Il fachiro Dukan

Annalena Benini

L’unico rivale che Pierre Dukan ammette di avere al mondo, in fatto di potere dimagrante, è l’amore. “Quando ami un uomo, immediatamente mangi di meno, è automatico”, ha spiegato, asciutto e sorridente, alla giornalista inglese che gli chiedeva cosa pensasse dell’obesità. Un problema mentale, un riflesso dell’infelicità, ha risposto, il modo sbagliato per compensare ciò che ci manca: ci si riempie di cose, oggetti, vestiti, creme, promesse, e in certi casi di carboidrati e grassi saturi, che Dukan considera il male assoluto.

    L’unico rivale che Pierre Dukan ammette di avere al mondo, in fatto di potere dimagrante, è l’amore. “Quando ami un uomo, immediatamente mangi di meno, è automatico”, ha spiegato, asciutto e sorridente, alla giornalista inglese che gli chiedeva cosa pensasse dell’obesità. Un problema mentale, un riflesso dell’infelicità, ha risposto, il modo sbagliato per compensare ciò che ci manca: ci si riempie di cose, oggetti, vestiti, creme, promesse, e in certi casi di carboidrati e grassi saturi, che Dukan considera il male assoluto, il nemico pubblico, nonché l’infinita storia del suo successo. Il messaggio è chiaro: strappare a morsi fette di bresaola per il resto della vita, con l’aggiunta di qualche melanzana grigliata nei giorni di festa, è l’unica strada possibile verso la felicità. Perché innamorarsi è certo più divertente che stare a dieta, ma innamorarsi, ricambiati, dopo ogni cena aziendale, pranzo di Ferragosto e weekend alla porchetta è praticamente impossibile, e la memoria metabolica, un computer forse fatto installare da Dukan con l’inganno dentro il corpo di ogni essere umano, un meccanismo infernale che ha già registrato ogni sgarro, ogni sciagurato ingrassamento pre adolescenziale, anche pre svezzamento, non perdona: se sei ingrassato una volta, hai il doppio delle probabilità (con la metà delle calorie ingerite, piu o meno) di ingrassare una seconda, e poi una terza, una quarta, e infine, secondo Dukan e il suo sorriso splendente, impazzire di dolore saturo, ai margini della società, senza più la possibilità dell’amore. E’ il terrorismo psicologico, quindi, la forza di questa visione proteica del mondo, il motivo per cui milioni di donne non viaggiano senza la propria bilancia elettronica tascabile e si pesano ogni mattina, a digiuno, dopo essersi tolte l’elastico di spugna per i capelli, che fa zavorra, con il cuore in gola, cercando di visualizzare e interiorizzare la leggerezza di una farfalla che si posa sopra un fiore. Un chilo in più, nella visione falsamente rassicurante di Dukan, è già un passo verso la perdizione: un chilo di cellule di grasso che si riproducono alla velocità della luce, disposte a questo punto a nutrirsi anche di un’oliva, decise a prendere il sopravvento sui fianchi, sotto il mento, ovunque fino al cervello; mentre mangiare un cavallo, purché soltanto le parti magre, può salvare la vita e restituire la dignità.

    Il problema mentale, nella filosofia Dukan, non è soltanto l’obesità, ma è l’esistenza di fonti di carboidrati (attenti ai pomodori, lontani dalle carote!), è l’idea stessa del nutrimento edonistico. Perché mai infastidire il metabolismo con stupide aspettative, con capricci infantili come la voglia di un piatto di spaghetti, quando si può, con profitto, masticare infinite quantità di petti di pollo? Esistono anche, firmati Dukan, petti di pollo travestiti da lasagne, per i più dipendenti dalle regole dell’attrazione. E una volta raggiunto il peso ideale, per stare tranquilli (e malinconici) ci si dovrebbe nutrire con l’ossessione del cibo di cui sarà necessario privarsi per sempre, e poco altro. Ma Pierre Dukan conta proprio sulla tensione morale verso la ribellione alle dittature. Sa che sgarreremo. Ed è certo che la memoria metabolica ci troverà, ovunque saremo, con la pizza in mano, e ci costringerà poco dopo a tornare da lui, in ginocchio, e giurargli di nuovo fedeltà mentale.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.