A Parigi i “piccioni” liberisti sfidano la Confindustria francese
E’ stata una “guerra lampo” quella dei “Piccioni”, i giovani imprenditori del Web che si sono ribellati alla nuova Finanziaria 2013 del governo francese. I “Pigeons”, che da una settimana tengono banco su Internet, organizzati in maniera virale su Facebook e Twitter, sono riusciti a ottenere dal governo Ayrault e dalla presidenza della Repubblica Hollande quello che le organizzazioni di imprenditori non erano riuscite a ottenere: la cancellazione della nuova tassa sulla vendita di rami d’impresa.
Roma. E’ stata una “guerra lampo” quella dei “Piccioni”, i giovani imprenditori del Web che si sono ribellati alla nuova Finanziaria 2013 del governo francese. I “Pigeons”, che da una settimana tengono banco su Internet, organizzati in maniera virale su Facebook e Twitter, sono riusciti a ottenere dal governo Ayrault e dalla presidenza della Repubblica Hollande quello che le organizzazioni di imprenditori non erano riuscite a ottenere: la cancellazione della nuova tassa sulla vendita di rami d’impresa. Di conseguenza, la prima manifestazione non virtuale, quella sotto il Parlamento francese, fissata per domani, è stata sospesa. Altro risultato, più politico, è il forte imbarazzo del Medef, la Confindustria francese, scavalcata nel suo attendismo da un’organizzazione di “dilettanti”.
Due Giorni fa sono stati infatti ricevuti a Bercy, sede del ministero dell’Economia, alcuni leader del movimento dei Piccioni che da venerdì scorso chiede all’esecutivo di fare marcia indietro su misure ammazza-crescita; e in particolare sulla nuova normativa che equipara i guadagni da cessione di aziende a quelli sul lavoro, portando l’aliquota sulle plusvalenze dal 19 per cento al 60 per cento. “Se veniamo tassati come i nostri dipendenti, allora vogliamo anche i sussidi di disoccupazione e le 35 ore”, aveva detto Marc Simoncini, uno dei capi o almeno degli ispiratori (il movimento non designa boss) dei Piccioni, oltre che fondatore del sito di incontri Meetic e membro influente della nuova classe di imprenditori trenta-quarantenni del Web. Simoncini ha incontrato il ministro delegato alla Piccola e media impresa, Fleur Pellerin, insieme ad altri “Pigeons” della prima ora come Jean-David Chamboredon, investitore del fondo di ventura Isai, e Geoffroy Roux de Bézieux (numero uno del gruppo di telefonia cellulare Virgin Mobile France) e altri.
Risultato: la misura “ammazza start up”, com’è stata definita, è stata ritirata: l’aliquota per chi, dopo averla fondata, decide di vendere una piccola e media impresa, rimane ferma al 19 per cento. “Il clima, piuttosto teso all’inizio, si è ammorbidito subito”, ha raccontato Benoît Thieulin, direttore dell’agenzia web Netscouade presente all’incontro. “I ministri ci hanno fatto sapere che avrebbero corretto velocemente il tiro”. Il titolare dell’Economia, Pierre Moscovici, si è perfino prodotto in un mea culpa pubblico: “Quando alcune misure vengono mal calibrate, nulla vieta un dialogo e se è il caso una correzione in corso”.
Un risultato politico clamoroso per un movimento nato e impostosi in una settimana: l’associazione è sorta il 28 settembre con un intervento di Chamboredon su Tribune, e ieri si è arrivati alle prime pagine, come quella di Libération che riportava il logo dei Piccioni a tutta pagina e un titolo che suona come “il governo si è fatto impallinare”. Nei giorni scorsi si è passati dagli sfottò dell’establishment e dei grandi giornali, Monde per primo, alle accuse di infiltrazione da parte del partito Ump (quello di Nicolas Sarkozy) e di essere dei Tea Party del Web, al successo politico.
Successo che imbarazza soprattutto la Confindustria francese, il Medef, che da giorni si batte, ma in maniera molto più felpata, contro la legge di bilancio 2013 approvata dalla maggioranza socialista, fatta al 90 per cento di nuove tasse e con pochissime riduzioni di spesa. “Non siamo in guerra col governo, assolutamente”, aveva ripetuto nei giorni scorsi come un mantra la presidente del Medef, Laurence Parisot; ma ora grazie anche ai Piccioni urge un cambio di strategia. I segnali ci sono: giovedì in un incontro alla Camera di Commercio di Tours, Parisot è apparsa nervosa, a disagio tra le proteste degli associati che le chiedevano un atteggiamento più aggressivo. Ieri, per la prima volta, Parisot ha accusato il governo di “razzismo contro l’impresa”. Toni finora impensabili.
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