Obama vince ma Romney non crolla

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Terzo e ultimo dibattito tra Barack Obama e Mitt Romney andato in scena la scorsa notte a Boca Raton, Florida. Tema: la politica estera. Qui il video  e qui la trascrizione integrale. Per la Cnn ha prevalso il presidente (48 per cento a 40), così come per la Cbs  (53 a 23). Difficile dire quanto un’ora e mezza di confronto su Libia, Siria, Afghanistan e Israele possa cambiare la dinamica della corsa alla Casa Bianca quando mancano esattamente due settimane alla notte del 6 novembre.

Leggi L’analista del governo cinese ci dice: “Per noi è meglio Romney” di Matteo Matzuzzi

    Terzo e ultimo dibattito tra Barack Obama e Mitt Romney andato in scena la scorsa notte a Boca Raton, Florida. Tema: la politica estera. Qui il video  e qui la trascrizione integrale. Per la Cnn ha prevalso il presidente (48 per cento a 40), così come per la Cbs  (53 a 23). Difficile dire quanto un’ora e mezza di confronto su Libia, Siria, Afghanistan e Israele possa cambiare la dinamica della corsa alla Casa Bianca quando mancano esattamente due settimane alla notte del 6 novembre. Katty Kay, corrispondente della Bbc da Washington, scrive su Twitter che “Obama ha vinto il dibattito, ma non abbastanza per cancellare la sua sconfitta nel primo confronto. E’ a Denver che la partita è realmente cambiata”. Dello stesso avviso Piers Morgan (“Romney non è andato male, nessuna gaffe, nessun danno”).

    Se Obama – aggressivo e all’attacco fin dal primo minuto – ha ricordato i suoi successi durante il primo mandato e rivendicato i passi fatti in vicino e medio oriente, Romney quasi sempre si è mostrato d’accordo con il presidente (Mubarak, il vecchio alleato di ferro di Washington era ormai indifendibile per entrambi). Sul dossier cinese  – nonostante i duri toni usati contro Pechino in campagna elettorale (sarà perché i cinesi preferirebbero un repubblicano alla Casa Bianca?) – ha addirittura assunto una posizione più moderata rispetto a Obama. Il presidente ha anche smentito il New York Times, dicendo che non c’è nulla di vero sugli imminenti negoziati tra gli Stati Uniti e Teheran per risolvere la questione nucleare. Entrambi i candidati hanno definito Israele “il miglior alleato dell’America in medio oriente”, assicurando che in caso di attacco iraniano si schiereranno da subito al fianco di Gerusalemme. Spesso Romney è sembrato assumere posizioni più a sinistra di Obama, tant’è che Nicholas Kristof ha scritto che “sembrava un columnist liberal del Nyt”.

    Momenti di ilarità: Romney dice che ci sono meno navi da guerra rispetto al 1916 e Obama ha gioco facile a ricordargli che ci sono anche “meno cavalli e meno baionette”. Momenti di panico e imbarazzo: il 75enne Bob Schieffer, della Cbs, inciampa sul nome del principe del terrore eliminato nel compound di Abbottabad da una squadra di Navy Seal. L’ha chiamato “Obama Bin Laden”. Ezra Klein  del Washington Post, ha scritto su Twitter che “piuttosto il presidente avrebbe preferito essere chiamato Barack Saddam Hussein Obama”.

    Dubbi sull’incisività di Romney nel dibattito li ha espressi Jeffrey Goldberg dell’Atlantic: “Il problema per il candidato repubblicano è che Obama sta già facendo tutte le cose che lui dice di voler fare”. Un vantaggio inevitabile su cui concorda anche Larry Sabato : “Essere presidente da quattro anni conta. Barack aveva due strade, attaccare o fare ostruzionismo”. Ha scelto la prima.

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