Ulisse” di Joyce in mano, gli occhiali da vista, quell’aria bionda e concentrata, come se nessuno la stesse guardando, come se non ci fosse il mondo, davanti a quella fotografia. Non importa che Marilyn sia stata il riflesso di un’America che aspirava al meglio, intellettualmente ambiziosa, o che abbia semplicemente rappresentato la relazione amorosa di ogni uomo con l’America, “l’angelo del sesso”. E’ stata talmente tanto, con la semplice sua presenza (e come nessuna dopo di lei), che ognuno ha adesso il diritto di farne ciò che vuole. Perfino di contrapporla a Sarah Palin. E’ diventata, col tempo, una ferita. Per quelli che non l’hanno mai conosciuta Marilyn Monroe porta con sé, come scrisse Norman Mailer nel 1973, “lo stesso rammarico, poniamo, di non essersi trovato solo e innamorato a Parigi da giovane”. Un rimpianto americano.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.