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Nella guerra d'ombre attorno ad Assad ecco i Siria leaks della tv araba

Daniele Raineri

Ieri il New York Times ha scritto che gli Stati Uniti hanno una task force militare di 150 “specialisti” a 50 km dal confine siriano in una base della Giordania (una fonte dice al Foglio: si tratta della KAsotc, King Abdullah II special operations center). Gli americani aiutano i militari giordani con i profughi in arrivo a migliaia dalla Siria, si tengono pronti nel caso sia necessario circondare e mettere in sicurezza i depositi di armi chimiche su cui il governo di Damasco potrebbe perdere il controllo e discutono la creazione di una buffer zone – una zona liberata – oltre il confine, dentro la Siria, dove entrerebbero i soldati giordani con l’appoggio logistico degli Stati Uniti.

    Roma. Ieri il New York Times ha scritto che gli Stati Uniti hanno una task force militare di 150 “specialisti” a 50 km dal confine siriano in una base della Giordania (una fonte dice al Foglio: si tratta della KAsotc, King Abdullah II special operations center). Gli americani aiutano i militari giordani con i profughi in arrivo a migliaia dalla Siria, si tengono pronti nel caso sia necessario circondare e mettere in sicurezza i depositi di armi chimiche su cui il governo di Damasco potrebbe perdere il controllo e discutono la creazione di una buffer zone – una zona liberata – oltre il confine, dentro la Siria, dove entrerebbero i soldati giordani con l’appoggio logistico degli Stati Uniti. Nel regno arabo si teme intanto l’inizio di disordini per una folata di “primavera araba” in ritardo e ieri re Abdullah nell’ennesimo rimpasto di governo ha nominato un nuovo primo ministro, è il quarto quest’anno.

    Si combatte una guerra anche di notizie, che sono segnali, minacce oppure propaganda. Da Ankara: martedì la Turchia ha detto di avere spostato 25 caccia F-16 vicino al confine con la Siria e ieri un aereo passeggeri in volo da Mosca verso la Siria è stata fatto atterrare dai caccia per il sospetto che portasse armi. Da Damasco: all’inizio del mese è apparso su Internet un video del giornalista americano Austin Tice, catturato dai soldati siriani due mesi prima. Tice è bendato ed è nelle mani di un gruppo jihadista, ma il video è stato giudicato fin da subito un falso grossolano, perché non è arrivato secondo i soliti canali di comunicazione dei gruppi estremisti su Internet, non contiene rivendicazioni e non è per nulla credibile (i rapitori hanno vestiti in stile pachistano, stirati di fresco). A chi ha messo in circolazione il video preme sottolineare – come preme a Damasco – che in Siria ci sono gruppi di terroristi stranieri.

    La rete araba al Arabiya sta pubblicando a puntate una serie di documenti “leaked” da dentro il governo di Damasco  accolti dai commentatori più disparati come “troppo buoni per essere veri”. propaganda anti regime, una prosecuzione con altri mezzi della campagna di aiuti in soldi e armi intrapresa da Arabia Saudita e Qatar.

    E però i leaks sono interessanti, perché gettano una nuova luce sugli episodi più importanti degli ultimi diciotto mesi e si sono in fretta aggiunti al dibattito permanente su Assad che incendia il medio oriente. Al Arabiya sostiene pezzi di carta alla mano che il capo della Sicurezza speciale del presidente siriano, il generale Dhu al Himma Shalish, si è incontrato con il direttore dei servizi segreti dell’aviazione (il braccio più temuto dell’intelligence), Saqr Mannon, per organizzare l’attentato con due autobomba del 10 maggio a Damasco e dimostrare al mondo che il paese non era alle prese con una rivolta di popolo ma con un’offensiva terroristica. La rete saudita sostiene anche che i due piloti turchi abbattuti il 22 giugno vicino alla costa siriana non morirono nello schianto del loro F-4 Phantom, ma furono recuperati vivi e uccisi dopo, su consiglio dei russi, che intendevano evitare ad Assad  trattative sul rilascio oppure un’impasse diplomatica che avrebbero potuto essere imbarazzanti.
    Altre rivelazioni sembrano destinate a  far ribollire di rabbia i siriani. Un “ordine operativo” firmato da Saqr Mannon come capo del settore 291 – quello delle operazioni speciali – dei servizi segreti dell’aviazione e consegnato al colonnello Suhail Hassan ha come oggetto un viaggio immediato e segreto a nord, vicino Aleppo, per uccidere Saria Hassoun, il figlio del Gran Muftì della Siria, Sheikh Ahmad Badreddin Hassoun. La responsabilità dell’omicidio è stata poi gettata sui ribelli e l’alta autorità religiosa è rimasta al fianco del presidente Assad, che così forse sperava di dividere la maggioranza sunnita.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)