Lanterne rosse

Annalena Benini

Sono fidanzate, amiche speciali, amanti a contratto, “seconde mogli”, come le chiamano in Cina, ma pare non abbiano le seccature delle prime mogli: non devono mandare avanti la famiglia, lavorare, arrabbiarsi. Hanno però un paio di obblighi notevoli: non ingrassare e non invecchiare (oltre al dovere morale di essere amanti insaziabili). In cinese si dice “ernai”, ed è molto più di escort, è una tradizione di epoca imperiale, messa fuorilegge dai comunisti, ma mai superata dalla storia.

    Sono fidanzate, amiche speciali, amanti a contratto, “seconde mogli”, come le chiamano in Cina, ma pare non abbiano le seccature delle prime mogli: non devono mandare avanti la famiglia, lavorare, arrabbiarsi. Hanno però un paio di obblighi notevoli: non ingrassare e non invecchiare (oltre al dovere morale di essere amanti insaziabili). In cinese si dice “ernai”, ed è molto più di escort, è una tradizione di epoca imperiale, messa fuorilegge dai comunisti, ma mai superata dalla storia. Anche adesso sarebbe tecnicamente illegale, ma le ernai in versione moderna sono dappertutto (o almeno: ovunque ci sia un uomo che se lo possa permettere, quindi molte si trovano appena fuori Hong Kong), e hanno fatto aumentare le vendite di Ferrari. Non Testarossa, ma rosa confetto: le ernai così possono gingillarsi un po’ e andare dall’estetista mentre aspettano che i loro uomini d’affari, i loro alti ufficiali le vadano a trovare. E poiché in Cina ci sono meno donne che uomini, mantenere una ernai è davvero il massimo dello status symbol: significa avercela fatta.

    Naturalmente tutti sanno chi sono le ernai e dove abitano (a Shanghai in un delizioso quartiere francese di epoca coloniale, con localini e bar karaoke), e le trovano alquanto rispettabili: loro si muovono in gruppo, con borse di Gucci, cagnolini, diamanti, scarpe di Prada, iPhone, carte di credito e tutto quello che serve per confonderle con una celebrity americana sorpresa a fare shopping. Anche lo sguardo non è più molto orientale, perché tutte le ernai si sono preoccupate di ingrandire occhi e seno. Devono essere diverse dalle mogli, devono offrire un brivido in più, una nuova giovinezza, e in nessun caso possono accettare una borsa falsa, ne va del loro onore. Hanno manicure perfette, cantano canzoni, vanno in palestra, sfogliano riviste occidentali, non devono quasi mai affaticarsi con un impiego e non devono usare nessuna discrezione europea, nessuna segretezza americana per fingere di non essere le amanti, le mogli numero due, le mantenute. Non sono invisibili. Fanno parte dell’immagine pubblica del ricco uomo cinese, sono la prova della sua capacità di spendere, lo rendono orgoglioso e a volte innamorato, comunque fiero di presentare ai colleghi la conquista ingioiellata.

    Le ernai, che prima erano ragazze povere e poco istruite e arrivavano dalle campagne per salvarsi la vita, adesso sono perfino istruite e agiate, ma hanno scelto la vita facile: considerano il loro protettore, anzi il loro sponsor, una buona possibilità di carriera e gli giurano fedeltà (non mi innamorerò di un coetaneo, non farò confronti tra quelli della mia età e il tuo collo rugoso e la tua pancia sporgente): lo stile di vita alto è la giusta remunerazione per la bellezza. Ma le ernai si lamentano della precarietà di questo lavoro, non abbastanza tutelato: se ingrassano due chili, se compiono trent’anni, se restano incinte, se lo sponsor viene arrestato (succede abbastanza di frequente), chi pagherà i conti? Una ernai, raccontata da Newsweek di questa settimana, è diventata quasi un’eroina femminista per avere fatto una lista pubblica dei doni ricevuti dal suo protettore: macchine, borse, anche un appartamento, e averli venduti su un sito di aste on line. Con la dote ottenuta, e la bellezza ancora intatta, si metterà alla ricerca di un bravo marito.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.