I love vagina

Annalena Benini

Più che un saggio, è una dichiarazione d’amore. L’ultimo libro (in uscita in America) di Naomi Wolf, famosa femminista, signora cinquantenne che già vent’anni fa criticava i limiti che il mito della bellezza pone alla libertà delle donne, si intitola: “Vagina: a new biography”, e lancia, un secolo e mezzo dopo ma da un punto di vista esclusivamente femminile, un messaggio simile a quello del quadro di Gustave Courbet, “L’origine du monde” (ma sia il New Yorker sia il Sunday Times hanno perfidamente notato che il mondo ideale di Naomi Wolf è già stato diffuso con grande successo dalla trilogia porno soft e paraletteraria “Cinquanta sfumature”).

    Più che un saggio, è una dichiarazione d’amore. L’ultimo libro (in uscita in America) di Naomi Wolf, famosa femminista, signora cinquantenne che già vent’anni fa criticava i limiti che il mito della bellezza pone alla libertà delle donne, si intitola: “Vagina: a new biography”, e lancia, un secolo e mezzo dopo ma da un punto di vista esclusivamente femminile, un messaggio simile a quello del quadro di Gustave Courbet, “L’origine du monde” (ma sia il New Yorker sia il Sunday Times hanno perfidamente notato che il mondo ideale di Naomi Wolf è già stato diffuso con grande successo dalla trilogia porno soft e paraletteraria “Cinquanta sfumature”). L’essenza di una donna va ricercata lì, dove in effetti tutto comincia: si tratta non di anima, non di elaborazione, non di consapevolezza alla Simone de Beauvoir, ma di una precisa parte del corpo, unita però al cervello da una connessione profondissima, intima, per cui una non può essere felice senza l’altro (e viceversa). Naomi Wolf critica le sue antenate femministe che hanno denigrato la protagonista assoluta di questo libro, ignorandola o descrivendola negli anni come roba per casalinghe, superata, un po’ retrò, nello sforzo cerebrale e filosofico di riglamourizzare il (anzi, la) clitoride, ovvero l’assoluta autonomia (tanto che la commedia “Hysteria”, che racconta l’invenzione del vibratore, è diventata una specie di manifesto della libertà femminile). Invece la natura sessuale della donna è fondamentale per liberare la sua creatività, e per renderla felice: Naomi Wolf cita Edith Wharton, Georgia O’Keeffe e George Eliot, donne che hanno raggiunto il sublime attraverso l’appagamento sessuale (ma allora Jane Austen, Emily Dickinson, le sorelle Brontë?, si chiede il Sunday Times).

    Lei racconta di sé, dell’operazione che le ha cambiato la vita e offerto una potente visione del mondo: Naomi Wolf aveva una nuova storia d’amore appassionata, ma non provava più quel piacere così intenso, la terra non tremava, i vulcani non eruttavano eccetera. Invece di rassegnarsi ai viaggi, ai gatti e ai caftani, Naomi Wolf ha preso appuntamento da un medico, che le ha riscontrato uno spostamento delle vertebre, con conseguente pressione sbagliata sui nervi, e l’ha operata. Da quel momento gli usignoli hanno ripreso a cantare: “Ho iniziato di nuovo, dopo l’amore, a provare quel senso di interconnessione elevato, che poeti e pittori romantici chiamano ‘il Sublime’, il senso di una dimensione spirituale che unisce tutte le cose”. In quel caso, grazie alla precisa diagnosi clinica, il fidanzato era stato assolto da ogni sospetto di inadeguatezza, ma in generale Naomi Wolf denuncia lacune maschili molto profonde: gli uomini non prestano sufficiente attenzione, rispetto, pazienza, adorazione verso quel luogo fondamentale, mai abbastanza glorificato, e le donne di conseguenza si infelicitano. Le nuove generazioni di maschi, sostiene Wolf, non sono più interessate al posto segreto, ma preferiscono un altro genere di rapporto, più estremo. E poiché, in questa visione tradizional vaginale, il sesso è la soluzione di tutti i problemi e anche l’origine di tutti i mali, se non fatto o fatto in modo insoddisfacente, la nuova frontiera del femminismo pro sex di Naomi Wolf è questa: le donne per esprimere tutto il loro potenziale hanno bisogno di fiori, corteggiamenti, complimenti, luci basse, carezze, regali, attenzioni non noiose, allegria, eccitazione e savoir faire (non credano gli uomini, scrive Wolf, che quello che appagava la ex fidanzata vada bene anche per la nuova compagna: ogni donna è diversa). Sono quindi destinate all’infelicità? La risposta va cercata sempre lì, nell’origine du monde.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.