Il futuro della Siria? Il Partito Baath al potere
Il 30 luglio il premier turco Recep Tayyip Erdogan e il presidente americano Barack Obama hanno avuto una lunga conversazione telefonica in cui si è discusso il futuro della Siria. I due leader non hanno dubbi che i giorni per Bashar el Assad siano contati e che presto bisognerà individuare gli uomini che dovranno traghettare Damasco verso la democrazia.
Il 30 luglio il premier turco Recep Tayyip Erdogan e il presidente americano Barack Obama hanno avuto una lunga conversazione telefonica in cui si è discusso il futuro della Siria. I due leader non hanno dubbi che i giorni per Bashar el Assad siano contati e che presto bisognerà individuare gli uomini che dovranno traghettare Damasco verso la democrazia. “Se il regime perderà in poche settimane il controllo delle principali città del paese, il rais non potrà fare nulla per rimanere al potere, e questo Obama ed Erdogan lo sanno”, ha rivelato al quotidiano Hurriyet una fonte del governo turco, aggiungendo che “la prospettiva che si apre per la Siria è l’opposto dello scenario iracheno”. Sostanzialmente, si tratta di rinunciare all’ipotesi di escludere dal futuro governo comprensivo di tutte le forze anti-regime gli esponenti del partito Baath che si erano tenuti in disparte durante i mesi della rivoluzione. Washington vuole evitare salti nel vuoto e (d’accordo con Ankara) pensa di sostituire Bashar el Assad con chi sa già come governare un paese.
E’ il modello che si è affermato in Libia e in Yemen, dove ai rais deposti si sono sostituiti uomini dell’apparato non troppo compromessi. Ma la Siria non è la Libia, ed è difficile pensare che i ribelli che oggi combattono ad Aleppo e alle porte di Damasco accetteranno tranquillamente che al posto dell’attuale presidente salga al potere qualche generale o notabile che per anni (se non per decenni) ha collaborato con Hafez prima e con Bashar poi. Non è poi chiaro chi, tra gli uomini più vicini al rais, abbia la personalità necessaria per gestire una situazione di guerra civile in cui etnie e fazioni contrapposte si contenderanno le posizioni chiave dell’amministrazione siriana.
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