Huffington Post Annunziata, pregi e sfide di una voce “a più voci”

Alberto Brambilla

Ieri è stato il primo giorno da ammiraglio per Lucia Annunziata, al comando dell’Huffington Post Italia. Una corazzata per il peso specifico degli editori che hanno sostenuto l’iniziativa: il gigante americano dei servizi web, Aol, che detiene la maggioranza delle quote, e il Gruppo L’Espresso, che si è riservato il 49 per cento. L’Italia è il sesto paese al mondo a lanciare la piattaforma del “blog d’informazione” ideata nel 2005 da Arianna Huffington: un successo che ha fornito fresco carburante al “news making” statunitense, introducendo quell’elemento di “leggerezza” e opinionismo che mancava alla stampa d’oltre Oceano.

    Roma. Ieri è stato il primo giorno da ammiraglio per Lucia Annunziata, al comando dell’Huffington Post Italia. Una corazzata per il peso specifico degli editori che hanno sostenuto l’iniziativa: il gigante americano dei servizi web, Aol, che detiene la maggioranza delle quote, e il Gruppo L’Espresso, che si è riservato il 49 per cento.  L’Italia è il sesto paese al mondo a lanciare la piattaforma del “blog d’informazione” ideata nel 2005 da Arianna Huffington: un successo che ha fornito fresco carburante al “news making” statunitense, introducendo quell’elemento di “leggerezza” e opinionismo che mancava alla stampa d’oltre Oceano, impegnata a fornire al lettore dei resoconti asettici dei fatti (fino alla noia). Ma su Internet si legge veloce, si scorre col mouse, si “tocca” un articolo e si passa a un altro. Si fa un uso vorace dei media. E la piattaforma “Huffington” sembra fatta per essere mangiata. Da Washington, quando il progetto era embrionale, erano arrivate indicazioni precise: direttore donna, con “le palle” ed esperienza da vendere. La prescelta è stata Lucia Annunziata. Una primissima scelta, praticamente obbligata. Durante l’estate la direttrice, sposata a un giornalista americano fattosi operatore umanitario, ha fatto la spola tra Italia e Stati Uniti, dove ha incontrato Arianna, e tra loro è nata un’amicizia fondata sulla stima. Annunziata, donna di esperienza varia, ha maturato una conoscenza del mestiere che pochi eguagliano: come inviata per i maggiori quotidiani ha raccontato avvenimenti epocali (elezioni americane, guerra del Golfo), poi editorialista, direttrice della Rai, presidente, e intervistatrice a “In mezz’ora” sulla terza rete. Sa maneggiare i media e quella dell’HuffPo è la più grande sfida “cross mediale”. Si tratta infatti di un mezzo ibrido: non è un giornale, non è solo un blog, vuole essere anche un social network e non ha (necessariamente) una linea editoriale. Deve insomma essere un contenitore di informazioni, spunti e fornire a colpo d’occhio un orientamento alle notizie. Un “taglio”, si dice in gergo giornalistico, diverso da quello che di solito viene offerto on line. L’intenzione dell’Annunziata, oltre a fare inchieste, approfondimenti, è anche quella di riempire il sito di idee con i blog (sono 189 ma si punta a mille). Un sito fatto di voci sia comuni sia autorevoli, ma possibilmente con pochi giornalisti (alcune firme di Repubblica ed Espresso). Tra i blogger “istituzionali” ci sono membri del governo tecnico (Antonio Catricalà, Gianfranco Polillo, Michel Martone, Fabrizio Barca) e del mondo politico e sindacale (Giulio Tremonti, Matteo Renzi, Maurizio Landini, Daniela Santanché).

    Un modo per “fare notizia” con un post, sempre che i collaboratori (gratuiti) mantengano alta la produttività. Quello che si dovrà evitare, segnala su Prima Comunicazione Vittorio Veltroni, ex direttore generale della divisione Digital di Mondadori, è che i blogger per via dell’enorme quantità di contenuti prodotti si offuschino l’un l’altro, perdendo visibilità. In redazione, al sesto piano della sede romana del Gruppo L’Espresso, sono passati i tecnici dell’HuffPo americano per affinare i trucchi e dare le ultime istruzioni sulla piattaforma, oltre al saluto in questi giorni dell’editore Carlo De Benedetti. Saranno preziosi i “click” in arrivo dal sito di Repubblica, dove ieri è comparso un banner ben evidente, e dell’Espresso, che, in fase di restyling, vedrà la stessa modifica. Certo è che l’investimento (segreto) dev’essere stato consistente (molti i redattori assunti) e si punta a 5 milioni di euro in pubblicità entro tre anni. Un’operazione così ambiziosa non si vedeva nell’editoria nazionale dagli anni della bolla “dot.com”.

    • Alberto Brambilla
    • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.