Mezza età

Annalena Benini

Il metabolismo che polverizza i kebab e gli hamburger è un’ingiustizia biologiche di cui gli uomini si fregiano per molti anni, permettendosi di irridere le angosce femminili. Ma, poiché tutto si paga, arriva il giorno in cui un uomo intorno ai cinquant’anni esce dalla doccia, come in “Solar” di Ian McEwan, e si guarda allo specchio, incredulo: “Quali meccanismi di autoconvincimento potevano averlo indotto a pensare che quella forma fisica fosse attraente?”. E’ un momento doloroso e rivelatorio in cui ha inizio la crisi di mezz’età.

    Il metabolismo che polverizza i kebab e gli hamburger è un’ingiustizia biologiche di cui gli uomini si fregiano per molti anni, permettendosi di irridere le angosce femminili. Ma, poiché tutto si paga, arriva il giorno in cui un uomo intorno ai cinquant’anni esce dalla doccia, come in “Solar” di Ian McEwan, e si guarda allo specchio, incredulo: “Quali meccanismi di autoconvincimento potevano averlo indotto a pensare che quella forma fisica fosse attraente?”. E’ un momento doloroso e rivelatorio in cui ha inizio la crisi di mezz’età: si abbassa il livello di testosterone (dicono gli esperti, che propongono di iniettarlo), si crea una morbida collana intorno ai fianchi, come un anello di gomma, tutto si sporge in avanti, pronto al crollo, viene il mal di schiena, bisogna calcolare dove chiudere i pantaloni, se sopra o sotto lo stomaco. AA Gill, critico gastronomico e televisivo del Sunday Times, cinquantotto anni, fondamentalista del cibo e delle non diete, che evitava fieramente di specchiarsi dal collo in giù, si è rassegnato sia alla palestra, pur sentendosi un cretino, sia alla dieta e all’olio di pesce, quando si è accorto di trovarsi in una specie di andropausa (“Significa che devo passare attraverso il cambiamento? Vampate di calore? Caviglie gonfie? Caftani? Cinquanta sfumature di grigio? Desiderio irrefrenabile di danze hippy e adesione ai liberal? Non credo di essere pronto”). Un tempo era la calvizie, ora il mercato insegue la mezz’età maschile, che ha sintomi e indizi temporali abbastanza vaghi da poter essere sfruttati: pillole, integratori multivitaminici, nutrizionisti, allenatori, creme, iniezioni, scacciapensieri, elisir di giovinezza. Lui chiede a lei, preoccupato: starò attraversando una crisi di mezz’età? Lei lo guarda in silenzio: sei in una palestra, sudato, mentre qualcuno ti misura i polpacci, vuoi un corpo da bikini, non è abbastanza una crisi di mezz’età per te, ti serve altro? La palestra dell’uomo di mezz’età però non è il luogo della potenza, non è Paul Ryan che si rifà i pettorali, ma è il palco “di una nostalgia dolorosa, dove andiamo a ricreare qualcosa che abbiamo perso.

    Cappelle votive di sudore e speranza dove facciamo penitenza per le nostre vite sedentarie, e silenziosamente piangiamo la perdita della giovinezza”. Nelle fasi acute dell’andropausa si ripensa con sospiri a quando la bellezza era noncurante e i carboidrati erano amici. Scrive Gill che gli uomini di mezz’età in palestra hanno tutti lo stesso aspetto: un cocktail di speranza, paura, spavalderia, vanità e panico. E più o meno lo stesso fisico: gambe che si assottigliano e questa larga cintura di ciccia che protegge il corpo dagli urti ma che i medici giudicano pericolosa. Guardano i giovani che si accordano per una bella bevuta dopo il lavoro con invidia, si sentono flaccidi e capiscono per la prima volta quanto sia eroico il gesto femminile di rinuncia al pane tostato. Non tutti però hanno il dono della consapevolezza, dell’accettazione: sentono magari che la loro carriera sta arrivando al massimo, e vogliono che il corpo e l’erotismo che dovrebbe starci intorno vada allo stesso ritmo. Non solo viagra, festini, ossessioni: vanno di moda gli ormoni della crescita, cose che dovrebbero far ricrescere i muscoli, e che fra gli effetti collaterali procurano mascelle enormi con denti che non riescono ad adattarsi e mani da clown. Anche in questa corsa non sempre dignitosa contro la decrepitezza c’è poesia, ma la vetta di struggimento, da romanzo russo, è l’addio inconsolabile al metabolismo tritasassi.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.