Inverno anticipato a destra

La bomba degli ex An esplode nel Lazio e mette in pericolo i resti del Pdl

Salvatore Merlo

“Franceschiello a Gaeta era più lucido di questi”, dice Andrea Augello, senatore, ex sottosegretario del governo Berlusconi, grande azionista del Pdl romano. L’inverno anticipato degli ex di Alleanza nazionale si consuma tra la regione Lazio, dove tutti gli equilibri di potere sono saltati, e Palazzo Grazioli dove ieri sera, suo malgrado, un Silvio Berlusconi che avrebbe voluto discutere solo della riforma elettorale si è invece rassegnato ad ascoltare i padroncini di un Pdl squinternato.

    Roma. “Franceschiello a Gaeta era più lucido di questi”, dice Andrea Augello, senatore, ex sottosegretario del governo Berlusconi, grande azionista del Pdl romano. L’inverno anticipato degli ex di Alleanza nazionale si consuma tra la regione Lazio, dove tutti gli equilibri di potere sono saltati, e Palazzo Grazioli dove ieri sera, suo malgrado, un Silvio Berlusconi che avrebbe voluto discutere solo della riforma elettorale si è invece rassegnato ad ascoltare i padroncini di un Pdl squinternato. E bisogna proprio immaginarselo il Cavaliere che fa da arbitro per un posto da capogruppo in Consiglio regionale, riceve fondamentali delucidazioni sul peso della Ciociaria, fin nei dettagli che sempre lo hanno tanto annoiato, e poi, infine, paziente e prodigo, cerca pure di mettere pace tra i colonnelli un tempo finiani e gli uomini di Forza Italia. Ignazio La Russa è tornato a maneggiare la parola “scissione”, forse un deterrente più che una reale minaccia, ma ha pure ammesso di sognare la nuova An, la Ri-destra, con Francesco Storace, malgrado a ben vedere ciò che rimane della fu Alleanza nazionale abbia ormai assunto le tragiche fattezze di Franco Fiorito; quello dello scialo a spese del contribuente.

    Renata Polverini, il governatore del Lazio, si muove con piglio azzardoso nella battaglia d’apparato appena iniziata sulle spoglie della vittoria regionale del 2010. Anche lei, come gli altri, rincorre una mezza riscossa personale nella débâcle collettiva. E dunque ieri ha minacciato le dimissioni, ha agitato il fantasma delle elezioni anticipate che nessuno vuole: chiede la sostituzione del presidente del Consiglio regionale, colpevole secondo lei di omesso controllo sulle spese dei gruppi consiliari, e ha fatto sapere ai vertici del Pdl nazionale di voler sostituire anche l’intero governo della regione. “Ma li scelgo tutti io, o me ne vado e si vota”.

    Così mentre l’ex capogruppo del Pdl alla regione, Fiorito, indagato dalla procura, continua ad accusare altri esponenti del suo stesso partito; e mentre i quotidiani non mostrano alcuna pietà per la vita scialacquosa del centrodestra laziale, nel Pdl si consuma la lotta per il controllo di quel che resta, le rovine. L’area che fa riferimento al capogruppo della Camera Fabrizio Cicchitto contro gli uomini del ras laziale Fabio Rampelli e il sindaco di Roma Gianni Alemanno, con in mezzo Antonio Tajani, commissario europeo, a difendere un fortino assediato anche dal governatore Polverini che adesso, tra gli interstizi aperti delle debolezze altrui, cerca la sua maggiore età politica e tenta la presa del potere, il commissariamento dell’assemblea, del parlamentino. La regione sono io (anche se dall’altalena delle proprie minaccie si rischia pur sempre di cadere).

    “E’ come se Mussolini, sul blindato che lo portava in Svizzera sconfitto, si fosse accapigliato coi tedeschi su chi dovesse fare il ministro a Salò”, dice uno che nella destra missina c’è nato e cresciuto. L’ironia si mescola all’impressione tragica che a Roma, tra le cene di Eliogabalo e le case acquistate in contanti, si sia chiusa in malo modo la parabola di una destra che nella democrazia cercava il riscatto e nell’esercizio efficiente del potere chiedeva un risarcimento alla storia. Ma i protagonisti del dramma non sembrano essersene accorti. Augello, che sa tutto perché nel Palazzo ci naviga, si esercita nell’arte divinatoria e con cognizione di causa dice che “andrà avanti così, nella più assoluta e allegra inconsapevolezza, fino a che non prenderemo una di quelle sberle elettorali che non si dimenticano più”. Così ieri lo spettro di una scissione aennina, mentre prendeva forma nei corridoi e giungeva alle orecchie del Cavaliere tra appelli alla calma e una sapiente gestione ritorsiva, perdeva anche tutto il suo carico minaccioso. Fino a scomparire, affogata per sempre nel faccione levigato di Franco Fiorito.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.