Che cosa c'è dietro il video taroccato della Tepco su Fukushima
E’ passato quasi un anno e mezzo dalla catastrofe naturale che ha colpito il Giappone e la successiva emergenza nucleare a Fukushima, ma la Tokyo Electric Power (Tepco), la società che gestisce l’impianto colpito dal maremoto, continua a non azzeccarne una. Lunedì scorso sono stati diffusi dall’azienda – ormai quasi totalmente commissariata dal governo centrale – 150 ore di filmati girati all’interno della centrale nucleare di Fukushima Daiichi nei primi cinque giorni dopo lo tsunami (11-15 marzo 2011).
E’ passato quasi un anno e mezzo dalla catastrofe naturale che ha colpito il Giappone e la successiva emergenza nucleare a Fukushima, ma la Tokyo Electric Power (Tepco), la società che gestisce l’impianto colpito dal maremoto, continua a non azzeccarne una. Lunedì scorso sono stati diffusi dall’azienda – ormai quasi totalmente commissariata dal governo centrale – 150 ore di filmati girati all’interno della centrale nucleare di Fukushima Daiichi nei primi cinque giorni dopo lo tsunami (11-15 marzo 2011). Diffusi si fa per dire perché le registrazioni, quasi tutte all’interno della sala conferenze d’emergenza di Fukushima, sono state consegnate ad alcuni giornalisti giapponesi selezionati dalla stessa Tepco. Al pubblico è stata affidata una versione ridotta di un’ora e mezzo. Doveva essere un’operazione trasparenza e invece si è rivelata un boomerang. Delle 150 ore di pellicola, infatti, almeno due terzi sono senza audio, secondo quanto riferito dai media giapponesi. Le parti in cui si sentono le voci dei dipendenti della centrale, anche nella versione ridotta, spesso sono coperte da suoni o velocizzate tanto da risultare incomprensibili. Impossibile riconoscere i volti dei presenti durante le teleconferenze con il quartier generale di Tokyo, sfumati ufficialmente “per il rispetto della privacy dei dipendenti”, secondo la versione della Tepco. Ma gli unici a essere riconoscibili sono di fatto l’allora premier Naoto Kan e l’ex direttore della centrale Masao Yoshida. La Tepco ha negato di aver effettuato un certosino lavoro di editing sulle registrazioni, e ha giustificato la mancanza di audio con un difetto delle registrazioni. Il primo a sospettare della malafede dei dirigenti Tepco è lo stesso ex premier Naoto Kan, che compare nel video visibilmente sconvolto e arrabbiato, ma non è possibile ascoltare le sue parole: “Gli stavo dicendo che non dovevano abbandonare l’impianto”, ha detto l’ex premier, “La Tepco ha detto qualunque cosa sulla mia visita a Fukushima dopo l’11 marzo, e guarda caso l’audio è incomprensibile”. Oggi Kan è antinuclearista, e pensa che il Giappone possa essere indipendente dal nucleare dal 2020.
Secondo alcuni osservatori il video della Tepco è stato diffuso dopo le pressioni ricevute sia dal governo sia dai movimenti antinuclearisti, che ormai si ritrovano davanti al palazzo del governo di Tokyo ogni venerdì per protestare contro la politica nuclearista del premier Yoshihiko Noda. “Non succedeva dal 1960, dopo la revisione del trattato di mutua sicurezza tra Stati Uniti e Giappone, che ci fossero manifestazioni del genere a Tokyo – dice al Foglio Kosuke Takahashi, analista del Jane’s Defence Weekly – In parte è stata questo tipo di pressione esercitata dall’opinione pubblica a far rilasciare alla Tepco quel video”. Per Takahashi la Tepco rappresenta le società del vecchio e stagnante sistema economico giapponese, piene di eminenze grigie e zone d’ombra: “Adesso si comincia a riscoprire il valore della trasparenza”. Ieri in un editoriale il Japan Times scriveva che data la portata del disastro, quei filmati non possono più essere dichiarati “proprietà privata”: “La Tepco dovrebbe rimuovere le restrizioni sulle registrazioni, e se si rifiutasse, il governo dovrebbe costringerli a farlo”. Intanto iniziano le inchieste penali. Le procure di Fukushima e di Tokyo stanno iniziando ad accogliere le denunce di privati cittadini nei confronti della Tepco, della Commissione per la sicurezza nucleare del governo e dello stesso ex premier Kan per negligenza e omicidio – una denuncia nei confronti di 26 dirigenti Tepco arriva da un ospedale vicino Fukushima dove molti pazienti sono morti per mancata assistenza: gran parte degli operatori sanitari erano infatti fuggiti per paura delle radiazioni.
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