E adesso di chi è la colpa del terremoto sul Pollino?

Giulia Pompili

Da due anni gli abitanti della Calabria, della Basilicata e della zona settentrionale della Sicilia convivono con il terremoto. La terra ha tremato così tante volte – oltre 2.200 scosse di magnitudo piuttosto bassa – che anche la scossa più forte registrata finora, quella del 29 agosto nello Stretto di Messina (4,6 gradi Richter), è passata piuttosto inosservata mediaticamente.  Addirittura all'inizio di ottobre il sindaco di Mormanno aveva chiesto l'intervento della Protezione civile nazionale per la regione del massiccio del Pollino.

    Da due anni gli abitanti della Calabria, della Basilicata e della zona settentrionale della Sicilia convivono con il terremoto. La terra ha tremato così tante volte – oltre 2.200 scosse di magnitudo piuttosto bassa – che anche la scossa più forte registrata finora, quella del 29 agosto nello Stretto di Messina (4,6 gradi Richter), è passata piuttosto inosservata mediaticamente. Addirittura all'inizio di ottobre il sindaco di Mormanno aveva chiesto l'intervento della Protezione civile nazionale per la regione del massiccio del Pollino: "Questa situazione – scriveva il sindaco Guglielmo Armentano – ha generato nella cittadinanza panico e apprensione modificando di fatto le abitudini di vita dei cittadini che, sempre più spesso, preferiscono passare la notte nelle auto con tutti i disagi che ne conseguono". La Protezione civile, chiamata a rassicurare gli abitanti di Mormanno, aveva risposto che no, i terremoti non si possono prevedere, che la zona è una di quelle a più alto rischio sismico e che nessuno sa quando il Big One, come lo chiamano in Giappone, il terremoto più forte, possa arrivare. Il territorio del Pollino è infatti classificato con rischio sismico 2, e quindi – secondo i decreti del 2003 e del 2009 – le strutture devono essere progettate secondo regole antisismiche specifiche.

    Intorno all'1.05 di questa notte poi, un terremoto di magnitudo 5 ha colpito il massiccio del Pollino. Non ci sarebbero state vittime, e l'ospedale del comune di Mormanno è stato evacuato in via precauzionale. Ma la Protezione civile, anche stavolta, non ha lanciato nessun "allarme preventivo". Il mancato allarme che, secondo il tribunale dell'Aquila, la Commissione grandi rischi in carica durante il terremoto abruzzese del 2009 ha omesso. L'allarme mancato per il quale il giudice unico Marco Billi ha condannato a sei anni per omicidio colposo plurimo e lesioni i 7 componenti della Commissione.

    Come nel Pollino, non era stato lanciato nessun allarme anche dopo la prima scossa violenta in Emilia, il 20 maggio scorso (5,9 gradi Richter). Qui, gran parte delle vittime sono state sorprese dal secondo terremoto, nove giorni dopo, mentre tentavano di ricominciare le attività quotidiane. Ad essere inquisiti, in Emilia, sono i direttori delle aziende e gli ingegneri che forse hanno dispensato certificati di agibilità a strutture danneggiate, e non gli scienziati che rilevavano le attività sismiche dal quartier generale di Mirandola. E ora, di chi è la colpa del terremoto nel Pollino? 

    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.