Fronti e stabilità
Così il Parlamento vuole processare il rigore di Monti
Il governo prova a difendere la legge di stabilità dalle contestazioni dei partiti che la considerano recessiva per l’economia. E in cerca di spunti per la crescita, invocata da più parti, è arrivato sul tavolo del pre Consiglio dei ministri di ieri uno “schema di disegno di legge” per agevolare l’investimento e l’attrazione di capitali per infrastrutture e trasporti. Difensore della manovra, in sede di commissione Bilancio congiunta di Camera e Senato, ieri il ministro dell’Economia Vittorio Grilli ha detto che il 98,9 per cento dei contribuenti beneficerà dell’“effetto positivo” che si sprigionerà dalla combinazione meno Irpef-meno Iva, pilastro della legge di stabilità.
Roma. Il governo prova a difendere la legge di stabilità dalle contestazioni dei partiti che la considerano recessiva per l’economia. E in cerca di spunti per la crescita, invocata da più parti, è arrivato sul tavolo del pre Consiglio dei ministri di ieri uno “schema di disegno di legge” per agevolare l’investimento e l’attrazione di capitali per infrastrutture e trasporti.
Difensore della manovra, in sede di commissione Bilancio congiunta di Camera e Senato, ieri il ministro dell’Economia Vittorio Grilli ha detto che il 98,9 per cento dei contribuenti beneficerà dell’“effetto positivo” che si sprigionerà dalla combinazione meno Irpef-meno Iva, pilastro della legge di stabilità. Grilli ha riferito che il vantaggio complessivo andrà per il 54 per cento ai lavoratori dipendenti, il 34 per cento ai pensionati, il 10 per cento agli autonomi, e il restante 2 a chi non rientra in queste categorie. Secondo Grilli, l’aumento dell’Iva di un punto percentuale va anche a colpire gli evasori, perché è un’imposta che pagano tutti. Grilli ha inoltre definito la manovra un “provvedimento equo” che “risponde alla sfida di fare ripartire l’economia”: “Abbiamo una legge che, per la prima volta in 18 mesi, è neutrale. E per la prima volta in diversi anni è a saldo zero, non chiediamo al paese ulteriori sacrifici nel suo complesso”. Grilli ha anche chiarito che il cosiddetto rapporto Giavazzi sul taglio degli incentivi alle imprese, finora rimasto nel cassetto, avrà un impatto inferiore ai 10 miliardi preventivati. Un sostegno all’esecutivo lo ha fornito il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: Monti ha fatto riforme impressionanti, guai a vanifare i sacrifici sul rigore.
Le stime sui benefici della manovra sono diverse dalla realtà, secondo Pier Luigi Bersani, segretario del Pd. Oggi pomeriggio, nel contesto di consultazioni governo-partiti, Bersani vedrà il presidente del Consiglio, Mario Monti, e Grilli per discutere modifiche senza le quali il Pd potrebbe non votare a favore. In particolare evitare l’aumento dell’Iva e la riduzione dell’Irpef, non aumentare le ore di lavoro per gli insegnanti e incrementare se possibile il fondo per gli esodati (100 milioni, secondo il decreto). La presa di posizione del Pd si accompagna all’insofferenza degli altri esponenti della maggioranza tripartitica che sostiene il governo in Parlamento, Pdl e Terzo polo, verso la manovra. E’ improbabile un “assalto alla diligenza”, come negli anni passati, perché i saldi dovranno restare invariati, ma il dibattito parlamentare non si preannuncia sereno, anche se per il governo “cambiamenti sono possibili”.
Ieri in audizione sono intervenuti anche il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, il vicegovernatore della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, e il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino. “C’è stata sostanziale convergenza sul fatto che la legge vada modificata e che così com’è non coglie lo scopo di stimolare la crescita e dare vantaggi a tutti”, dice al Foglio Pier Paolo Baretta (Pd), relatore della legge di stabilità. “Ci sono ambiti che possono essere modificati, Grilli non è stato categorico, bisogna capire come, dove e se sia possibile aumentare le risorse”, dice Baretta, visto che Grilli ha messo sul piatto 900 milioni “per il sociale” che il Parlamento deciderà come allocare. Banca d’Italia invece consiglia di rendere “stabile nel tempo” il contributo per la produttività e “permanente” l’opera di spending review. Segnala poi la necessità di una “costante e attenta” verifica dei conti pubblici a fine 2012 e nota che in via prudenziale “il governo potrà valutare in primavera una ulteriore limatura della spesa pubblica per gli anni 2014-’15”.
Ma il governo rilancia sulla crescita
Nel pre Consiglio dei ministri di ieri si è discusso intanto lo “schema” di legge delega per rilanciare infrastrutture e trasporti. Nella bozza che il Foglio ha letto, si propone: di creare un comitato pluriministeriale per “realizzare infrastrutture strategiche”; di introdurre consultazioni pubbliche che coinvolgano le comunità locali per opere di “rilevante impatto ambientale, sociale ed economico” (tradotto: evitare proteste “No Tav”); di garantire “bancabilità” ai progetti proposti tramite il coinvolgimento degli istituti di credito; di ridurre i tempi per ricevere l’approvazione del Cipe e di creare un fondo chiuso presso la Cassa depositi e prestiti, gestito insieme a comuni (Anci) e province (Upi), per valorizzare “beni pubblici mobiliari”.
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