Prima della cena con Monti

Il Cav. darà battaglia elettorale e assicura che Alfano lo seguirà in FI

Salvatore Merlo

“Angelino verrà con me in Forza Italia non ho dubbi, faremo una campagna elettorale dura con Monti e contro il governo. Sulla legge di stabilità bisogna dare battaglia”. Prima di andare ieri sera a cena con il presidente del Consiglio – una cena che s’intuisce garbata nei modi ma non nella sostanza, questa con il professor Monti – Silvio Berlusconi ha riunito un consiglio di guerra ad Arcore, lunedì, e tra una riunione e l’altra con i suoi avvocati, ha fatto in modo che si sapesse: “Ho deciso”.

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    Roma. “Angelino verrà con me in Forza Italia non ho dubbi, faremo una campagna elettorale dura con Monti e contro il governo. Sulla legge di stabilità bisogna dare battaglia”. Prima di andare ieri sera a cena con il presidente del Consiglio – una cena che s’intuisce garbata nei modi ma non nella sostanza, questa con il professor Monti – Silvio Berlusconi ha riunito un consiglio di guerra ad Arcore, lunedì, e tra una riunione e l’altra con i suoi avvocati, ha fatto in modo che si sapesse: “Ho deciso”. Il Cavaliere li ha riuniti al tavolo ovale della sala da pranzo intima di Villa San Martino, la stanza più piccola, quella che si usa per i pranzi in famiglia e con gli amici: Clemente Mimun, Claudio Brachino, Giovanni Toti, Mauro Crippa e Fedele Confalonieri, insomma lo stato maggiore di Mediaset, il presidente e il direttore generale dell’azienda, i direttori di tutti i telegiornali. “Vorrei che non chiamaste nelle trasmissioni i vecchi dignitari del Pdl”, ha detto a un certo punto il Cavaliere: “Chiamate Alfano che è giovane, chiamate la Santanchè, chiamate le facce nuove come Nunzia De Girolamo”, niente più capigruppo, niente coordinatori nazionali, niente La Russa, niente Gasparri, niente Cicchitto. Ma il tono del Cavaliere non è rancoroso, non è uomo che licenzia “semmai si fa lasciare, come i meridionali quando si scocciano della moglie”, ironizza il senatore Andrea Augello. E l’aria ad Arcore lunedì era distesa, in quel modo strano, equivoco, ludico, che il Cavaliere ha di interpretare la vita, i rapporti umani e pure quelli politici: prima di pranzare, durante l’aperitivo, è apparsa Michela Vittoria Brambilla (MVB); e gli uomini di Mediaset, gli ospiti, tutti sono stati invitati a guardare un film sulla “coscienza degli animali” prodotto dall’ex ministro (che ha poi spiegato attraverso alcune slide che a destra “ci vuole un partito ambientalista”. Berlusconi ambientalista? “Sì, dà pure il nome agli alberi del suo parco”). E dunque il Cavaliere è certo che Alfano lo seguirà dovunque, e al primo accenno di qualcuno, che a tavola obiettava intorno alle reali intenzioni del segretario (“lo strappo di Alfano”), Berlusconi ha risposto con un tono bonario: “Ognuno deve fare la sua parte, ed è giusto che sia così. Alfano è in gamba e nessuno deve avere la presunzione di escludere l’altro”.

    Il gioco delle parti con Angelino
    Gli interlocutori del Cavaliere hanno capito che per il capo ogni ipotesi di rottura nel mondo del berlusconismo politico è impensabile. Sono usciti dal lungo pranzo, durato quasi cinque ore, con l’impressione che tra Berlusconi e Alfano sia in corso un gioco delle parti, forse inconsapevole, tacito, le cui vittime sono però ben individuabili: gli uomini della nomenclatura del Pdl, quelli che in queste ore chiedono ad Alfano un colpo di reni che forse il segretario amletico non ha intenzione di fare. “Abbia coraggio”, si accalora Guido Crosetto. Ma persino Daniela Santanchè, lunedì sera, sul divano del salotto di Arcore ha ascoltato dalla bocca del Cavaliere queste parole: “Angelino sta con me, e vedrai che verrà in Forza Italia”; “non ci credo”; “scommettiamo?”. E’ davvero un gioco delle parti quello tra lui e il segretario, o è Berlusconi che vuole farlo credere, convinto com’è della sua antica battuta diventata poi teoria politica: “Erano zucche e io li ho trasformati in tanti deputati”? Vuole fare un partito suo, diverso dal Pdl, ma l’incognita maggiore, quella intorno a cui ruotano il destino e la natura del centrodestra, Berlusconi non l’affronta con nessuno: lui si candida come premier o no? L’unica cosa certa è che il Cavaliere si prepara al voto, forse da protagonista, forse da comprimario. Nel partito in via di abbandono si attendono notizie di Alfano, se il segretario non dovesse reagire, più di qualcuno potrebbe bussare subito alla porta di Casini: Gianni Alemanno e gli An meno berlusconizzati, Gianfranco Rotondi e Mauro Cutrufo, Claudio Scajola, Beppe Pisanu, forse alcuni grandi dignitari della prima Forza Italia. Uno degli aspetti dirimenti riguarda i rapporti con il montismo nella prossima legislatura, il nuovo partito inseguirà l’alleanza antisistema modello Lega o il modello montiano dell’Udc? Lunedì prossimo si vota in Sicilia, e molte cose saranno più chiare. Per ora, di fronte al professor Monti, che vorrebbe chiudere la legge di stabilità, non c’è più il leader di un partito di maggioranza, ma c’è il Cavaliere elettorale che a un certo punto, pur sapendo che è impossibile e persino inutile, ha detto che “se non cambia la legge di stabilità per me questo governo può cadere adesso”. Si prepara una carica di emendamenti, una discesa rapida verso il voto: niente aumento dell’Iva, nessuna revoca retroattiva delle detrazioni. “Non si può lasciare questo spazio al Pd”.

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.