Giovanotti Armani, mister buchi neri e altri eroi dei nostri tempi

Alfonso Berardinelli

Sembra che i magazine illustrati si siano dati soprattutto uno scopo: quello di sollevare l’umore dei lettori depressi. Dopo avere letto e sfogliato i giornali, il pessimismo sullo stato del mondo e sulla natura umana si fa opprimente. Niente di più edificante, allora, che somministrare a se stessi, come antidoto, le pagine di un supplemento pieno di foto. Qui domina lo stile, la bellezza ci consola, l’eleganza ci accarezza, il successo ci riconcilia con la vita. Ecco una serie di giovanotti Armani, seguiti da altri giovanotti Dior, da un paio di bei tipi Prada.

    Sembra che i magazine illustrati si siano dati soprattutto uno scopo: quello di sollevare l’umore dei lettori depressi. Dopo avere letto e sfogliato i giornali, il pessimismo sullo stato del mondo e sulla natura umana si fa opprimente. Niente di più edificante, allora, che somministrare a se stessi, come antidoto, le pagine di un supplemento pieno di foto. Qui domina lo stile, la bellezza ci consola, l’eleganza ci accarezza, il successo ci riconcilia con la vita. Ecco una serie di giovanotti Armani, seguiti da altri giovanotti Dior, da un paio di bei tipi Prada. E’ vero, purtroppo, che le facce dei modelli sembrano quasi tutte uno schiaffo all’intelligenza maschile. Alle donne, in fondo, la bellezza quasi sempre dona. Agli uomini, no. E’ un’ingiustizia. L’uomo Gucci sembra un criminale slavo. L’uomo Ferragamo aspetta un cliente che lo compri e se lo porti a casa come soprammobile. L’uomo Jacob Cohën è un irresistibile trasandato che dice pane al pane. Le foto e le schede dedicate ai contributors sono epigrafi alla gioia di essere se stessi. Ma qui il lettore rischia il vergognoso sentimento dell’invidia, perché loro sono tutti nati nel posto giusto, la loro infanzia rivelò subito il talento, hanno studiato lì dove si deve, vivono dove meglio non si potrebbe, girano il mondo, collaborano, dirigono, vendono bene…
    Qualche pagina dopo, viene annunciato un “boom dell’eleganza anticrisi”, il lusso abbonda, il mercato digitale è gremito di geniali protagonisti di una nuova meravigliosa “industria senza confini”. Una volta, per incrementare la selvaggia e sacrosanta voglia di vivere, si diceva che “si vive una volta sola”. Ora no, questo non basta, si va oltre: “Chi ha detto che si vive una volta sola?”. Perfino un maturo ex “golden boy del fashion system”, sazio del successo, ora trionfa a tutta pagina come monaco buddista e come ascoltato consulente spirituale del Dalai Lama. Al successo, dunque, non c’è limite e fuori del successo non c’è niente. Ma il lettore a questo punto si dispera. Si guarda allo specchio e si sente maturo per il suicidio.

    2. Allora può diventare consolante la notizia che l’universo pullula di buchi neri. Le dimensioni di questi divoratori di materia sono tali che forse il vuoto prevale o prevarrà sul pieno, dando appunto ragione a Budda. E noi siamo qui a occuparci dei nostri politici, di legge elettorale, di Fini e Casini, Bersani e Renzi, Montezemolo e Grillo.
    L’astrofisico Pietro Ubertini, che nella foto sul Corriere di lunedì scorso sembra un imam iraniano, è un “cacciatore di buchi neri”, specializzato nello studio dei fenomeni cosmici più impressionanti e violenti. Grazie a un rilevatore imbarcato sul satellite Integral dell’European Space Agency per raccogliere i raggi gamma generati da sorgenti cosmiche, si è arrivati a sapere che nella nostra Via Lattea c’è uno smisurato mostro che ha 3,7 milioni di volte la massa del Sole, e aspetta solo di divorarsi qualche altra stella, dopo aver divorato tutte quelle che aveva intorno. E’ grave? Non molto. La galassia che risponde al nome di Andromeda e che ora dista dalla Terra due milioni di anni luce, fra poco (cioè fra quattro miliardi di anni) è destinata a scontrarsi con la nostra galassia, con il permesso e nell’indifferenza di Dio.

    3. Nella sua trasmissione “Che tempo che fa”, quel demonietto della buona coscienza di Fabio Fazio l’altra sera ha ospitato Roberto Saviano, usato in quanto vittima di successo. Saviano ha una figura eccezionalmente suggestiva, anche perché vittima della persecuzione camorrista lo è davvero. Ha raccontato la storia di una serie di eroi “disabili” o “diversamente abili” divenuti campioni sportivi. Ecco: la volontà può tutto, niente è impossibile e i cosiddetti “normodotati” dovrebbero riflettere, se non vergognarsi delle loro pigrizie, depressioni, inettitudini, lamentele. Gli eroi, i protagonisti “diversamente abili” devono essere un esempio e un’ammonizione per tutti. Dimostrano che il successo è per tutti. Il pianista jazz Michel Petrucciani, alto un metro e con le ossa che gli si spezzavano di continuo, ha avuto un grande successo con la sua volontà e voglia di vivere.
    Ho ascoltato pensando con comprensiva commozione alle innumerevoli persone sane e dotate, belle, forti e piene di preziose attitudini, che hanno guardato in faccia la vita e il mondo e invece di andargli incontro, invece di tuffarcisi dentro, di buttarsi nella mischia piene di appetiti, si sono girate dall’altra parte, stanche prima ancora di cominciare, perplesse, scoraggiate e non eccitate dall’idea di competere per affermarsi, forse sospettando, senza saperlo, che da qualche parte il grande vuoto ci aspetta, e fin da ora ci suggerisce qual è la misura delle nostre imprese.