Alle e-cigarettes non manca niente, tranne il fascino del fumo cattivo

Annalena Benini

Il vantaggio è che le si può tenere in mano accese dappertutto anche al ristorante, su qualche aereo, anche a Central Park, se si ha la pazienza di affrontare l’umiliazione della polizia che arriva in un secondo a sirene spiegate e con i mitra e spiegare che no, non è una sigaretta vera. Non sto fumando, sto inalando una cosa con nicotina, ma poi espiro vapore acqueo, non la vede la lucetta blu? Non lo vede che è di plastica? Sto “vaping”, si dice così.

    Il vantaggio è che le si può tenere in mano accese dappertutto anche al ristorante, su qualche aereo, anche a Central Park, se si ha la pazienza di affrontare l’umiliazione della polizia che arriva in un secondo a sirene spiegate e con i mitra e spiegare che no, non è una sigaretta vera. Non sto fumando, sto inalando una cosa con nicotina, ma poi espiro vapore acqueo, non la vede la lucetta blu? Non lo vede che è di plastica? Sto “vaping”, si dice così (vengono in mente le pastiglie anti zanzare e il dubbio di stare inghiottendo insetticida), e Leonardo DiCaprio lo fa, è perfettamente legale. Katherin Heigl, l’attrice, è andata al David Letterman Show con la sua sigaretta elettronica, e Letterman ha gridato: “Qualcuno chiami la polizia!”. Anche Kate Moss, Paris Hilton, Lindsay Lohan (dopo aver dato scandalo con tutto il fumo, e non solo, esistente in natura), vanno in giro a soffiare fuori questa specie di aria pulita, e mentre si sentono un buon esempio per i bambini, una guida per la società salutista, si chiedono, con smarrimento, se per caso non staranno facendo la figura dei nerd. Johnny Depp sventola una sigaretta elettronica (la prima nella storia del cinema) in “The tourist”, mentre interpreta un professore di matematica. L’ha chiesto lui, che le usa davvero. Ma appena rivela la sua vera identità, una specie di fuorilegge internazionale che ha cambiato chirurgicamente volto dopo una enorme evasione fiscale, ecco che getta con le noiose e-cigarettes e tira fuori, grande soddisfazione di tutti, anche di Angelina Jolie, il suo vecchio pacchetto da fumatore cattivo.

    E’ questo il problema: si può immaginare, senza pena nel cuore, Humphrey Bogart che si gode una sigaretta elettronica? Serge Gainsbourg con la lucetta blu? C’è un pacchetto di queste sigarette di consolazione, tra l’altro, che comincia a lampeggiare e vibrare di gioia quando capta, nell’arco di pochi metri, un altro possessore di fumo elettronico. Per creare una comunità, un momento di socialità, non sentirsi completamenti soli con in mano questa specie di inutile torcia, creare un mondo meno cattivo e adescare clienti con la tecnologia (se ci si esalta per la applicazione dell’iPhone che individua gente disposta all’adulterio nel raggio di un chilometro, si potrebbe trovare divertente anche l’idea di incontrare questi fumatori interconnessi e scambiarsi opinioni sulla marca migliore di non-fumo, oppure piangere abbracciati pensando alle Gauloises). Ottanta dollari per un pacchetto che si chiama “Blu” con sensori: contiene cinque e-cigarettes. Molti hanno commentato: è la cosa più stupida che abbia mai sentito in tutta la vita. Ma la risposta immediata è: no, la cosa più stupida è stata cominciare a fumare. L’unico modo per fare guadagnare allure e desiderabilità alla sigaretta elettronica, scrive il New York Observer, potrebbe essere vietarla. Andrew Cuomo, governatore dello Stato di New York, ha appena approvato una legge che vieta ai minori di comprare e-cigarettes e a tutti di utilizzarle nei dintorni delle scuole (c’è già chi si lamenta per gli effetti che potrebbe creare questo non-fumo passivo). Ci sono molti locali, poi, dove la regola è “no smoking whatsoever”, non importa se uno desideri semplicemente aspirare una lampadina: è proibito. Se ogni cosa è vietata, però, ogni vera sigaretta è un po’ più illuminata.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.