Vent'anni di Ue e Champions, ma il calcio sta molto meglio della politica

Beppe Di Corrado

L’inno dell’unica Europa unita dura pochi secondi e fa così: “Die meister, die besten, les grandes équipes…”. Vent’anni di Champions League, oggi. Si comincia: martedì e mercoledì, come sempre. E’ così dal 1992, da quando l’Uefa sostituì la coppa dei Campioni con questo torneo delle squadre migliori d’Europa. In due decenni, la Champions ha sconfitto anche i suoi peggiori detrattori: è meglio della sua antenata, è più difficile, più lunga, più complicata. E’ il futuro che surclassa il passato: succede spesso nel calcio anche se in troppi non vogliono ammetterlo, vittime della nostalgia passatista.

    L’inno dell’unica Europa unita dura pochi secondi e fa così: “Die meister, die besten, les grandes équipes…”. Vent’anni di Champions League, oggi. Si comincia: martedì e mercoledì, come sempre. E’ così dal 1992, da quando l’Uefa sostituì la coppa dei Campioni con questo torneo delle squadre migliori d’Europa. In due decenni, la Champions ha sconfitto anche i suoi peggiori detrattori: è meglio della sua antenata, è più difficile, più lunga, più complicata. E’ il futuro che surclassa il passato: succede spesso nel calcio anche se in troppi non vogliono ammetterlo, vittime della nostalgia passatista. La Champions ha costruito attorno a sé la mitologia necessaria a smontare i luoghi comuni sul calcio moderno: è un torneo magico, dove si gioca sempre per vincere, dove gli stadi sono strapieni, dove non s’è perso un solo grammo del fascino del pallone notturno di metà settimana. Tornare indietro sarebbe follia anche per i più convinti sostenitori del pallone in bianco e nero: che fai, torni alla vecchia coppa Campioni? Così se un anno il campionato lo dovesse vincere il Chievo, ci ritroveremmo con solo il Chievo in Coppa. Ma dai, per piacere. Non esiste, non si può. La Champions è riuscita dove il resto del calcio e dello spettacolo pallonaro hanno perso: nella credibilità di un torneo che vale sportivamente ed economicamente, che è show, ma pure calcio vero. Perché oggi, in Europa, tutte le squadre vorrebbero giocare la Champions per ragioni economiche e per ragioni sportive. L’idea dell’Uefa era creare un campionato europeo per club. Vent’anni dopo il risultato è ottenuto: c’è sempre il massimo del massimo ed è sempre tutto molto simile a un campionato.

    Nel 1992 la Comunità economica europea diventava Unione europea e contemporaneamente nasceva la Champions. Chi ha vinto la politica o il pallone? I due decenni hanno devastato l’idea stessa di governo unito d’Europa mentre non hanno neanche intaccato l’idea di un calcio unito d’Europa. I soldi hanno aiutato, perché lo fanno sempre. La Champions è un affare per tutti: un giro d’affari che sfiora il miliardo di euro all’anno da vent’anni. Basta? Al tabellone principale partecipano 32 club, ognuno dei quali incassa 8,5 milioni per la sola qualificazione. Ogni partita vinta vale un milione, ogni pareggio cinquecentomila euro. Chi supera il primo turno prende 3,5 milioni, chi arriva ai quarti altri 3,9, arrivare in semifinale vale 4,9 milioni, prendersi la finale 6,5, vincere la Coppa 10,5. Per capirci: il Chelsea, campione l’anno scorso, ha incassato più o meno 60 milioni. A questi il pacchetto Champions aggiunge tutto il comparto della distribuzione dei diritti legati al marketing: la quota dei diritti tv e quella delle sponsorizzazioni dell’evento. Sono circa 400 milioni di euro che vengono divisi per i 32 club che partecipano. All’Uefa rimane un’altra parte, perché in questa storia non c’è nessuno che non ci guadagni. Tutti felici, compreso il pubblico che da vent’anni si vede il meglio del pallone possibile. Perché nessuno al mondo può smentire che la Champions sia il vero mondiale per club. In vent’anni sono passati tutti: Cantona, Ronaldo, Kaká, Ibrahimovic, Cristiano Ronaldo, Messi. Basta? La differenza con l’antenata è la concentrazione di fenomeni nel tempo e nello spazio: qui hai in contemporanea più partite e, da un certo momento in poi, in ogni partita hai uno, due, tre, quattro fenomeni. Non si ricorda una annata che non abbia meritato calcisticamente di essere ricordata. Basta guardare l’elenco delle vincitrici. Con rispetto, ma la coppa dei Campioni l’hanno vinta anche l’Aston Villa, la Steaua Bucarest e il Psv Eindhoven. Fino al 1992 poteva capitarti una finale  come Olympique Marsiglia-Stella Rossa, la più brutta della storia. Dettagli e minutaglie, forse. Eppure la Champions da quando si chiama così ha deluso giusto nel 2004, con la finale Porto-Monaco. Per il resto è stata una meraviglia: soldi, spettacolo e pallone. Il calcio d’Europa in tre parole e in due giorni a settimana.