Monti alle primarie

Claudio Cerasa

La notizia non notizia della disponibilità di Mario Monti per un ipotetico reincarico al governo nel 2013 (“se si creeranno le circostanze”) in linea di massima è stata trattata nel Pd come era giusto che fosse, e dunque, appunto, come se fosse una non notizia. Sia Matteo Renzi sia Pier Luigi Bersani, alle parole di Monti rimbalzate a New York hanno risposto con sincerità e, pur elogiando le qualità del premier e pur ricordando che il presidente del Consiglio sarà prezioso anche dopo le elezioni, hanno commentato più o meno con questo spirito: “Ovvio che l’opzione del ‘Monti dopo Monti’ è una delle ipotesi in campo, noi però oggi abbiamo un’idea diversa per il futuro del paese e dalle prossime elezioni in poi deve essere uno di noi che deve andare a governare: un politico, insomma, con la sua maggioranza, e non un tecnico, con la sua grande coalizione”.

    Roma. La notizia non notizia della disponibilità di Mario Monti per un ipotetico reincarico al governo nel 2013 (“se si creeranno le circostanze”) in linea di massima è stata trattata nel Pd come era giusto che fosse, e dunque, appunto, come se fosse una non notizia. Sia Matteo Renzi sia Pier Luigi Bersani, alle parole di Monti rimbalzate a New York hanno risposto con sincerità e, pur elogiando le qualità del premier e pur ricordando che il presidente del Consiglio sarà prezioso anche dopo le elezioni, hanno commentato più o meno con questo spirito: “Ovvio che l’opzione del ‘Monti dopo Monti’ è una delle ipotesi in campo, noi però oggi abbiamo un’idea diversa per il futuro del paese e dalle prossime elezioni in poi deve essere uno di noi che deve andare a governare: un politico, insomma, con la sua maggioranza, e non un tecnico, con la sua grande coalizione”.

    Eppure all’interno del Pd, nonostante le parole di Bersani e di Renzi, esiste qualcuno che l’ipotesi del Monti bis non la considera soltanto una delle tante indecifrabili variabili per il 2013, ma la vede come un progetto concreto intorno al quale costruire le fondamenta per un solido accordo con l’ex Terzo polo di Pier Ferdinando Casini. Qualcuno, per esempio, come il gruppo dei napolitaniani e dei veltroniani: un gruppo numericamente secondario, ma che giocando di sponda con il Quirinale ha deciso di far di tutto non solo per garantire la presenza dell’agenda Monti nel prossimo governo ma anche per creare le condizioni per lasciare nel 2013 a Palazzo Chigi lo stesso inquilino di oggi. Veltroni e Casini negli ultimi giorni hanno nuovamente discusso del tema e hanno concordato sul fatto che un sistema proporzionale con premio di maggioranza non eccessivo per il primo partito (non più del 12 per cento) sarebbe lo strumento ideale per trattenere Monti nella prossima legislatura e garantire quell’effettivo “grado di affidabilità istituzionale” a cui spesso fa riferimento nei  suoi colloqui il presidente della Repubblica. L’argomento è scivoloso e a tratti fumoso, ma dietro le teorie fantapolitiche generate dalle parole di Monti ci sono alcune notizie importanti da considerare per capire cosa c’è davvero in ballo nel Pd intorno al tema del “Monti dopo Monti”.

    Notizia numero uno: oggi pomeriggio a Roma i napolitaniani del Pd si riuniranno alle 16,30 a Piazza di Pietra, e nel rivendicare l’idea di non cancellare l’agenda Monti nel 2013 ribadiranno che al momento tra Renzi e Bersani è il sindaco di Firenze il candidato che più degli altri garantisce una maggiore continuità con l’operato del governo dei tecnici. Il “sostegno”, poi, dovrebbe tradursi in appoggio al sindaco in un eventuale secondo turno delle primarie, ma in realtà il feeling tra Renzi e i napolitaniani è meno lineare di quanto si possa credere. Giorgio Tonini, Enrico Morando, Stefano Ceccanti e compagnia osservano infatti il Rottamatore con lo spirito di chi immagina per il 2013 un Monti alla guida di un governo di centrosinistra e magari un Renzi a fargli da spalla con Pier Ferdinando Casini: e non è un caso che, fuori dai microfoni, i montiani democratici, con un sorriso, dicano che “le primarie al massimo saranno utili per trovare un vicepremier”. Solo una battuta? Fino a un certo punto. Al Foglio risulta infatti che i napolitaniani e i veltroniani  stiano valutando l’ipotesi di organizzare una raccolta firme (o persino una candidatura in proprio) per ribadire il concetto che, primarie o non primarie, il Partito democratico alle elezioni deve candidare Monti alla presidenza del Consiglio – e la mossapotrebbe essere svelata a cavallo con la convocazione dell’assemblea nazionale del Pd (6 ottobre).

    Renzi, naturalmente, non condivide questa impostazione, non ha intenzione di correre per fare il vice di nessuno ma d’altra parte sa che bisognerà ancora lavorare molto per convincere i montiani a mollare Monti e a fidarsi di lui. Bisognerà lavorare sui contenuti, ovvio, ma il sindaco sa che bisognerà darsi da fare anche sui nomi: ed è proprio su questo punto che Renzi proverà a dare più peso alla sua candidatura. Come? Tra i nomi studiati dall’entourage del sindaco negli ultimi mesi ce ne sono quattro in particolare che sono stati valutati per rafforzare dal punto di vista economico la candidatura. I primi due sono donne (Irene Tinagli e Lucrezia Reichlin, ma la scintilla con loro non è scattata). I secondi sono due uomini, entrambi economisti famosi. Da una parte c’è Lorenzo Bini Smaghi, ex membro del comitato esecutivo della Bce, fiorentino come Renzi che lunedì scorso era in quarta fila a Roma all’Auditorium ad ascoltare il sindaco. Dall’altra parte c’è invece il vero sogno proibito del sindaco di Firenze: Guido Tabellini, successore di Monti al rettorato della Bocconi e l’uomo che forse più di chiunque altro oggi in Italia, secondo Renzi, potrebbe dare davvero le garanzie che dopo Monti ci può essere davvero un altro Monti, anche se non necessariamente a Palazzo Chigi.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.