Devi crescere

Annalena Benini

Molti si affannano a spiegarci che dobbiamo assolutamente salvare le nuove generazioni, educarle “a superare la minaccia reale di uno standard di vita in declino”, come ha appena scritto l’Atlantic: pensando ai nostri figli, ha prefigurato un futuro di crisi a lungo termine per il quale non possiamo fare altro, da genitori e nonni responsabili e cittadini delle democrazie, che chiedere scusa per i nostri eccessi e tentare di correggere la rotta delle economie occidentali, perché in caso contrario “si rischia di appesantire i nostri bambini con un mucchio di debiti, disoccupazione strutturale, poca crescita e un sistema politico disfunzionale”.

    Molti si affannano a spiegarci che dobbiamo assolutamente salvare le nuove generazioni, educarle “a superare la minaccia reale di uno standard di vita in declino”, come ha appena scritto l’Atlantic: pensando ai nostri figli, ha prefigurato un futuro di crisi a lungo termine per il quale non possiamo fare altro, da genitori e nonni responsabili e cittadini delle democrazie, che chiedere scusa per i nostri eccessi e tentare di correggere la rotta delle economie occidentali, perché in caso contrario “si rischia di appesantire i nostri bambini con un mucchio di debiti, disoccupazione strutturale, poca crescita e un sistema politico disfunzionale”. Abbiamo fatto un disastro, pare, abbiamo messo in pericolo gli anni a venire ed è quindi molto probabile che noi non riusciremo a salvare nessuno: però il mondo verrà salvato dai ragazzini.

    C’è un video, su YouTube, uno di quelli che vengono messi lì per caso, per ridere fra parenti un po’ esibizionisti e poi in un attimo milioni di persone lo guardano, ridono, si commuovono: virale, si dice, e c’è una bambina inglese di quattro anni che spiega il mondo al fratellino di due, al parco. Lui, Gabriel, è su una panchina, afflitto, con una camicina scozzese e i pantaloni di velluto, dondola le gambe, ha appena pianto perché il padre l’ha sgridato: aveva litigato sulle giostre con un bambino più grande, che non gli prestava attenzione, e gli aveva sputato addosso. La sorellina, Delilah vestita di rosa a enormi pois blu, si siede accanto a Gabriel e comincia la più affascinante predica di quattrenne mai sentita: “Hai quasi tre anni, devi crescere un po’”. Con le pause ad effetto, perché si sta concentrando per dire le cose giuste, vuole che il fratellino capisca davvero, è importante. “Quando mamma e papà ti dicono di non fare una cosa, tu non la devi fare, quando mamma e papà dicono no, tu non devi sputare”. Ma non è solo pedagogia, la bambina fa anche considerazioni sull’opportunità pratica di una rissa con un bambino più grande, calcola i rischi: “Hai solo due anni, non sei grande abbastanza per fare a botte. Quel bambino aveva forse nove anni, forse dieci… o forse otto”. E’ soltanto un minuto di ripresa, in cui Gabriel è troppo offeso per rispondere, ma sta ascoltando, e termina mentre la piccola dice al fratellino: “Pensaci Gabriel, pensaci su”, e torna a giocare. Non arrabbiata o trionfante, non fiera di interpretare la parte della brava bambina, ma sinceramente convinta di dover spiegare a suo fratello che ci sono le cose giuste e quelle sbagliate e bisogna fare quelle giuste (si intitola: “You need to toughen up a bit”, e adesso tutti vorrebbero i fratellini in televisione, sui giornali: speriamo che i genitori siano così saggi da dire no).

    Salveranno il mondo loro, così piccoli, così assennati, lo salveranno nonostante noi e poi verranno a farci la predica. Sgrideranno anche Massimo D’Alema che ha avvicinato Roberto Giachetti in Parlamento e gli ha chiesto: “Ma è vero che tu stai con Renzi?”, e quando quello ha risposto: “Sì, è vero”, D’Alema ha detto: “Allora da questo momento non ti rivolgerò più la parola”, si è girato e se n’è andato. Gli spiegheranno che non si litiga con gli amici per queste gelosie, e soprattutto non si dice: non ti parlo più. “Devi crescere un po’, hai quasi tre anni”. In quel caso, sarebbe bellissimo che ci fosse un padre premuroso al parco, a riprendere la scena: “Pensaci su Massimo, pensaci”.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.