Oltre il dossier Grecia
Non è più la Merkel ma Hollande la chiave di volta dell'eurocrisi
Più della Corte di Karlsruhe, più dell’intransigenza ideologica della Bundesbank, più di “Frau nein” Merkel, il principale ostacolo al grande piano di Mario Draghi per salvare la zona euro rischia di essere François Hollande. Appena tornato dal Fort de Brégançon, il presidente francese si è ritrovato nel mirino della stampa amica per le sue vacanze un po’ troppo “normali” di fronte al ritorno della recessione, alle banlieue di nuovo in fiamme, alla crisi dell’euro e alla Siria.
Bruxelles. Più della Corte di Karlsruhe, più dell’intransigenza ideologica della Bundesbank, più di “Frau nein” Merkel, il principale ostacolo al grande piano di Mario Draghi per salvare la zona euro rischia di essere François Hollande. Appena tornato dal Fort de Brégançon, il presidente francese si è ritrovato nel mirino della stampa amica per le sue vacanze un po’ troppo “normali” di fronte al ritorno della recessione, alle banlieue di nuovo in fiamme, alla crisi dell’euro e alla Siria. Secondo Libération, Hollande sembra Monsieur Hulot, il buffo personaggio del film di Jacques Tati, in vacanza in Bretagna con pipa, berretto e pantaloni troppo corti, incurante dei guai che provoca e lo circondano. Il Monde ha denunciato il “rischio immobilismo” di una presidenza che, dopo i primi 100 giorni, ha deluso il 54 per cento dei francesi. Per la “rentrée politique” tutti invocano “scelte politiche”, “riforme” e “leadership”. A cominciare dall’incontro di domani a Berlino con la cancelliera tedesca, Angela Merkel, ufficialmente dedicato al dossier Grecia.
Ma che c’entra Hollande con Draghi? In fondo il presidente francese è tra i sostenitori degli acquisti di bond dei paesi in difficoltà, che la Banca centrale europea dovrebbe rilanciare il 6 settembre per dare una mano a Italia e Spagna. In realtà, l’equazione per far uscire la zona euro dalla sua crisi è più complessa: le misure straordinarie della Bce sono solo la prima parte del piano Draghi. In settembre, ad attendere i leader europei non ci saranno solo il rapporto della Troika sulla Grecia e la decisione della Corte di Karlsruhe sul Fondo salva stati. I capi di stato e di governo dovranno affrontare anche la questione del “grande balzo” nell’integrazione fiscale, bancaria, economica e politica. Sia sugli acquisti di bond sia sull’unione politica della zona euro, la cancelliera Merkel ha preso le difese di Draghi. La Francia, invece, rimane contraria al grand bargain “cessione di sovranità in cambio di solidarietà”, necessario a salvare i paesi del sud Europa.
Sul nuovo programma di acquisti di bond, al di là dei bollettini minacciosi della Bundesbank, Draghi per ora può contare sul sostegno della Germania. Merkel ha difeso il presidente della Bce in un discorso a Ottawa la scorsa settimana, spiegando che il piano Draghi è “assolutamente in linea” con l’approccio dei leader europei. Il pensiero della Cancelliera è stato esplicitato anche da Jörg Asmussen, il membro tedesco del board della Bce, alla Frankfurter Rundschau: “Una moneta può essere stabile solo se la sua esistenza futura non è messa in dubbio”.
Certo, Francoforte agirà solo in tandem con i fondi salva-stati, in piena indipendenza e quando Italia e Spagna avranno accettato le condizioni europee. Ma Asmussen ha confermato che gli acquisti di bond potrebbero essere illimitati, nonostante le proteste della Bundesbank del suo connazionale Jens Weidmann. Ma, sempre ad Ottawa, Merkel ha anche ribadito ciò che vuole in cambio: “Una soluzione sostenibile di lungo periodo”, cioè “compiere quei passi che non sono stati fatti quando l’unione monetaria è stata creata, in particolare un’unione politica”.
Le difficoltà interne del presidente francese
L’unione politica – il trasferimento verso Bruxelles della sovranità di bilancio – è un grande tabù per la Francia, ma ancor più per Hollande, che nel 2005 era segretario del partito quando buona parte dei socialisti affossarono il referendum sul trattato costituzionale europeo. All’ultimo vertice europeo, il presidente francese ha chiarito di non essere pronto ad andare oltre una blanda unione bancaria per la zona euro. Oggi in Consiglio dei ministri, Hollande cercherà di trovare i 33 miliardi di austerità che servono nel 2013 per rispettare gli impegni europei. Ma la manovra di bilancio rischia di essere indigesta ai suoi compagni socialisti, così come la ratifica del Fiscal compact. Diversi deputati della maggioranza hanno già annunciato che non voteranno il nuovo trattato di bilancio europeo. Il rinvio della decisione della Corte di Karlsruhe sul Fondo salva stati e sul Fiscal compact ha permesso a Hollande di guadagnare tempo. Ma “l’opposizione della Francia a ulteriori cessioni di sovranità tornerà sotto i riflettori in autunno”, spiega al Foglio una fonte europea. Per continuare a sostenere Draghi “Merkel si aspetta un atteggiamento responsabile da parte di Hollande sia sul rientro del deficit sia sul futuro di lungo periodo della zona euro”. Il pericolo è che Hollande, sempre più in difficoltà in patria, scelga la strada facile della rottura con Bruxelles e Berlino.
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