Bravo principe Arrigo

Camillo Langone

Non mi piaceva molto Arrigo Windsor, né lui né suo fratello: troppo fisicamente simili a quella gallina di mamma, con sospetto di somiglianze anche intellettuali, troppo spinti dai media a scavalcare il padre nella linea di successione al trono. Chiaramente ho sempre tenuto per Carlo, e non solo perché essendo l’ultimo Windsor dal nome tradotto mi ricorda il tempo felice della sovranità linguistica italiana (uno dei motivi del mio odio per Diana era l’abitudine di alcuni degenerati, gente a cui probabilmente piaceva Elton John, di chiamarla Daiana).

    Non mi piaceva molto Arrigo Windsor, né lui né suo fratello: troppo fisicamente simili a quella gallina di mamma, con sospetto di somiglianze anche intellettuali, troppo spinti dai media a scavalcare il padre nella linea di successione al trono. Chiaramente ho sempre tenuto per Carlo, e non solo perché essendo l’ultimo Windsor dal nome tradotto mi ricorda il tempo felice della sovranità linguistica italiana (uno dei motivi del mio odio per Diana era l’abitudine di alcuni degenerati, gente a cui probabilmente piaceva Elton John, di chiamarla Daiana). Il principe di Galles è uomo di suprema eleganza, acuta sensibilità, conoscenza architettonica e urbanistica pari a quella di cento professori universitari e mille sindaci italiani messi insieme, e penso a lui quando leggo, ogni volta al limite del pianto, il quarto Quartetto di Eliot: “Così mentre si fa buio,/ un pomeriggio d’inverno, in una cappella appartata,/ la storia è adesso, è l’Inghilterra”.

    Arrigo o Harry per i pettegoli o Henry per l’anagrafe adesso mi piace di più. Adesso che una zoccoletta lo ha fotografato nudo in situazione orgiastica a Las Vegas, spargendo l’immagine fra i guardoni di internet. Adesso che siti e giornali si consolano della loro insignificanza sfogandosi sul principino con battutine (mi sono tolto da Twitter quando l’ho percepito come repubblica della battutina, la frasetta faceta che è il modo comunicativo degli schiavi, dei camerieri, dei giullari e, in generale, per dirla con Nietzsche, di chi “sciorina tutta la sua persona e il fatto suo in una riduzione grossolana e semplicistica”). Adesso Arrigo mi fa venire in mente Byron, altro albionico in gita, quasi altrettanto altolocato e testosteronato, e vorrei avere il tempo di rileggere le di lui Lettere (magnifico Millennio Einaudi) ma soprattutto sogno la scoperta di una copia dei Diari scampata al rogo acceso dall’esecutore testamentario per salvare, a suo dire, la reputazione del testatore. Altro che notti di Las Vegas: quasi certamente lì dentro c’erano le notti byroniane di Ravenna, di Bologna, di Venezia, di Ferrara, roba forte. Infine Arrigo mi fa venire in mente Berlusconi, uomo che alla reputazione non ha sacrificato nemmeno una festa, somministrando alla plebe bavosa e invidiosa una grande lezione di libertà.
    Certo, sono preoccupato per le sorti dell’istituto monarchico (qui dal basso di una repubblica fondata sullo spread).

    Sopravviveranno i troni all’attacco degli smartphone? Alla tronfia ignoranza di chi non sa di quanta carne sia fatta la realtà dei regni? Re Salomone oltre alle consuete giudee “amò donne straniere, moabite, ammonite, idumee, di Sidone e hittite”, insomma passò le notti con settecento mogli e trecento concubine. Dal solo Gengis Khan, uso ad accoppiarsi con le donne invase, discende l’8 per cento della popolazione asiatica. Nelle vene di Arrigo scorre il sangue di Giorgio III che ebbe quindici figli (nove maschi e sei femmine) da Carlotta di Meclemburgo andata in sposa a diciassette anni, oltre a un numero imprecisato di illegittimi (tradizione monarchica che si perpetua nel caro Alberto di Monaco) scaturiti da relazione precedente. Vite straordinarie, inconcepibili nel nostro tempo di dispotismo della trasparenza. Secondo Chateaubriand “un principe che abbia in testa solo due o tre idee, comuni ma utili, sarebbe per una nazione un sovrano più conveniente che non un avventuriero straordinario, sempre pronto a dar corpo a nuovi progetti, a immaginare nuove leggi”. Forse Arrigo è addirittura monotematico ma va bene così: la figa non è certo un’idea nuova eppure è quello che ci vuole in quest’Europa svogliata.

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).