L'aritmia e la sentenza
Il cuore malato di un Marò in India rimette sotto pressione Terzi
Secondo due fonti separate sentite dal Foglio, uno dei due Marò italiani prigionieri in India ha avuto problemi di salute al cuore legati direttamente alla sua condizione di imputato. Massimiliano Latorre ha sofferto per settimane di aritmia cardiaca – che può essere scatenata anche da fattori ambientali come stress e rabbia e che ha reso l’attesa della famiglia ancora più angosciosa – ma ora starebbe di nuovo bene.
Roma. Secondo due fonti separate sentite dal Foglio, uno dei due Marò italiani prigionieri in India ha avuto problemi di salute al cuore legati direttamente alla sua condizione di imputato. Massimiliano Latorre ha sofferto per settimane di aritmia cardiaca – che può essere scatenata anche da fattori ambientali come stress e rabbia e che ha reso l’attesa della famiglia ancora più angosciosa – ma ora starebbe di nuovo bene. Lui e Salvatore Girone vivono ora in libertà vigilata nel porto meridionale di Kochi. Una loro lettera, che avrebbe dovuto essere resa pubblica in occasione del simposio di quaranta marine militari svoltosi a Venezia la settimana passata, è stata secretata all’ultimo momento dai vertici della Difesa.
La notizia dei problemi di salute di Latorre mette di nuovo sotto pressione il governo italiano, che da febbraio, da quando i due Marò sono stati consegnati alle autorità dello stato indiano del Kerala, ha dovuto seguire il calendario e le decisioni imposte dagli indiani, senza la possibilità di mostrarsi davvero efficace. Ieri il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi di Sant’Agata, si è congratulato su Twitter con la Ferrari per la decisione di correre il prossimo Gran premio di Formula Uno in India con la bandiera della marina militare sulle sue auto, in segno di solidarietà con i due Marò. Il capo di stato maggiore della marina, Luigi Binelli Mantelli, ha detto che potrebbero essere a casa per Natale, e in generale si respira un’aria di vago ottimismo. Tutto è appeso a una sentenza della Corte suprema indiana, che da oltre un mese deve decidere sul ricorso presentato dall’Italia sulla questione centrale: l’India aveva o no giurisdizione sulla sparatoria del 15 febbraio in acque internazionali?
Gli indiani sono divisi tra chi vorrebbe la semplice decisione sulla giurisdizione – e quindi non nel merito, sull’innocenza o colpevolezza dei due militari – e chi vorrebbe che la questione fosse invece risolta fino in fondo. In entrambi i casi, potrebbe entrare in gioco l’accordo ratificato ad agosto tra i due paesi, dopo dieci anni di negoziati, che regola il trasferimento in Italia di connazionali giudicati e condannati in India.
Il Foglio sportivo - in corpore sano