Nel dopo Berlusconi c'è anche Monti

Salvatore Merlo

“Continuare nello sforzo liberale e riformatore sta al Popolo della libertà, al segretario Angelino Alfano, e a una generazione giovane che riproduca il miracolo del 1994”. Ha tentennato per settimane, ha studiato i sondaggi, ha ascoltato la famiglia e l’azienda, il partito e il giovane segretario Alfano, infine ha deciso di non ricandidarsi a Palazzo Chigi. Silvio Berlusconi indice dunque le elezioni primarie per l’individuazione del suo successore e nel comunicato con il quale annuncia il suo ritiro rende merito a Mario Monti.

Leggi "Non ripresenterò la mia candidatura". Le parole del Cav.

    Roma. “Continuare nello sforzo liberale e riformatore sta al Popolo della libertà, al segretario Angelino Alfano, e a una generazione giovane che riproduca il miracolo del 1994”. Ha tentennato per settimane, ha studiato i sondaggi, ha ascoltato la famiglia e l’azienda, il partito e il giovane segretario Alfano, infine ha deciso di non ricandidarsi a Palazzo Chigi. Silvio Berlusconi indice dunque le elezioni primarie per l’individuazione del suo successore e nel comunicato con il quale annuncia il suo ritiro rende merito a Mario Monti. Lo fa con una perifrasi cristallina, che forse spazza via ogni dubbio sulla posizione del nuovo centrodestra nel confuso scacchiere politico italiano: “La direzione riformatrice e liberale del governo Monti è stata chiara”. Finora incerto tra l’ipotesi antisistema di un’alleanza con la Lega e il montismo di Pier Ferdinando Casini e Luca Cordero di Montezemolo, il Pdl sembra adesso avere un suo centro di gravità. D’altra parte, martedì notte, a cena con il professor Monti, testimoni Gianni Letta e Angelino Alfano assieme ad Antonio Catricalà, a un certo punto il Cavaliere rivolgendosi al premier ha pronunciato queste esatte parole: “Caro Mario non rinuncio ad averti a capo di uno schieramento dei moderati. Non mi devi rispondere subito”.

    Ieri pomeriggio, prima di annunciare il suo ritiro, il Cavaliere ha avuto un lungo e schietto colloquio con Alfano, forse determinante. Il segretario del Pdl ha esordito dicendo al Cavaliere che non lo avrebbe seguìto all’interno di un nuovo partito, ma che lui sarebbe rimasto nel Pdl assieme a tutti gli altri dirigenti: “Lo annuncerò senza aspettare le elezioni siciliane” di domenica prossima. Con sua sorpresa, Alfano ha trovato un Berlusconi affatto diverso da quello descritto anche dalle persone che lo avevano incontrato ad Arcore domenica e lunedì scorsi: “Non ho mai pensato di sfasciare tutto, te lo assicuro, non ho mai davvero voluto ricandidarmi”. D’altra parte il Cavaliere, nelle ultime settimane, era rimasto molto colpito dalle novità emerse all’interno del Pd, in particolare dal ritiro annunciato dai suoi avversari storici Massimo D’Alema e Walter Veltroni. Berlusconi aveva anche superato le sue iniziali perplessità intorno al meccanismo delle primarie notando come il conflitto interno al partito di Pier Luigi Bersani aveva innescato un effetto positivo nell’opinione pubblica e tra gli elettori del Pd. Da qui, con un occhio anche ai sondaggi, la decisione definitiva di annunciare formalmente anche il proprio di ritiro (forse però tornerà in Parlamento), con un comunicato da diramare alle agenzie. “La continuità con lo sforzo riformatore cominciato diciotto anni fa è in pericolo serio”, ha scritto Berlusconi, che spera di poter favorire una più ampia aggregazione delle forze di centrodestra. E infatti, scrive sempre il Cavaliere: “Una coalizione di sinistra, che vuole tornare indietro alle logiche di centralizzazione pianificatrice che hanno prodotto la montagna del debito pubblico, chiede di governare con uno stuolo di professionisti di partito”. La chiamata alle urne, e all’unità dei moderati, è evidente. “Berlusconi ci offre una grande opportunità”, dice l’ex ministro Altero Matteoli riferendosi a Casini ma non solo.

    Dunque le primarie, che si terranno il 16 dicembre e che ricompattano un partito negli ultimi giorni attraversato da profonde tensioni (si candida Alfano ma si candida anche Daniela Santanchè), e un quadro politico tutto nuovo per il centrodestra. Il passo indietro del Cavaliere fa venire meno la pregiudiziale posta da Pier Ferdinando Casini intorno all’ipotesi della fondazione di quel più grande rassemblement dei moderati cui aveva fatto riferimento la settimana scorsa anche il presidente del Senato Renato Schifani con una lettera pubblicata dal Corriere della Sera. Quella di Schifani e Alfano è stata un’operazione a tenaglia, che ora spiazza Casini. Per il momento il leader dell’Udc osserva ancora molto diffidente, sa che da qui ad aprile “è un’èra geologica”, eppure Casini – che non gode di straordinaria salute politica – è consapevole dell’occasione che adesso gli si offre. Tutto è in movimento, tra lo stupore di alcuni (Ignazio La Russa era ed è contrario a questa decisione del Cavaliere), il sollievo di una parte del gruppo dirigente del Pdl (da Quagliariello a Cicchitto), e la comprensibile diffidenza dei possibili futuri interlocutori di Alfano. Adesso qualcosa potrebbe succedere davvero. Luca Cordero di Montezemolo si è dimesso dalla presidenza della compagnia ferroviaria da lui fondata (Ntv) e, anche se ieri LCdM ha dissimulato quanto basta, il suo gesto appare evidentemente un primo passo per la discesa in campo (rimane per ora vicepresidente di Unicredit).

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.