Camera café

Annalena Benini

Ognuno di noi potrà facilmente riconoscere persone e comportamenti in questo gravemente incompleto elenco di tipologie di colleghi di lavoro, e forse, se non ancora accecato dall’autostima e dal vittimismo, potrà trovare somiglianze con se stesso. Il peggior tipo di collega, secondo il Wall Street Journal, il più pericoloso per l’armonia e la produttività, è il Lamentoso: il caffè è avvelenato, la sedia è scomoda, il carico di lavoro immane, la considerazione del capo nulla, il vicino di scrivania lo boicotta, lo stipendio è inadeguato.

    Ognuno di noi potrà facilmente riconoscere persone e comportamenti in questo gravemente incompleto elenco di tipologie di colleghi di lavoro, e forse, se non ancora accecato dall’autostima e dal vittimismo, potrà trovare somiglianze con se stesso. Il peggior tipo di collega, secondo il Wall Street Journal, il più pericoloso per l’armonia e la produttività, è il Lamentoso: il caffè è avvelenato, la sedia è scomoda, il carico di lavoro immane, la considerazione del capo nulla, il vicino di scrivania lo boicotta, lo stipendio è inadeguato, il mal di testa non passa nemmeno con l’elettrochoc, le dimissioni sono l’unica soluzione possibile (a giorni alterni, perché il Lamentoso ha anche, durante la settimana, brevi momenti di sollievo). Si incrocia per disgrazia la traiettoria dello sguardo di questo collega, e non importa che ci si trovi sotto una pila di documenti, in ritardo con le consegne, con l’apposita espressione “non disturbare” sul volto, con una gamba rotta e il marito fuggito con la baby sitter: il Lamentoso egotico, dopo un fasullo “come va?”, sparerà una raffica di mitra di piagnistei, pretendendo attenzione. Anche solo ascoltare e annuire può essere dannoso, perché si rischia di diventare l’oggetto delle prossime lagne del Lamentoso.

    Molti usano le cuffie come deterrente, fingono di essere al telefono o si fanno inviare in zone di guerra, inventano allergie agli acari per cambiare scrivania, ma il Lamentoso non si ferma davanti a niente se deve comunicare che ha subìto una nuova ingiustizia o l’aria condizionata è impostata per ucciderlo. Può essere una colleganza devastante (a volte il Lamentoso è anche complottista, in ogni occhiata altrui vede un piano per farlo fuori), ma in certi giorni è più difficile da sopportare il collega Sempre-contento. Non ha mai avuto una brutta giornata in tutta la vita. E’ intollerabilmente felice, entusiasta, manda comunicazioni di lavoro con facce che ridono, il lunedì mattina addosso a lui sembra un prato fiorito, anche il riscaldamento rotto a gennaio è un momento ilare, e il fatto che l’unico caffè esistente in ufficio sia quello al gusto nocciola bruciata lo mette di buonumore. Ride forte a tutte le battute, comprese le sue. Il consiglio degli esperti è: usate questo cuor contento come argine per il Lamentoso, che comunque non riuscirà ad abbatterlo, e godetevi la cupezza ritrovata.

    C’è poi il Decoratore di cubicoli, di stanzette, di scrivanie: si riconosce dai calendari, dalle foto di gatti, i collage dei nipotini, le tazze colorate, le piantine, le vignette, le lampade e le sedie speciali portate da casa per rendere l’ambiente più accogliente. E’ a pari merito con l’Agente segreto, il cui scopo è scomparire dalla vista degli altri e telefonare indisturbato: innalza faticosamente, giorno dopo giorno, torri di libri, computer, contenitori, migliaia di fogli, spera in un nuovo Muro di Berlino che impedisca al resto dei colleghi di rivolgergli la parola. Spesso perché è traumatizzato, anche dopo anni, dalla vicinanza del Lamentoso, o ha subìto un danno dall’Abietto: l’Abietto spia velocissimo il vostro monitor per capire se state lavorando o facendo la spesa on line. Sentite i suoi occhi sulle vostre spalle, vi girate di scatto e zac, è già davanti alla macchina del caffè che fischietta. In presenza di Abietti bisogna: cancellare sempre la cronologia del browser, di Skype e delle chat, non gettare nulla di compromettente nel cestino della cartaccia, cambiare ogni mese la password della posta, chiudere a chiave i cassetti. Comunque non basterà. Prima o poi farete un passo falso, e non dite che il Lamentoso non vi aveva avvertito.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.