Busi contro l'insostenibile follia del Cav. accusato di festa consenziente

Maurizio Crippa

Non c’è niente di più meschino, niente di più nauseante che trasformare i peccati in reati, anche se alcuni peccati restano tali, ad esempio il peccato contro il buon gusto. Per cui certi comportamenti privati restano orribili peccati, a maggior ragione se sei una persona pubblica e famosa. Ma da qui a trasformare in reati i comportamenti privati, e mandarli a processo… Questo sì che mi indigna e mi fa schifo”. Aldo Busi è Aldo Busi.

    Non c’è niente di più meschino, niente di più nauseante che trasformare i peccati in reati, anche se alcuni peccati restano tali, ad esempio il peccato contro il buon gusto. Per cui certi comportamenti privati restano orribili peccati, a maggior ragione se sei una persona pubblica e famosa. Ma da qui a trasformare in reati i comportamenti privati, e mandarli a processo… Questo sì che mi indigna e mi fa schifo”. Aldo Busi è Aldo Busi. Anche quando non scrive ma grida dentro a un telefono, è un fiume in piena, pieno di balzi e gorghi. Torrenziale è la sua passionaccia, il suo immoralismo libertario fino ai limiti di legge (“a parte i casi di rapimento e stupro, e dello sfruttamento orribile nelle strade, di cui però le autorità non si interessano mai, sopra i quattordici anni la verità è che senza consenso non si fa niente”) quando si parla di libero sesso e liberi stili di vita. Martedì sul Fatto quotidiano, il sancta sanctorum della criminalizzazione prude e bacchettona del caso Ruby e delle allegre e sguaiate festicciole del Cav., ha piazzato un suo intervento che attaccava così: “Spero ardentemente che il processo Ruby gate contro Berlusconi e altri della stessa risma ‘sesso in cambio di soldi o favori’ si risolva in un nulla di fatto e che Berlusconi ne esca assolto con formula piena e gli si porgano infinite scuse”. Non si sa quanto bicarbonato abbiano dovuto trangugiare al Fatto, si sa che di fianco gli avevano piazzato un intervento leguleio e moralista dell’ex magistrato Bruno Tinti. Col risultato patetico di far risaltare come stelle nella notte delle idee le sfacciate, ma almeno sostanziate, opinioni dello scrittore.

    Che ora rincara la dose: “Guardi, lo sanno tutti, io sono un antiberlusconiano dichiarato, di lui penso malissimo. Ma le sembra corretto, le sembra possibile che io debba andare in giro, dal tabaccaio o al bar, per la strada, e sentire gente che dice che ‘Berlusconi è un pedofilo’? Questa sì che è una vera follia. E’ un’aberrazione. Perché avrebbe avuto rapporti, poi magari non si sa se li ha avuti, con una diciottenne meno qualche settimana, o qualche mese? Ma cosa cambia?”. Già. Ma per molti è la chiave che trasforma la riprovazione etica in pura delinquenza. “E’ la visione generalista del minore che non attacca più, che è odiosa: i minori peccano, rubano, spacciano, fanno cose raccapriccianti. Cos’è questa farsa del ‘minore’ angelico? Se c’è una legge che confonde i bambini, che sono sacri, inviolabili nella loro integrità, che sono sempre vittime, con quelli che sono in realtà ‘adolescenti’, ‘i minori’, allora è quella legge che è immorale. Va aggiornata”. Ovvio, si potrebbe ribattere che magari, in materia, non tutti la vedono esattamente così. Ma a che serve? Il fiume in piena è pronto a travolgere “tutto quel clericalismo da cui nasce questa visione aberrante” e centomila altre infamie della cosiddetta morale corrente. Scusi Busi, torniamo all’oggetto, al caso Ruby: qui a dire il vero non sono stati i preti in tonaca, bensì i magistrati in toga a configurare un reato laddove c’era forse un peccato di gusto. “Sì, certo, una follia, è una magistratura fuori dal mondo”.

    Del resto, il suo dirimpettaio Tinti dice che non può essere “considerata consapevole” la scelta di una ragazza che si affida “all’equazione: ‘Io ho le tette più grandi delle loro, sono anche più giovane, potrò avere le stesse cose e anche di più?”. Dunque, prostituzione minorile fu. “Si rassegnino questi finti preti, il mondo là fuori è cambiato. C’è poca gente che fa ancora l’amore per piacere. Per gli altri è merce di scambio. Far violenza a un bambino merita qualsiasi punizione, e prelevare una maggiorenne e stuprarla è crimine. Ma organizzare una festa, con ragazze adulte e consenzienti? La realtà dei corpi oggi è merceologia, anche a diciassette anni e rotti mesi. Sono matti i legislatori. Che Berlusconi abbia investito i suoi soldi in festini non mi frega niente. Sa che le dico? Quello che in fondo gli rimproverano è il vero grande peccato italiano: di non essere stato ipocrita come tutti, di non essersi nascosto. Lo scriveva già Boccaccio: il peccato più grave è quello che traspare”.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"