Novecento Addio

Annalena Benini

Accidenti, ci si mette niente a raccontare una vita, ha scritto Giampiero Mughini, e ha citato in esergo al suo ultimo libro una lettera dello scrittore e membro dell’Académie française Jean Paulhan, che nel 1968 chiedeva a una vecchia amica, Jeanne, chi fosse stato dei due per primo, alla corsa di biciclette, molti anni prima, a prendere la mano dell’altro. “Che cosa sia avvenuto in seguito, non è che lo sappia bene. Ho vissuto come tutti (temo con più goffaggine). Ed ecco che la vita è trascorsa quasi tutta. Lei ci pensa qualche volta? Non è un pensiero sgradevole. Un bacio Jean”.

    Accidenti, ci si mette niente a raccontare una vita, ha scritto Giampiero Mughini, e ha citato in esergo al suo ultimo libro una lettera dello scrittore e membro dell’Académie française Jean Paulhan, che nel 1968 chiedeva a una vecchia amica, Jeanne, chi fosse stato dei due per primo, alla corsa di biciclette, molti anni prima, a prendere la mano dell’altro. “Che cosa sia avvenuto in seguito, non è che lo sappia bene. Ho vissuto come tutti (temo con più goffaggine). Ed ecco che la vita è trascorsa quasi tutta. Lei ci pensa qualche volta? Non è un pensiero sgradevole. Un bacio Jean”. Ci si mette niente a raccontare una vita, e a prendere in piena faccia il vento del Novecento, innamorarsene, vivere come se in ogni istante potesse accadere qualcosa di nuovo e importante (e appropriarsi degli oggetti, anche, come da sempre fa Mughini per ragioni metafisiche), e poi salutarlo con struggimento, delusione e ancora passione. “Addio, gran secolo dei nostri vent’anni” (Bompiani) è una magnifica lettera d’amore, l’amore conflittuale che strappa i capelli, fa un mucchio di sbagli e prende a sberle (la Russia, Lev Trockij, Parigi occupata, il percorso furioso che porta la Francia a mandare a morire Iréne Némirovsky, che prese in mano per la prima volta ago e filo per cucirsi la stella gialla sul petto, fino ai nostri terribili anni assassini, la barbarie, Aldo Moro).

    Ma il folle amore è anche pieno di fulgore, di momenti irripetibili ed esaltanti, di eroi e di minigonne: Mughini racconta le cattive ragazze del Novecento, ed è come se il secolo crudele fosse davvero una bad girl bugiarda e conturbante, come quella copertina di Esquire del 1996: “I’m sorry I ruined your life”, mi dispiace di averti rovinato la vita. Ragazze che avvicinano fra loro il paradiso e l’inferno, come la protagonista di “Senilità”, di Italo Svevo, come Kate Moss, come Colette Peignot, la musa e amante di Georges Bataille, il filosofo trasgressivo: erotismo sfrenato, il desiderio intenso, la furia nel cercarsi e poi nel separarsi (“L’impossibile è questo tuo gran corpo di donna vestito soltanto di calze nere, la cui sfolgorante nudità mi fa tremare”). Mughini ha amato il Novecento con la passione sfrenata di un amante maltrattato che trova immensa consolazione e godimento nella letteratura, negli oggetti, nella musica, nella sua Lettera 22, nella Valentine di Sottsass, in Andy Warhol. Warhol, che non avrebbe mai toccato una ragazza con un dito, comprese e andò in estasi per Nico, la bella tedesca che arrivò a New York nel 1965 e fece impazzire tutti, cantò con i Velvet Underground e si comportò da femme fatale per tutta la vita. Proprio come il Novecento, imprevedibile, rischioso, estremo, cupo. Ma sopra tutte, Brigitte Bardot, la dea del moderno, il bikini con il broncio che cammina, la donna che fece dire a Serge Gainsbourg: “Mi rimettevo la camicia e lei subito me la toglieva di nuovo”. Le cattive ragazze non sempre sono luminose, le loro inquietudini e ombre trascinano con sé uomini, idee e bellezza, e il lieto fine è raro, ma il viaggio è esaltante, persino l’autodistruzione lo è. Il viaggio di Mughini nel Novecento è questo: la passione totalizzante di un innamoramento doloroso, sincero, fatto di cazzotti e sorrisi. Dalla sera del 1963 in cui, da un divano neoclassico, si è gettato dentro al secolo di carta e di plastica.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.