Diario delle primarie

Le primarie in banca

Claudio Cerasa

A voler stare alle nude dichiarazioni offerte ieri da alcuni esponenti del centro-sinistra, Matteo Renzi sarebbe diventato un personaggio di un reality di Giorgio Gori (Italo Bocchino) che come un cappuccetto rosso (Giuseppe Fioroni) sfascia tutto e cancella tutto (Massimo D’Alema) e usa i contenuti di una holding delle Cayman (Davide Zoggia) per giocare in maniera pericolosa (Nichi Vendola) facendosi accompagnare da seguaci stalinisti (Virginio Merola) e proponendo pillole generiche (Pier Luigi Bersani) che lo fanno sembrare un candidato che in fondo non sembra neppure correre per il centrosinistra (Laura Puppato)

    Roma. A voler stare alle nude dichiarazioni offerte ieri da alcuni esponenti del centro-sinistra, Matteo Renzi sarebbe diventato un personaggio di un reality di Giorgio Gori (Italo Bocchino) che come un cappuccetto rosso (Giuseppe Fioroni) sfascia tutto e cancella tutto (Massimo D’Alema) e usa i contenuti di una holding delle Cayman (Davide Zoggia) per giocare in maniera pericolosa (Nichi Vendola) facendosi accompagnare da seguaci stalinisti (Virginio Merola) e proponendo pillole generiche (Pier Luigi Bersani) che lo fanno sembrare un candidato che in fondo non sembra neppure correre per il centrosinistra (Laura Puppato). L’ultima polemica con cui Renzi si è ritrovato a fare i conti ieri ruota attorno a una notizia scovata dal Corriere che riguarda i rapporti di Renzi con la finanza e in particolare con l’uomo che martedì ha organizzato una serata di raccolta fondi per il sindaco: Davide Serra, capo di Algebris, hedge fund che – come ricordato dal Corriere, che con Serra non ha buoni rapporti dai tempi della sua campagna contro i vertici di Generali – è stato fondato a suo tempo nelle Cayman. Bum! “Chi ha base alle Cayman non dovrebbe permettersi di dare consigli”, ha detto Bersani. “La politica autorevole parla con la finanza, la politica meschina si fa dettare la linea dalla finanza”, ha risposto Renzi. Il duello sulla finanza non rappresenta solo un piccolo scontro di giornata ma è destinato a essere uno dei temi centrali dei prossimi giorni di campagna elettorale. Bersani e Vendola, è il sospetto di Renzi, cominceranno a fare sempre più gioco di squadra e proveranno a trasformare il caso “Cayman” nel nuovo caso “Arcore”. Il sindaco però non ha intenzione di farsi schiacciare e dopo aver invitato Bersani a confrontarsi pubblicamente su questo tema sarà anche da qui, dal rapporto che la sinistra deve avere con la finanza, che costruirà il discorso con cui domani a Torino lancerà la sua fase due. E lo farà, Renzi, con argomentazioni simili a quelle offerte da Pietro Ichino in questa chiacchierata con il Foglio.

    “Considerare la finanza come cattiva, come la responsabile della crisi economica globale – dice al Foglio il senatore del Pd Pietro Ichino, da qualche tempo diventato uno dei consiglieri più ascoltati dal sindaco rottamatore – equivale a dimenticare che senza finanza lo stato non avrebbe neppure potuto prendere il denaro a prestito nei mercati internazionali, e che quindi non avrebbe potuto praticare quelle politiche keynesiane che gli stessi Bersani e D’Alema indicano come necessarie e salutari. Perciò mi chiedo se in questa polemica contro la ‘finanza cattiva’ non torni fuori  quell’antica concezione manichea della sinistra che da una parte mette la operosa e buona classe operaia, mentre dall’altra la classe borghese rapace e sempre a caccia di rendite. Una polemica che, se fosse in questi termini, trasformerebbe il Pd in una creatura politica più antica di quello stesso Pci che aveva tentato di mandare in soffitta queste differenze. Da parte di Bersani e di D’Alema poi – aggiunge Ichino – avverto diverse stonature: in primo luogo l’incoerenza della critica relativa al dialogare con esponenti del mondo dell’economia e della finanza che sia Bersani sia D’Alema hanno praticato mille volte, in incontri aperti o a porte chiuse, lungo tutto l’arco dell’ultimo quarto di secolo. Se poi la critica è rivolta alla ricerca da parte di Renzi di un finanziamento per la sua attività politica – conclude Ichino difendendo il sindaco – non credo che Bersani e D’Alema possano negare di aver ricevuto finanziamenti da imprenditori per la loro attività politica personale e/o per quella del partito da loro diretto. Quello che conta, in questa materia, è soltanto la trasparenza. E su questo terreno il sindaco di Firenze mi sembra più avanti di tutto il Pd”.

    Ecco. La traccia con cui Matteo Renzi nelle prossime ore risponderà al primo vero affondo della coppia Bersani-Vendola sarà simile a quella offerta da Ichino in questa piccola intervista. E la ragione per cui il Rottamatore spingerà ancora sul pedale della finanza per sfidare Bersani (che dopo aver incassato l’endorsement di 22 veltroniani oggi riceverà anche il sostegno ufficiale dei giovani montiani del Pd, i così detti giovani curdi guidati da Gian Luca Lioni) è legata a una doppia idea maturata in questi giorni nella testa del sindaco di Firenze. Primo: dimostrare che la sinistra che ha in mente intende superare anche su questi temi la vecchia sindrome della vocazione minoritaria e il famoso complesso del “pas d’ennemi à gauche”, del nessun nemico a sinistra. Secondo: sfruttare il tema “la sinistra e la finanza” per declinare un concetto che domani verrà accennato a Torino e che Renzi ha intenzione di ribadire anche il 15 novembre alla Leopolda. Un concetto che secondo Renzi potrebbe ridare nuovo ossigeno alla sua campagna elettorale (gli ultimissimi sondaggi lo danno leggermente in calo) e che più o meno dovrebbe suonare così: cari democratici, scusate, ma ora bisogna scegliere che cosa fare: tornare a essere come era il vecchio Partito comunista oppure farlo davvero questo benedetto Pd. Per dirla in altre parole: cari amici, adesso basta: adesso è arrivato il momento di rottamare il Pci.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.