Il realpolitico Mentana spiega “la perdita della verginità” di Grillo
“Nel Movimento cinque stelle sanno che la loro critica intransigente ai partiti implica l’essere una casa di vetro. Ora hanno l’occasione per mostrarlo”. Questo scriveva il direttore del Tg La7 Enrico Mentana su Twitter, due giorni fa, in pieno deflagrare del caso “democrazia e Beppe Grillo”, e questo è l’unico aspetto che davvero lo appassioni di tutta la faccenda, dice, al di là del ruolo di Gianroberto Casaleggio, il “guru” di Grillo accusato di dispotismo dal grillino dissidente Giovanni Favia in un fuorionda a “Piazzapulita”.
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Roma. “Nel Movimento cinque stelle sanno che la loro critica intransigente ai partiti implica l’essere una casa di vetro. Ora hanno l’occasione per mostrarlo”. Questo scriveva il direttore del Tg La7 Enrico Mentana su Twitter, due giorni fa, in pieno deflagrare del caso “democrazia e Beppe Grillo”, e questo è l’unico aspetto che davvero lo appassioni di tutta la faccenda, dice, al di là del ruolo di Gianroberto Casaleggio, il “guru” di Grillo accusato di dispotismo dal grillino dissidente Giovanni Favia in un fuorionda a “Piazzapulita” (lo stesso Favia era a La7, ieri sera, a “Otto e mezzo”, mentre questo giornale andava in stampa, ndr). “Come fustigatore dei partiti messi di fronte a questa sorta di perdita della verginità”, dice Mentana, “il movimento di Grillo dovrà essere cristallino al quadrato. Dopodiché è chiaro che, come per i vecchi partiti che avevano i loro ‘segretari organizzativi’, i Pietro Secchia e i Rodolfo Morandi, anche i Cinque Stelle hanno bisogno di una forte presa organizzativa centrale, per ragioni di vigilanza, per non farsi scalare, per non farsi infiltrare, per non inserire dei fessi, per non farsi copiare come capitò al Bossi delle origini. Mi pare la scoperta dell’acqua calda il fatto che ci siano delle figure centrali. E non c’entra che il movimento di Grillo sia nato dal basso: anche se organizzi il concerto dell’Arma dei carabinieri o lo spettacolo off-off hai bisogno del controllo all’ingresso”.
Prevedere se il bubbone scoppiato nel M5s in seguito allo scontro Favia-Grillo-Casaleggio possa nuocere a Grillo o, al contrario, possa rafforzarlo all’interno, è cosa impossibile a dirsi, dice Mentana: “Non sappiamo come verrà metabolizzata la vicenda. Gli elettorati dei partiti tradizionali, a destra come a sinistra, hanno metabolizzato ben altro. Questo caso fa scalpore perché è il primo che riguarda Grillo, ma se lo si paragona ad altri casi che hanno investito i partiti viene da dire: di che cosa stiamo parlando? Potrebbe essere la guerra totale o il nulla che si riassorbe in una settimana, ma è come se non fossimo culturalmente attrezzati a capire fino in fondo un fenomeno post novecentesco come il M5s, e infatti un anno fa nessuno degli addetti ai lavori scommetteva che sarebbe andato oltre il 10 per cento. Il nostro modo di concepire la politica sulla base della categoria destra-sinistra non serve più. Abbiamo soltanto un’infarinatura di fenomeni di questo tipo – i Radicali o la Lega degli esordi – movimenti con forte presa popolare che pescavano a destra e a sinistra”. Le polemiche sul rapporto tra Grillo e Casaleggio e sul ruolo del “guru” fanno parte, per Mentana, di un “percorso di crescita che il M5s dovrà per forza affrontare. Dovranno decidere chi mettere in lista, chi sarà il candidato premier, e non sarà possibile farlo senza un lavoro, non sempre edificante, di controllo e messa a registro. Che poi le figure centrali esercitino il loro ruolo in modo efficace o non efficace, gentile o dittatoriale è un altro discorso. Ma da fuori, al momento, non penso ci sia un Grande Fratello Casaleggio che vuole piegare il movimento a una sua logica apocalittica”.
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