Nel Foglio in edicola estratti dal saggio di Bernard Lewis
“L'islam prenderà l'Europa non con la spada, ma con la demografia”
Fra i più grandi esperti del mondo islamico, professore emerito all’Università di Princeton, nonostante i novant’anni passati e l’udito malmesso, Bernard Lewis se ne esce con un nuovo libro di quattrocento pagine. Un libro di memorie, “Notes on a century”, pubblicato negli Stati Uniti da Viking Press. Bernard Lewis, ebreo innamorato della storia araba, ha letteralmente creato gli studi di islamistica in occidente, in un periodo in cui gli occhi di tutti erano puntati su Mosca e le università erano pieni di lettori di russo. Quando Lewis iniziò a insegnare a Londra, alla fine degli anni Trenta, meno di cento persone in tutta la Gran Bretagna conoscevano l’arabo.
Fra i più grandi esperti del mondo islamico, professore emerito all’Università di Princeton, nonostante i novant’anni passati e l’udito malmesso, Bernard Lewis se ne esce con un nuovo libro di quattrocento pagine. Un libro di memorie, “Notes on a century”, pubblicato negli Stati Uniti da Viking Press. Bernard Lewis, ebreo innamorato della storia araba, ha letteralmente creato gli studi di islamistica in occidente, in un periodo in cui gli occhi di tutti erano puntati su Mosca e le università erano pieni di lettori di russo. Quando Lewis iniziò a insegnare a Londra, alla fine degli anni Trenta, meno di cento persone in tutta la Gran Bretagna conoscevano l’arabo. Lewis è stato il primo non turco a esplorare gli archivi ottomani. Alcuni dei suoi diciotto libri sono tradotti e letti in tutto il mondo. Per anni non c’era leader arabo che non gli chiedesse consiglio. Dopo l’11 settembre, il professore è stato richiesto ai livelli più alti della politica americana.
Il libro di memorie è come un congedo dello studioso le cui tesi hanno sempre avuto eco profonda nella storia. Fu Lewis a capire per primo, unico ad aver letto gli scritti dell’ayatollah Khomeini, come il nuovo regime islamico iraniano, accolto in genere come una benefica rivoluzione contro lo scià, fosse invece un fenomeno di una inimicizia assoluta. Fu sempre Lewis a capire già nel 1998 come lo sceicco saudita Osama bin Laden, che quell’anno lanciò la sua “jihad contro i crociati e gli ebrei”, rappresentasse un pericolo mondiale. Fu sempre Lewis a indicare alla Casa Bianca che gli iracheni perseguivano con coraggio da leone il desiderio di libertà represso da Saddam Hussein. Un Lewis che anche i più acerrimi nemici rispettano. In Egitto i Fratelli musulmani, che hanno tradotto in arabo i suoi libri, lo hanno definito “candido amico o nemico onesto”.
Dalle pagine del libro di memorie emerge l’uomo che scherza con lo scià Pahlavi, che prende un tè con il primo ministro israeliano Golda Meir, che pranza con re Hussein di Giordania e che dialoga con Giovanni Paolo II. Le memorie ci parlano di un ragazzo ebreo che ha la fortuna di nascere in Inghilterra e che per questo sopravvive all’Olocausto. Un giovane talmente grato alla madre patria britannica che farà da spia al Cairo per l’intelligence di Londra.
Magnifica la descrizione che Lewis fa di Kemal Atatürk, padre della Turchia moderna: “Un uomo di grande volontà e vitalità. Il suo governo è stato molto differente da quello degli altri dittatori in Europa e nel medio oriente. Era un autocrate, dominante e imperioso per temperamento, tuttavia mostrava rispetto per la decenza e per la legalità, per i valori umani e i principi politici, in aperto contrasto con il comportamento degli altri uomini di potere di maggiori ambizioni ma di minori qualità. La sua è stata una dittatura senza la paura di guardarsi alle spalle, o di sobbalzare nel terrore al suono del campanello della porta, o di sentirsi minacciati d’essere deportati in un campo di concentramento”.
Fu Dick Cheney, vicepresidente americano nell’ora fatale dell’11 settembre, a fare di Lewis la nemesi dei dipartimenti di studi islamici. A ridosso dell’invasione di Baghdad, Cheney a “Meet the press” nominò il professore: “Credo fermamente, assieme a uomini come Bernard Lewis, che una forte risposta americana al terrore e alle minacce agli Stati Uniti possa calmare le cose in quella parte di mondo”. Per riportare a una certa misura il mito dell’islamologo novello Rasputin della guerra irachena, Lewis pubblicò una serie di email che spedì a Stephen Hadley, allora consigliere per la Sicurezza nazionale del presidente George W. Bush. Come si evince dalle email, la preoccupazione principale di Lewis era e resta la bomba nucleare iraniana.
Da anni a dominare i pensieri di Lewis è lo spettro di una Europa islamizzata. Quattro anni fa, in un’intervista al Jerusalem Post, il professore disse che l’islam potrebbe diventare “la forza dominante” in Europa, perché “nel nome del politically correct gli europei hanno rinunciato a combattere la battaglia per il controllo della cultura e della religione”. Anche sul quotidiano tedesco Die Welt Lewis ha suonato l’allarme: “L’Europa sarà parte dell’occidente arabo, del Maghreb”. Adesso nell’ultimo suo libro Lewis articola meglio questo fosco scenario europeo. E lo fa partendo da lontano.
“Secondo la narrativa islamica, il Profeta Maometto spedì messaggi agli imperatori di Bisanzio, Iran ed Etiopia chiedendo loro di accettare la versione finale della vera fede. L’Iran venne conquistato e islamizzato. La cristianità, nonostante molte sconfitte e perdite, è sopravvissuta a Bisanzio e in Etiopia, così come in Europa. I seguaci del Profeta hanno allora conquistato paesi cristiani come Iraq, Siria, Palestina, Egitto, Nordafrica e hanno invaso l’Europa, conquistando Sicilia, Spagna e Portogallo. Dopo centinaia di anni, i cristiani hanno ripreso la Spagna, Portogallo e Sicilia ma non l’Africa del nord. Il secondo attacco islamico venne quando gli ottomani crearono un nuovo impero in medio oriente. Conquistarono l’antica città di Costantinopoli e invasero l’Europa. Anche questa fase è finita con una sconfitta. Il collasso dell’impero ottomano durante la Prima guerra mondiale è seguito dall’espansione degli imperi europei, Inghilterra, Francia, Russia e Olanda e Italia, nelle terre dell’islam. Un dominio finito dopo la Seconda guerra mondiale.
Quello che sta accadendo ora è il terzo tentativo dei musulmani di realizzare la missione divina di portare la verità di Dio a tutta l’umanità. Questa volta non sarà tramite l’invasione e la conquista, ma l’immigrazione e la demografia”. Chiede il vecchio storico: “Sarà una Europa islamizzata o un islam europeizzato?”. La prognosi è fallaciana, ma scandita da un intellettuale innamorato dell’islam: “Se continua così, alla fine del XXI secolo l’Europa avrà una maggioranza islamica”. A domanda su cosa dovrebbero fare gli europei, Lewis risponde, sarcastico: “Sposatevi da giovani e fate figli”.
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