"Resettare il Pdl? Il Cav. non s'è inventato niente"
Spiace dirlo, ma per una volta Silvio Berlusconi non s’è inventato niente. Forse non lo sapeva, ma quando il Cavaliere ha utilizzato il termine “resettare” riferendosi alla dirigenza del Pdl, stava ripetendo quel che alcuni dei suoi vanno dicendo da un po' di mesi. #resetPdl nasce su Twitter come hashtag, per poi appropriarsi anche di un account. Uno slogan coniato dai giovani pidiellini siciliani all’indomani della catastrofica gestione delle amministrative di primavera. Che ebbe tra le conseguenze l’umiliazione del partito a Palermo (ridotto all’8%) e l’esclusione del candidato azzurro dal ballottaggio.
Spiace dirlo, ma per una volta Silvio Berlusconi non s’è inventato niente. Forse non lo sapeva, ma quando il Cavaliere ha utilizzato il termine “resettare” riferendosi alla dirigenza del Pdl, stava ripetendo quel che alcuni dei suoi vanno dicendo da un po' di mesi. #resetPdl nasce su Twitter come hashtag, per poi appropriarsi anche di un account. Uno slogan coniato dai giovani pidiellini siciliani all’indomani della catastrofica gestione delle amministrative di primavera. Che ebbe tra le conseguenze l’umiliazione del partito a Palermo (ridotto all’8%) e l’esclusione del candidato azzurro dal ballottaggio. Un’umiliazione alla quale i dirigenti della Giovane Italia risposero con l’occupazione simbolica della sede regionale del partito. “La nostra è stata una provocazione per lanciare una serie di idee nuove”, spiega Mauro La Mantia, leader locale dei giovani azzurri. Prima fra tutte quella delle primarie, “per evitare di continuare a sottostare a scelte verticistiche”. “Il nostro reset non mirava a distruggere qual che c’era – racconta Carolina Varchi – ma a contestare lealmente l’operato del partito”. Ma la dirigenza continua a dare segnali deludenti. Inserita inizialmente nelle liste delle prossime elezioni regionali, Varchi, che della Giovane Italia è vicepresidente, è stata esclusa all’ultimo momento. “Qualcuno deve spiegarmi perché la Minetti può essere candidata al Consiglio regionale della Lombardia e io, che ho studiato, mi sono laureata, che ho un lavoro mio e che faccio politica da sempre, devo restare fuori dalle liste siciliane” ha tuonato dalle colonne del Corriere della Sera.
Ma al di là della facile etichetta di anti-Minetti prontamente attribuitale dai giornali, i ragazzi di Reset pongono un problema politico non da poco. “Il Pdl manca di criteri di funzionamento chiari e di obiettivi altrettanto certi” attacca la giovane siciliana. Che liquida l’invenzione del predellino: “Il Pdl è un’esperienza giunta al termine. La struttura del partito è al collasso, bisognerebbe tornare a incentivare la partecipazione partendo dal territorio”. Basta quindi ad un contenitore unico, “arrivato al fallimento perché ha ceduto alle troppe faide interne”. La strada da seguire è quella delle primarie: “Ci possiamo rialzare solo attraverso i gazebo”, commenta La Mantia. Per Varchi sono state lo strumento “che ha permesso al Pd di essere oggi un passo avanti”. Ma, complice il background aennino del gruppo (alla leader della Giovane Italia è arrivata la solidarietà di Gianni Alemanno dopo l’esclusione dalle liste), da queste parti il fascino di Matteo Renzi trova poco terreno su cui attechire. “Non ne subiamo il giovanilismo – taglia corto La Mantia – Conosco under 30 assai peggiori del sindaco di Firenze”. “Ha il merito di aver sfidato la nomenklatura – ammette Varchi – Mi auguro che prima o poi anche nel centrodestra si arrivi a produrre un fenomeno simile a quello che ha innescato Renzi nel Pd”.
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