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La battaglia (decisiva) dell'Ohio

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Quando mancano tre settimane alle presidenziali americane, i riflettori si accendono sull’Ohio. I repubblicani sanno che senza conquistare i 18 grandi elettori dello stato del midwest difficilmente riusciranno a sfrattare Barack Obama dalla Casa Bianca. Mai nessun candidato del Gop è diventato presidente senza vincere lì.

    Quando mancano tre settimane alle presidenziali americane, i riflettori si accendono sull’Ohio. I repubblicani sanno che senza conquistare i 18 grandi elettori dello stato del midwest difficilmente riusciranno a sfrattare Barack Obama dalla Casa Bianca. Mai nessun candidato del Gop è diventato presidente senza vincere lì, ed è per questo che Mitt Romney – nell’immediata vigilia del secondo dibattito con Obama (domani all’Hofstra University di Hempstead, New York) – sabato ha tenuto un comizio a Portsmouth.

    I sondaggi danno Romney in recupero, ma Obama è sempre avanti (la media calcolata da Real Clear Politics gli assegna un +1,7 per cento) e nel voto di coloro che hanno già votato (un quinto dell’elettorato complessivo dello stato) avrebbe ottenuto il 63 per cento delle preferenze.

    Il presidente in carica, intanto, è chiuso in un hotel di Williamsburg, in Virginia, con i fidati strateghi David Axelrod e David Plouffe: si prepara il dibattito di domani, dove presumibilmente Obama andrà all’attacco, imitando Joe Biden (qui il video del confronto con Ryan) e cercando di mettere in rilievo le contraddizioni di Romney. L’obiettivo è di rimotivare la base che in massa andò alle urne nel 2008, anche se c’è il rischio di allontanare i moderati e gli indecisi. Un sondaggio diffuso ieri da Gallup  assegna all’ex governatore del Massachusetts un vantaggio di tre punti (49 per cento a 46) tra “i probabili elettori”, quelli che cioè quasi certamente andranno a votare ma non sanno ancora per chi.

    Mitt Romney si prepara al confronto nella sua Boston, dove è rientrato dopo una serie di comizi in Ohio. Probabilmente tenterà nuovamente l’affondo contro Obama, accusandolo – come ha fatto domenica nel comizio a Portsmouth – di avere consentito alla Cina di essere sleale su valuta e commercio.

    I democratici in affanno nei sondaggi si affidano intanto a Bruce Springsteen, che giovedì terrà un concerto pro-Obama a Parma, in Ohio. Già quattro anni fa il Boss si schierò apertamente con l’allora senatore dell’Illinois, accusando lo staff di John McCain di avere usato impropriamente una sua colonna sonora durante comizi ed eventi della campagna elettorale. Springsteen non è l’unico big arruolato dalla squadra di Obama per le tre settimane che precedono il voto: l’attore Morgan Freeman ha dato la voce a un video pubblicitario in cui si elencano i successi dell’Amministrazione in carica (qui il video), mentre l’ex presidente Bill Clinton interverrà a diversi comizi in Ohio cercando di galvanizzare la base democratica e di convincere gli indecisi a ridare fiducia al presidente in cerca di conferma alla Casa Bianca.