Dov'è l'intelligence?
L’Amministrazione Obama e i servizi segreti si sono fatti cogliere di sorpresa dalla violenza nel mondo islamico, com’era successo l’anno scorso con le rivolte arabe. L’intelligence non ha dato l’allarme prima dell’assedio all’ambasciata americana al Cairo e dell’attacco al consolato di Bengasi dove l’ambasciatore Christopher Stevens è morto assieme a un diplomatico e due uomini della sicurezza. Eppure, secondo la ricostruzione di Reuters, il momento in cui la valanga era ancora una palla di neve leggera è identificabile con esattezza.
L’Amministrazione Obama e i servizi segreti si sono fatti cogliere di sorpresa dalla violenza nel mondo islamico, com’era successo l’anno scorso con le rivolte arabe. L’intelligence non ha dato l’allarme prima dell’assedio all’ambasciata americana al Cairo e dell’attacco al consolato di Bengasi dove l’ambasciatore Christopher Stevens è morto assieme a un diplomatico e due uomini della sicurezza. Eppure, secondo la ricostruzione di Reuters, il momento in cui la valanga era ancora una palla di neve leggera è identificabile con esattezza: la rete egiziana al Nas ha trasmesso uno spezzone del film caricaturale sul profeta Maometto nel pomeriggio di sabato scorso. Al Nas è legata ai salafiti ed è avversaria dei Fratelli musulmani. Da lì la questione, che era rimasta congelata per mesi, è esplosa. Quattro giorni dopo è arrivata la prima protesta al Cairo, fatta coincidere con l’anniversario dell’11 settembre.
Un ufficiale americano e anonimo si difende con Reuters: “Non possiamo lanciare un allarme per tutto, altrimenti diventa un inutile al lupo al lupo”. Il quotidiano britannico Independent ha una versione più grave: il dipartimento di stato avrebbe avuto informazioni credibili con 48 ore di anticipo sul rischio che le sedi americane potessero essere attaccate, ma i diplomatici sul campo non sono stati avvertiti e non è stato dato l’ordine di “lockdown”, che vieta qualsiasi spostamento e avrebbe salvato la vita a Stevens. L’ambasciatore in Libia era appena tornato da un viaggio in Germania, Austria e Svezia e il suo staff ha deciso che il viaggio a Bengasi poteva essere compiuto in tranquillità. Al consolato era stato fatto un “tagliando” in vista di possibili violenze legate all’anniversario dell’11 settembre: quella sera, tuttavia, il perimetro difensivo è stato violato in 15 minuti. Le 30 guardie libiche sono scappate, anzi, hanno indicato agli aggressori la posizione del rifugio segreto dove avevano cercato scampo almeno 25 americani, che poi è stato bombardato da un mortaio con precisione studiata. Da Tripoli sono arrivati solo otto soldati in elicottero: il fatto che ora arrivino 200 marine è segno che l’intelligence americana in Libia aveva completamente sbagliato i suoi calcoli.
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