Huffington Post Annunziata, pregi e sfide di una voce “a più voci”
Ieri è stato il primo giorno da ammiraglio per Lucia Annunziata, al comando dell’Huffington Post Italia. Una corazzata per il peso specifico degli editori che hanno sostenuto l’iniziativa: il gigante americano dei servizi web, Aol, che detiene la maggioranza delle quote, e il Gruppo L’Espresso, che si è riservato il 49 per cento. L’Italia è il sesto paese al mondo a lanciare la piattaforma del “blog d’informazione” ideata nel 2005 da Arianna Huffington: un successo che ha fornito fresco carburante al “news making” statunitense, introducendo quell’elemento di “leggerezza” e opinionismo che mancava alla stampa d’oltre Oceano.
Roma. Ieri è stato il primo giorno da ammiraglio per Lucia Annunziata, al comando dell’Huffington Post Italia. Una corazzata per il peso specifico degli editori che hanno sostenuto l’iniziativa: il gigante americano dei servizi web, Aol, che detiene la maggioranza delle quote, e il Gruppo L’Espresso, che si è riservato il 49 per cento. L’Italia è il sesto paese al mondo a lanciare la piattaforma del “blog d’informazione” ideata nel 2005 da Arianna Huffington: un successo che ha fornito fresco carburante al “news making” statunitense, introducendo quell’elemento di “leggerezza” e opinionismo che mancava alla stampa d’oltre Oceano, impegnata a fornire al lettore dei resoconti asettici dei fatti (fino alla noia). Ma su Internet si legge veloce, si scorre col mouse, si “tocca” un articolo e si passa a un altro. Si fa un uso vorace dei media. E la piattaforma “Huffington” sembra fatta per essere mangiata. Da Washington, quando il progetto era embrionale, erano arrivate indicazioni precise: direttore donna, con “le palle” ed esperienza da vendere. La prescelta è stata Lucia Annunziata. Una primissima scelta, praticamente obbligata. Durante l’estate la direttrice, sposata a un giornalista americano fattosi operatore umanitario, ha fatto la spola tra Italia e Stati Uniti, dove ha incontrato Arianna, e tra loro è nata un’amicizia fondata sulla stima. Annunziata, donna di esperienza varia, ha maturato una conoscenza del mestiere che pochi eguagliano: come inviata per i maggiori quotidiani ha raccontato avvenimenti epocali (elezioni americane, guerra del Golfo), poi editorialista, direttrice della Rai, presidente, e intervistatrice a “In mezz’ora” sulla terza rete. Sa maneggiare i media e quella dell’HuffPo è la più grande sfida “cross mediale”. Si tratta infatti di un mezzo ibrido: non è un giornale, non è solo un blog, vuole essere anche un social network e non ha (necessariamente) una linea editoriale. Deve insomma essere un contenitore di informazioni, spunti e fornire a colpo d’occhio un orientamento alle notizie. Un “taglio”, si dice in gergo giornalistico, diverso da quello che di solito viene offerto on line. L’intenzione dell’Annunziata, oltre a fare inchieste, approfondimenti, è anche quella di riempire il sito di idee con i blog (sono 189 ma si punta a mille). Un sito fatto di voci sia comuni sia autorevoli, ma possibilmente con pochi giornalisti (alcune firme di Repubblica ed Espresso). Tra i blogger “istituzionali” ci sono membri del governo tecnico (Antonio Catricalà, Gianfranco Polillo, Michel Martone, Fabrizio Barca) e del mondo politico e sindacale (Giulio Tremonti, Matteo Renzi, Maurizio Landini, Daniela Santanché).
Un modo per “fare notizia” con un post, sempre che i collaboratori (gratuiti) mantengano alta la produttività. Quello che si dovrà evitare, segnala su Prima Comunicazione Vittorio Veltroni, ex direttore generale della divisione Digital di Mondadori, è che i blogger per via dell’enorme quantità di contenuti prodotti si offuschino l’un l’altro, perdendo visibilità. In redazione, al sesto piano della sede romana del Gruppo L’Espresso, sono passati i tecnici dell’HuffPo americano per affinare i trucchi e dare le ultime istruzioni sulla piattaforma, oltre al saluto in questi giorni dell’editore Carlo De Benedetti. Saranno preziosi i “click” in arrivo dal sito di Repubblica, dove ieri è comparso un banner ben evidente, e dell’Espresso, che, in fase di restyling, vedrà la stessa modifica. Certo è che l’investimento (segreto) dev’essere stato consistente (molti i redattori assunti) e si punta a 5 milioni di euro in pubblicità entro tre anni. Un’operazione così ambiziosa non si vedeva nell’editoria nazionale dagli anni della bolla “dot.com”.
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