Tra Hollande e Fassina

Il Pd, la “deriva” e il giallo di quella corrente mai nata

Claudio Cerasa

Al quartier generale del Pd – in queste ore in festa per il successo del tour di Bersani in Francia con tappa all’Eliseo e intervento al congresso dei socialisti a Tolosa – c’è una parola del comunicato con cui Berlusconi ha annunciato la sua non discesa in campo che è stata osservata con attenzione dai dirigenti democratici. Ieri, comprensibilmente, nel Pd si è ironizzato (eufemismo) sulla tempistica dell’addio del Cav. (addio arrivato poco prima della condanna per frode fiscale al processo per la compravendita dei diritti tv Mediaset) ma al netto delle peripezie dell’ex presidente del Consiglio il comunicato d’addio di Berlusconi contiene un passaggio che ha fatto riflettere alcuni importanti esponenti del Pd.

    Roma. Al quartier generale del Pd – in queste ore in festa per il successo del tour di Bersani in Francia con tappa all’Eliseo e intervento al congresso dei socialisti a Tolosa – c’è una parola del comunicato con cui Berlusconi ha annunciato la sua non discesa in campo che è stata osservata con attenzione dai dirigenti democratici. Ieri, comprensibilmente, nel Pd si è ironizzato (eufemismo) sulla tempistica dell’addio del Cav. (addio arrivato poco prima della condanna per frode fiscale al processo per la compravendita dei diritti tv Mediaset) ma al netto delle peripezie dell’ex presidente del Consiglio il comunicato d’addio di Berlusconi contiene un passaggio che ha fatto riflettere alcuni importanti esponenti del Pd. “Compito del Pdl – è stata la riflessione del Cav. – sarà combattere una coalizione di sinistra che vuole tornare indietro alle logiche di centralizzazione pianificatrice; e compito del Pdl sarà quello di impegnarsi per portare avanti una seria battaglia per fermare questa deriva”. Deriva a sinistra, già. Nel Pd il sospetto è che durante la campagna elettorale il Pdl tenterà di investire su questo tema e i dirigenti democratici sanno che bisognerà essere abili a non offrire agli avversari la possibilità di farsi inchiodare sul teorema “Il Pd è una nuova versione del Pci”. Nella sua campagna per le primarie, Matteo Renzi ha insistito molto su questo aspetto e in più occasioni ha provato a dimostrare che la sinistra che ha in mente è diversa rispetto a quella vetero-comunista (devota alla logica del “nessun nemico a sinistra”) rappresentata da trio Bersani-Vendola-Fassina. Ma la questione della “deriva a sinistra” è un tema che è stato messo in luce non soltanto da Renzi e da Berlusconi ma anche da alcuni volti di rilievo della “mozione” del segretario. Esponenti come Enrico Letta, come Dario Franceschini e come Giuseppe Fioroni: tutti preoccupati dall’eccessivo peso acquisito dalla corrente più a sinistra del Pd: i giovani turchi, ovvero i vari Matteo Orfini, i vari Stefano Fassina e tutti gli altri trenta-quarantenni anti montiani e camussiani del Pd.

    Fino a qualche tempo fa, Letta, Franceschini e Fioroni avevano scelto di combattere la “deriva” portando avanti una semplice e tosta battaglia di idee interna al partito. Questo fino a qualche tempo fa, fino a quando un gruppo di lettiani decide di fare un passo per scongiurare la deriva sinistra e organizzare una nuova corrente in appoggio al segretario per certificare che questo Pd non è sbilanciato sulle posizioni dei “turchi”. L’idea – concepita a metà agosto – è quella di formare sul territorio una fitta rete di amministratori di provenienza non solo margheritina e il dossier viene affidato a uno degli uomini più vicini al vicesegretario Pd: Marco Meloni (esponente della segreteria).
    Nel corso dei mesi, Meloni inizia a muoversi e prova a coinvolgere nel progetto alcune figure non secondarie del partito. In primo luogo si rivolge ai giovani curdi (gruppo di giovani liberali democratici ex margheritini guidati dal franceschiniano Gian Luca Lioni e spiccatamente anti orfiniani e anti fassiniani). In seguito, propone l’adesione al progetto anche a diversi ex diessini di spessore. Alcuni dei quali piuttosto conosciuti:  Maurizio Martina (segretario Pd della Lombardia), Enzo Amendola (segretario della Campania), Stefano Bonacini (segretario dell’Emilia Romagna) e Antonio Misiani (tesoriere del Pd). La notizia della nascita della corrente viene anticipata dal Corriere il 7 settembre e nei giorni successivi Meloni e compagnia, dopo aver scritto e riscritto anche un manifesto, cominciano a fissare le date per presentare il documento. La prima è il 10 settembre, il giorno dopo il discorso di Bersani a Reggio Emilia. Ma nulla. La seconda è il 17 settembre, lunedì successivo alla discesa in campo di Renzi. Nulla. La terza è il 24 settembre, lunedì successivo alla presentazione del comitato elettorale di Bersani. Nulla. Il tempo passa, il documento continua a girare tra molte caselle di posta elettronica (c’è anche un titolo: “Cambiare l’Italia, costruire l’Europa. Con Bersani”) ma a poco a poco gli organizzatori si rendono conto che gli ex diessini non se la sentono di “strappare” con la parte più a sinistra del Pd e decidono di rinunciare: non abbiamo le firme, non ci sono le condizioni, niente da fare. “Fare quella corrente – racconta uno dei coinvolti nel progetto – sarebbe stato un segnale utile per mostrare che la deriva del Pd è semplice propaganda berlusconian-renziana. Poteva essere una buona occasione per marginalizzare i Fassina ma purtroppo non è andata bene. Ora ci resta la battaglia di idee, ma – anche mediaticamente – non sarà la stessa cosa: ed è un vero peccato”.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.