Al voto olandese un fisico nucleare sogna di salvare l'Europa

Matteo Matzuzzi

Diederik Samsom, leader del Partito laburista, è l’astro nascente della politica olandese, l’uomo che potrebbe salvare l’Europa insieme al primo ministro uscente, Mark Rutte. Mercoledì prossimo i Paesi Bassi andranno alle urne per eleggere il nuovo Parlamento dopo la caduta del governo liberale avvenuta lo scorso aprile in seguito al fallimento di un estenuante negoziato con l’estrema destra di Geert Wilders sulle misure di austerità necessarie a ridurre il deficit pubblico.

    Roma. Diederik Samsom, leader del Partito laburista, è l’astro nascente della politica olandese, l’uomo che potrebbe salvare l’Europa insieme al primo ministro uscente, Mark Rutte. Mercoledì prossimo i Paesi Bassi andranno alle urne per eleggere il nuovo Parlamento dopo la caduta del governo liberale avvenuta lo scorso aprile in seguito al fallimento di un estenuante negoziato con l’estrema destra di Geert Wilders sulle misure di austerità necessarie a ridurre il deficit pubblico. Samsom, quarantaduenne fisico nucleare, già attivista di Greenpeace e pluricampione di quiz televisivi – i media locali gli hanno già affibbiato l’appellativo di “Re dei Quiz” – rappresenta la linea più moderata e pragmatica nel panorama politico olandese. Filo-europeista, sostenitore convinto dell’integrazione europea, i voti del suo partito sono stati decisivi nel consentire a Rutte di dare il via libera ai bailout dell’Eurozona. E proprio con il liberale Rutte potrebbe dar vita al prossimo governo, se i due riusciranno a ottenere i seggi necessari. I numeri, per ora, fanno temere che ci vorranno molte settimane – forse mesi – per avere un esecutivo, dal momento che laburisti e liberali insieme dovrebbero conquistare nella migliore delle ipotesi 64 scranni su 150. Tutto però è ancora aperto, come spiega al Wall Street Journal André Krouwel, politologo alla Libera Università di Amsterdam, anche perché un terzo degli elettori non ha ancora deciso chi votare.

    La più grande incognita per la nascita di una grande coalizione tra laburisti e liberali è rappresentata dal Partito socialista di Emile Roemer, ex insegnante il cui populismo lo ha fatto paragonare da giornali e tv locali al greco Alexis Tsipras, leader della coalizione di estrema sinistra greca Syriza. Roemer vuole tutelare a ogni costo la sovranità nazionale contro le ingerenze dell’Unione europea, non intende spendere un euro in più di quanto già versato per salvare i paesi sull’orlo del fallimento e assicura che non pagherà mai multe imposte da Bruxelles: “Dovranno passare sul mio cadavere”, ha detto. I sondaggi, fino a qualche settimana fa, erano tutti dalla sua parte – a inizio agosto ai socialisti venivano assicurati quasi 40 seggi, 10 più dei liberali. Poi, qualcosa è cambiato. Samsom ha iniziato a fare campagna elettorale, a girare città e centri di campagna assieme ai membri della sua famiglia, tra cui la figlia disabile. Ha stravinto i dibattiti televisivi, dove ha attaccato frontalmente Rutte, considerato fino a quel momento il campione dei confronti politici nei talk-show olandesi. E le quotazioni del suo partito hanno iniziato a crescere, senza mai fermarsi: l’ultima rilevazione, diffusa mercoledì, dà i laburisti al secondo posto dietro ai liberali, con i socialisti ormai staccati in terza posizione. Una “cosa impressionante, assolutamente imprevedibile solo tre settimane fa”, assicura al Financial Times il più ascoltato esperto di sondaggi olandese, Peter Kanne.

    Il segreto del successo, secondo gli analisti, è tutto nel modo in cui Samsom si è presentato agli elettori: “Ha usato un approccio americano, ha mostrato il lato privato della sua vita. E questo nel nostro paese non era mai accaduto”, aggiunge Krouwel. Paradossalmente, in un paese dove da tempo la tendenza indicava un rafforzamento delle ali estreme e un progressivo indebolimento delle formazioni moderate e centriste – in particolare i cristianodemocratici –, i laburisti sembrano in grado di invertire la rotta, di chiudere definitivamente l’epoca aperta da Pim Fortuyn e proseguita poi con Geert Wilders. La possibilità di replicare la grande coalizione formata da Labour e liberali che governò l’Olanda dal 1994 al 2002 sotto la guida di Wim Kok è concreta. Otto anni in cui la crescita economica del paese toccò livelli record mai più raggiunti.

    • Matteo Matzuzzi
    • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.