Diario delle primarie

Il Lingotto di Renzi

Claudio Cerasa

E adesso? Matteo Renzi arriva alla fine di questa settimana con la consapevolezza di essere entrato in una fase molto delicata della sua campagna elettorale. Il sindaco di Firenze sa che i passi indietro annunciati da Walter Veltroni e da Massimo D’Alema (e da molti altri esperti esponenti del Pd) rappresentano un traguardo importante per chi teorizza da anni che la vecchia classe dirigente del Partito democratico farebbe un favore a tutto il centrosinistra se gentilmente decidesse di togliersi dai piedi: e oggettivamente il “non mi ricandido” di Veltroni e il “forse non mi ricandido” di D’Alema possono essere considerati un successo del sindaco rottamatore.

    Roma. E adesso? Matteo Renzi arriva alla fine di questa settimana con la consapevolezza di essere entrato in una fase molto delicata della sua campagna elettorale. Il sindaco di Firenze sa che i passi indietro annunciati da Walter Veltroni e da Massimo D’Alema (e da molti altri esperti esponenti del Pd) rappresentano un traguardo importante per chi teorizza da anni che la vecchia classe dirigente del Partito democratico farebbe un favore a tutto il centrosinistra se gentilmente decidesse di togliersi dai piedi: e oggettivamente il “non mi ricandido” di Veltroni e il “forse non mi ricandido” di D’Alema possono essere considerati un successo del sindaco rottamatore.
    Renzi – che ieri ha promesso che dopo le parole di D’Alema parlerà con meno assiduità di mandati parlamentari e di ricambio generazionale e che da qualche giorno ha chiesto ai suoi uomini di cercare anche a Roma, e non più solo a Firenze, una sede per coordinare al meglio la sua campagna, compiendo dunque un gesto significativo che simbolicamente segna una nuova fase della corsa del sindaco – non si aspettava però che la rottamazione si trasformasse in così poco tempo in autorottamazione. E non è un caso che nelle ultime ore il sindaco sia sembrato quantomeno spiazzato dalle decisioni di Veltroni e di D’Alema. La ragione è ovvia: senza aver più nessuno da rottamare, tranne ovviamente il segretario del Pd, la rottamazione ha bisogno di essere corretta, e oggettivamente l’unico perfezionamento possibile è quello di indirizzare il proprio mirino non più verso alcuni politici ma verso un preciso modo di fare politica.

    Già, ma come? Renzi ieri pomeriggio ha chiesto al suo braccio destro Marco Carrai di organizzare un veloce brainstorming con alcuni economisti del giro renziano ed entro le prossime 48 ore il sindaco sceglierà definitivamente su quali temi puntare per portare avanti la sua rincorsa al segretario del Pd. In particolare, il giorno scelto per lanciare la così detta “Fase due” è domenica prossima: giorno in cui il camper di Renzi arriverà al PalaIsozaki di Torino (provincia che ha fatto registrare il maggior numero di comitati per Renzi, circa cento) e giorno in cui in compagnia dell’inventore di Eataly Oscar Farinetti (che ha organizzato la mattinata torinese) il sindaco scriverà un nuovo capitolo della sua sfida a Bersani anche attraverso la rottamazione dell’agenda economica del segretario del Pd. Renzi ha scelto infatti di puntare forte – oltre che sui temi classici degli asili nido, del sociale e della scuola – proprio sull’economia per caratterizzare il senso della sua proposta alternativa rispetto a quella del leader del Pd e a Torino (dove sono previste 5 mila persone) il sindaco spiegherà perché ha deciso di mettere al centro della sua campagna dei concetti e dei contenuti simili a quelli presentati dall’Economist nel suo ultimo numero all’interno del super speciale sul “True progressism”, il vero progressismo.

    Dal punto di vista teorico, dunque, Renzi dirà che una sinistra moderna non deve punire i ricchi ma deve semplicemente raccogliere più denaro e in maniera più efficiente; ricorderà, in modo più enfatico rispetto a quanto fatto finora, che l’agenda Renzi si differenzia da quella Bersani (e anche da quella Monti) perché il cuore del programma non è alzare le tasse ma diminuire le aliquote inasprendo i controlli e le pene per gli evasori; e prometterà infine che una volta al governo non farà come François Hollande, non andrà a rincorrere i ricchi e non applicherà norme punitive sui grandi patrimoni. Questo per quanto riguarda il punto di vista teorico, mentre dal punto di vista pratico alcuni degli economisti della squadra di Renzi hanno suggerito due proposte su cui puntare per declinare la teoria del “più trasparenza, meno burocrazia e meno tasse per tutti”. La prima proposta riguarda la politica “anti Fiorito” della “full disclosure”, ovvero la sfida della trasparenza totale sul modello svedese, inglese e americano dell’accessibilità piena a tutte le spese di qualsiasi amministrazione pubblica. La seconda riguarda invece una proposta legata alla detassazione selettiva delle aliquote riservate al lavoro femminile ed è una proposta simile a quella depositata pochi mesi fa dai senatori Pietro Ichino ed Enrico Morando. Ci sarà dunque questo a Torino, e soprattutto, poi, accanto alle proposte economiche, ci sarà un discorso impegnativo di Renzi su cosa significa per lui essere un politico di sinistra. Sarà, in un certo modo, il Lingotto di Renzi, quello di Torino. E sarà questa l’occasione in cui il sindaco proverà a dimostrare una volta per tutte che nel suo programma elettorale oltre la rottamazione di D’Alema c’è davvero qualcosa di più.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.