Che cosa farebbe Bill Clinton?
“I ribelli siriani hanno bisogno dell'America”, dicono i democratici
Nicholas Kristof, editorialista e inviato del New York Times, quindi del giornale più influente schierato dalla parte del presidente Obama, firma un editoriale duro contro Obama, accusato di essere assente sulla questione siriana. Kristof è ad Aspen, nel Colorado, per l’incontro annuale dell’Aspen Strategy Group, un gruppo bipartisan interessato ai grandi affari internazionali, ed è rimasto colpito dalla quantità di interlocutori che battono tutti sullo stesso concetto: è ora di muoversi più aggressivamente, anzi, l’America è già in ritardo.
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Nicholas Kristof, editorialista e inviato del New York Times, quindi del giornale più influente schierato dalla parte del presidente Obama, firma un editoriale duro contro Obama, accusato di essere assente sulla questione siriana. Kristof è ad Aspen, nel Colorado, per l’incontro annuale dell’Aspen Strategy Group, un gruppo bipartisan interessato ai grandi affari internazionali, ed è rimasto colpito dalla quantità di interlocutori che battono tutti sullo stesso concetto: è ora di muoversi più aggressivamente, anzi, l’America è già in ritardo.
L’uomo del New York Times cita William Perry, segretario alla Difesa con Bill Clinton, che gli dice che se lui fosse ancora al Pentagono raccomanderebbe subito un intervento militare a due condizioni: che anche la Turchia partecipi e che non siano mandate truppe di terra. Nello specifico, Perry imporrebbe una “no fly zone” e una “no drive zone”, quindi una riserva protetta in territorio siriano in cui i carri armati, i bombardieri e gli elicotteri del governo del presidente Bashar el Assad non possano entrare. E’ chiaro che si tratta di una misura molto forte, di un atto di guerra, perché la creazione di una zona simile implica lo scontro militare anche se non a terra. “Non è una strategia sviluppata completamente, ma faciliterebbe la fine di Assad e se funzionasse aiuterebbe a influenzare il governo che verrà dopo. Se ce ne stiamo seduti ora, poi non potremo dire nulla”.
Madeleine Albright, che è stata segretario di stato con Clinton – il paragone tra Clinton e Obama ora sta girando molto, complice anche il candidato repubblicano Romney – dice a Kristof di essere anche lei a favore dell’intervento: “Non possiamo permetterci di starcene in un cul de sac mentre la gente viene uccisa”. Albright sostiene che non c’è bisogno di un’autorizzazione delle Nazioni Unite, come non ce ne fu bisogno in Kosovo nel 1999, “ma non deve essere un intervento con truppe a terra”.
Ieri il governo siriano ha riguadagnato il controllo su Aleppo, dopo due settimane di bombardamento, dimostrando di avere ancora risorse per continuare a combattere la guerra civile. “President Obama, your answer?”, chiede Kristof.
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