La sfida politica, mediatica e inflazionistica che attende Draghi
Il “telefono rosso” tra Madrid e la Banca centrale europea è attivo. Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha confermato ieri che all’Eurotower “sono pronti” a intervenire il prima possibile quando “i prerequisiti” per l’attivazione dell’inedito piano Outright monetary transactions (Omt), il “bazooka” approntato un mese fa, saranno “pienamente raggiunti”. Condizioni che consistono nel proseguimento di riforme economiche e di assestamento dei bilanci nazionali dei paesi sotto la pressione dei mercati finanziari (Spagna e Italia), come condizione all’acquisto di titoli di stato sul mercato secondario da parte della Bce.
Roma. Il “telefono rosso” tra Madrid e la Banca centrale europea è attivo. Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha confermato ieri che all’Eurotower “sono pronti” a intervenire il prima possibile quando “i prerequisiti” per l’attivazione dell’inedito piano Outright monetary transactions (Omt), il “bazooka” approntato un mese fa, saranno “pienamente raggiunti”. Condizioni che consistono nel proseguimento di riforme economiche e di assestamento dei bilanci nazionali dei paesi sotto la pressione dei mercati finanziari (Spagna e Italia), come condizione all’acquisto di titoli di stato sul mercato secondario da parte della Bce. Da giorni il governo madrileno sta studiando i dettagli del piano, dopo averlo a lungo invocato, e giovedì scorso ha messo le mani avanti annunciando una finanziaria fatta di tagli alla spesa e aumenti delle tasse al fine di ridurre il crescente divario tra deficit e pil (la quinta manovra in nove mesi). Draghi ha elogiato i progressi del paese, “significativi” tanto quanto le sfide da affrontare, evidenziando che le misure per l’accesso al piano non devono essere considerate “puntive”, ha detto nella conferenza stampa a seguito del Consiglio direttivo tenutosi a Lubiana (Slovenia), dove non è stato discusso un aumento dei tassi di interesse che resteranno invariati al minimo storico dello 0,75 per cento. Il presidente della Bce ha ribadito che l’Istituto ha fatto quanto nelle sue possibilità per “mettere un pieno freno” alla speculazione che ha spaccato la zona euro e ha “aiutato ad alleviare le tensioni [sui mercati] nelle passate settimane”. Il resto, ha ribadito Draghi, è in “mano ai governi”.
Un progresso in questo senso lo si intravvede in un nuovo “schema di interventi”, rivelato ieri dall’agenzia Reuters che cita fonti europee. Consiste in un’assicurazione per gli investitori che compreranno bond spagnoli e servirà a garantire il pieno finanziamento dello stato. Un intervento che potrebbe costare 50 miliardi l’anno perché, attraverso il Meccanismo salva stati (Esm), i paesi membri dell’Eurozona garantiranno l’acquisto del 20-30 per cento delle nuove emissioni di titoli spagnoli in asta. Sarebbe il debutto di un sistema, ora sotto esame nelle cancellerie di Berlino, Parigi e Roma, congegnato l’anno scorso e che andrebbe a supporto di un intervento illimitato della Bce.
Ma l’Eurotower non abbassa la guardia. “L’attività economica è molto debole in un contesto caratterizzato da elevata incertezza”, ha detto Draghi, e una ripresa avverrà “solo molto gradualmente” in futuro. La Bce ha alzato anche le stime per l’inflazione “più elevata del previsto” al 2,7 per cento dal 2,6 dell’anno precedente, abbassando quelle di crescita (meno 0,2 per cento nel secondo trimestre dopo un andamento piatto). L’inflazione rimarrà a “livelli elevati” prima di tornare, nel corso dell’anno prossimo, sotto il tetto del 2 per cento, la soglia massima secondo il mandato della Bce. Il livello dei prezzi verrà “monitorato attentamente”, ha aggiunto Draghi, specificando che il rialzo di questi mesi è da imputare alle “tasse indirette e al costo dell’energia”. Lo stesso hanno evidenziato le stime per i 34 paesi avanzati che fanno parte dell’Ocse: 2 per cento di inflazione a settembre, rispetto all’1,9 per cento di agosto, cioè il primo rialzo da un anno a questa parte. Possibile che la stagflazione, cioè un misto di stagnazione economica e inflazione, diventi il prossimo problema? “Il rapporto fra crescita e inflazione è peggiorato molto a livello globale”, commenta al Foglio Franco Bruni, docente di Economia monetaria all’Università Bocconi di Milano. “Non vedremo focolai di inflazione nazionali come in passato – aggiunge Bruni – perché la dinamica inflazionistica si è ‘spalmata’ su una grande quantità di paesi, ma è questa la tendenza. E quando la crescita rallenta e l’inflazione di lungo periodo aumenta, il rischio è che peggiori la situazione”.
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