Perché il quotidiano è ancora la preghiera del mattino dell'uomo moderno

Maurizio Stefanini

Non ci sono mai stati tanti lettori di giornali come ora in tutta l’intera storia dell’umanità. L’affermazione proviene dall’ultimo rapporto sulle tendenze mondiali della stampa della World Association of Newspapers and News Publishers (diciottomila pubblicazioni, quindicimila siti on line e tremila società in oltre 120 paesi) e sembra fare a pugni con quanto si sente ripetere in continuazione a proposito della crisi irreversibile della stampa su carta. D’altronde, lo studio conferma le tendenze già intercettate da precedenti studi della stessa fonte.

Leggi Addio alla carta? di Piero Vietti

    Non ci sono mai stati tanti lettori di giornali come ora in tutta l’intera storia dell’umanità. L’affermazione proviene dall’ultimo rapporto sulle tendenze mondiali della stampa della World Association of Newspapers and News Publishers (diciottomila pubblicazioni, quindicimila siti on line e tremila società in oltre 120 paesi) e sembra fare a pugni con quanto si sente ripetere in continuazione a proposito della crisi irreversibile della stampa su carta.

    D’altronde, lo studio conferma le tendenze già intercettate da precedenti studi della stessa fonte. Con 2 miliardi e mezzo di lettori di giornali su carta stampata più altri 600 milioni di lettori dei giornali on line, si deduce che oltre la metà della popolazione adulta mondiale legge almeno un giornale. Un dato che suggerisce due considerazioni: quando attorno al 1820 Georg Wilhelm Friedrich Hegel disse che “il giornale è la preghiera del mattino dell'uomo moderno”, in realtà il mondo aveva appena raggiunto il miliardo di abitanti. Il primo paese a raggiungere il milione di lettori di giornale al giorno furono gli Stati Uniti attorno al 1890, in un anno in cui il censimento nazionale rivelò 62.947.714 residenti. Insomma, nel paese più mediatizzato del mondo, in quella che oggi è vista come l’ultima epoca d’oro dei giornali prima dell’arrivo di cinema, radio e tv, gli acquirenti di giornali erano forse un adulto su trenta.

    Poiché a febbraio gli utenti di Internet al mondo erano stati stimati in 2,1 miliardi, ne risulta che sul pianeta ci sono ancora più lettori di giornali di carta che internauti anche se probabilmente il sorpasso avverrà nel corso della decade. Comunque dal 2007 il numero dei lettori di giornali al mondo è aumentato del 4,2 per cento, e anche la circolazione di giornali stampati a pagamento è aumentata tra 2010 e 2011 dell’1,1 per cento. La crisi dei giornali di cui tanto si parla però non è una mera illusione. Proprio i dati della Wan-Ifra ci spiegano che l’aumento complessivo viene da un forte saldo positivo in Asia (+ 3,5 per cento) e in Medio Oriente (+ 4,8 addirittura, evidente effetto della Primavera Araba), che compensa le cadute di Europa (-3,4 per cento), America del Nord (-4,3) e America Latina (-3,3). Il dato mediorientale è eccezionalmente buono per effetto della Primavera Araba: più libertà nella stampa, più notizie e più gente che le vuole leggere. Per il resto, la redistribuzione dei lettori tra paesi di cultura occidentale e Asia sembra corrispondere alla più generale redistribuzione di ricchezza e di ceto medio che sta avendo luogo nel mondo, con un principio di vasi comunicanti che assesta i dati su un livello mediamente più alto e omogeneo, ma inferiore a certe punte locali del passato. 

    C’è poi un altro dato importante, che riguarda il movimento del denaro attorno alla stampa su carta: 158,765 miliardi di euro all’anno, di cui 60,333 in pubblicità. Dal 2007, addirittura il 40,6 per cento in meno. Significa che quest’ultima sta crollando. E' uno degli effetti più evidenti della crisi, ma anche la spia di una migrazione dalla carta al web da parte dei lettori dei paesi più ricchi, mentre la diffusione dei giornali di tipo tradizionale aumenta là dove gli inserzionisti possono pagare di meno. “Il problema non è l’audience: quella già l’abbiamo”, ha spiegato il presidente dellla Wan-Ifra Larry Kilman. “La sfida è trovare modelli di negozio redditizi nell’era digitale”.