L'America sta meglio o peggio di quattro anni fa? Ecco i numeri

Matteo Matzuzzi

“Cari americani, state meglio ora rispetto a quattro anni fa?”, chiedeva Ronald Reagan nelle battute finali del dibattito con l’allora presidente in carica Jimmy Carter a pochi giorni dalle elezioni che l’avrebbero portato alla Casa Bianca, nel 1980. Opinionisti, analisti, esperti di comunicazione e politici di lungo corso concordarono: quella domanda, secca e chiara, contribuì a far cambiare il vento, a proiettare Reagan verso la presidenza.

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    Roma. “Cari americani, state meglio ora rispetto a quattro anni fa?”, chiedeva Ronald Reagan nelle battute finali del dibattito con l’allora presidente in carica Jimmy Carter a pochi giorni dalle elezioni che l’avrebbero portato alla Casa Bianca, nel 1980. Opinionisti, analisti, esperti di comunicazione e politici di lungo corso concordarono: quella domanda, secca e chiara, contribuì a far cambiare il vento, a proiettare Reagan verso la presidenza e a chiudere il quadriennio dell’ex governatore della Georgia diventato commander in chief dopo la breve parentesi di Gerald Ford e le macerie del Watergate. Oggi, trentadue anni dopo, il repubblicano Mitt Romney tenta di ricalcare quel copione, dicendo alla pancia dell’America profonda – quella dei blue-collar del midwest e delle migliaia di imprese costrette a chiudere – che nonostante le promesse e gli annunci, l’America del 2012 è in condizioni peggiori rispetto a quando Barack Obama è entrato alla Casa Bianca.

    Ma è davvero così? Le riviste Bloomberg Businessweek ed Esquire, a poche settimane dalla notte del 6 novembre che determinerà vincitori e vinti, hanno messo in fila numeri e grafici per sintetizzare il primo mandato di Obama, confrontandolo con la situazione che si è trovato davanti appena diventato presidente.

    Il bilancio difficile
    Fare un bilancio del mandato di un presidente giunto alla fine del primo mandato è difficile, le note positive si alternano sempre a quelle negative. Anche per Obama è così: se la disoccupazione è tornata a ottobre al 7,8 per cento – stesse cifre del gennaio 2009 – il deficit di bilancio è aumentato del 151 per cento, passando dai 10,63 mila miliardi di dollari di quattro anni fa ai 16 di oggi, come reso noto a settembre dal Tesoro. Il pil, invece, è cresciuto del 12 per cento (era di 13,9 mila miliardi di dollari nel primo trimestre del 2009, è di 15,6 mila miliardi di dollari oggi).

    La cena costa di più
    Dopo un generale ribasso dei prezzi dei generi alimentari nel primo anno di mandato, con i primi segnali di ripresa dell’economia anche il costo di cibo e bevande è aumentato – l’ufficio statistiche del dipartimento del Lavoro calcola un aumento del 7 per cento dal gennaio 2009 all’agosto 2012, incidendo ancora di più sulla classe media già provata dalla più grave crisi economica dai tempi della Grande depressione.

    Guantanamo è ancora aperta
    Anche sul fronte della sicurezza nazionale, i critici del presidente in carica hanno buoni argomenti da usare in campagna elettorale: il 22 gennaio 2009 (due giorni dopo l’insediamento a Washington), Obama ha firmato un ordine esecutivo in cui si stabiliva che la chiusura di Guantanamo sarebbe dovuta avvenire “il più presto possibile”, e in ogni caso entro dodici mesi da quel giorno. Quasi quattro anni dopo, la base americana a Cuba è ancora aperta con i suoi 166 prigionieri (erano 242 a inizio mandato). Riguardo le missioni internazionali oltremare, a fronte del ritiro dall’Iraq (dove sono rimasti circa 200 soldati), le truppe in Afghanistan sono state quasi raddoppiate (erano 34 mila quattro anni fa, sono 67 mila oggi).

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    • Matteo Matzuzzi
    • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.