Dopo la caduta/Primo di una serie di articoli
“Non ci sopporta più, che sia libero”
E’ stato “un pezzo di vita”, dice l’onorevole Isabella Bertolini. E adesso? “Adesso lui non ci sopporta più…”. Per alcuni anni, la bionda avvocatessa di Modena – giovane liberale in terra rossa, che con il Cav. fin da quel glorioso ’94 pensava di fare la rivoluzione dei moderati – si è tirata dietro il gratificante soprannome di “lady di ferro” di Forza Italia, di Thatcher della Bassa: a presidio, a conforto, a custodia del rivoluzionario di Arcore. Del Cav. com’era – del Cav. come purtroppo non è più.
Leggi Il Cav. e il suo servo matto di Giuliano Ferrara
E’ stato “un pezzo di vita”, dice l’onorevole Isabella Bertolini. E adesso? “Adesso lui non ci sopporta più…”. Per alcuni anni, la bionda avvocatessa di Modena – giovane liberale in terra rossa, che con il Cav. fin da quel glorioso ’94 pensava di fare la rivoluzione dei moderati – si è tirata dietro il gratificante soprannome di “lady di ferro” di Forza Italia, di Thatcher della Bassa: a presidio, a conforto, a custodia del rivoluzionario di Arcore. Del Cav. com’era – del Cav. come purtroppo non è più: “Dopo che fui eletta consigliere regionale con novemila preferenze, convocò ad Arcore me e altri per chiederci come avevamo fatto. Nella sala delle riunioni, che è poi diventata la sala del Bunga bunga: attento a capire, estremamente coinvolgente, credeva veramente in quel che stava facendo… Potevamo parlare, ci ascoltava. Si mangiava insieme, si passava il pomeriggio a discutere, ancora dopo la vittoria del 2001… Poi non lo ha più fatto, ha perso il contatto con il partito… E noi abbiamo passato questa legislatura, nata male, a pigiare bottoni, dita pulsanti siamo diventati, abbiamo perso identità. Forza Italia era ‘il partito di plastica’ ma era molto più vero, più vivace; invece, fatto un partito con tutte le componenti e tutti gli organismi, non c’è stato più confronto, non c’è stata più discussione”.
Eppure, quella straordinaria vittoria del 2008 sembrava l’apice della storia iniziata nel ’94. “Probabilmente, aver vinto troppo facilmente ha fatto sottovalutare tutto il resto. Avevamo bisogno di essere spalleggiati da altre personalità, non di un uomo solo al comando, fosse pure Berlusconi. Aveva già rotto con Casini, e secondo me già la mattina dopo la vittoria avrebbe dovuto recuperare il rapporto con quel mondo, con i moderati. Si sono esacerbati tutti i rapporti: abbiamo subìto l’aggressività di quelli di An, molto più strutturati, abbiamo fatto un congresso nel 2009 che è stato più che altro uno show. Si pensava: tanto, avendo il governo, si aggiusta tutto…”. E’ mutato il Cav.; è stato del tutto inadeguato, quando non dannoso, il partito. Ha la delusione nello sguardo, l’onorevole Bertolini, che pure sempre continua a sorridere. “Nel partito si tendeva a sottovalutare ogni opinione, si pensava che Berlusconi con la sua capacità avrebbe sempre risolto tutto…”. Il famoso “ghe pensi mi”? “Che a un certo punto è stato travolto. Come l’errore commesso con Fini, una clamorosa mancanza di sensibilità di quelli vicini a lui, che più di tutti hanno creato il distacco da tutti noi. Non ci conosceva più, non sapeva più chi eravamo, andavano i ciambellani del cerchio magico a trovarlo nella sua torre, gli raccontavano che Fini si sarebbe portato dietro al massimo quattro o cinque persone…”. Però, a voler fare l’uomo solo al comando, non ci si può sempre autoassolvere… “Siamo nella fase della decadenza. Certo, gli impegni di governo erano gravosi, e poi lui è davvero un generoso, uno che se ti nomina poi difficilmente ti ‘snomina’, pensa sempre di risolvere tutto… Così, una lacerazione dopo l’altra, si è arrivati alla rottura con la Lega, l’atto estremo. Siamo diventati autoreferenziali, nessuna discussione, molti dei nostri capi non capiscono niente del Parlamento, non hanno idea di come funziona…”. Sicuro: c’è stata l’aggressione giudiziaria, c’è stata “la macchina del fango”, un intero sistema si “è organizzato per respingere la sua rivoluzione: lui era lo scardinatore, hanno cercato di espellerlo”.
Il sorriso dell’onorevole Bertolini si fa più faticoso: “Poi lui ci ha messo del suo, avrebbe fatto meglio a fare qualche cena elegante in meno e qualche riunione politica in più… Io gli voglio bene, ma forse è cambiato, forse ha subìto la fatica di troppe aggressioni…”. Sono passati diciotto anni da quando la giovane liberale di Modena s’invaghì politicamente dell’uomo che prometteva tutta una rivoluzione liberale: e le vittorie vissute insieme dal ’99 al 2001, così lontane, così impossibili da replicare. Dove si vede, in futuro? “Io sono contenta di quello che ho fatto, della passione, dell’impegno di questi anni. Ho avuto molte delusioni, molte amarezze, ma ci ho creduto veramente. Avevamo davvero iniziato una rivoluzione, e si è interrotta”. E lui? “Si è chiusa un’epoca. Più avanti gli sarà di sicuro reso merito di ciò che ha fatto, di aver cambiato gli schemi, di aver tolto un po’ di muffa dalla politica, di aver intercettato gli umori della gente. Però nessun leader è eterno. Oggi è diverso dal ’94, e non credo che possa essere quello il punto di riferimento, come dicono certi pasdaran. Era un’altra Italia, un altro mondo. Mi spaventa questa deriva populista. Il partito dovrebbe prendere con serietà il rigore, la fase riformatrice…”. E domani, invece, il Cav. dove sarà? “Fuori dal Pdl. Avrà un altro movimento, ma lo farà solo perché lo avranno spinto, solo perché lo deve fare. Dovremmo ridare a lui un po’ di quello che ha dato al paese, avere la generosità di lasciarlo libero, non costringerlo a essere ancora e sempre lui a occuparsi di tutto, a inventarsi un altro partito o quello che sarà”. Un sospiro: “Io non credo più in questo Pdl, noi che eravamo il nuovo diventiamo il vecchio. Guardo i nostri quarantenni, i nostri cinquantenni, ci sono anch’io, e li vedo già vecchi, Berlusconi continua a sembrare più giovane di loro… Se rimaniamo così Bersani e Vendola hanno già vinto: male come in Sicilia, ma hanno vinto… Ora proviamo a scimmiottare la primarie: ridicolo, patetico. O portiamo quattro, cinque milioni di persone a votare, o se sono sempre i trecentomila sotto i gazebo sarà solo per vedere chi va con Alfano e chi con altri… Come ai nostri congressi… Eppure è necessario trovare il modo di aggregare una grande area liberaldemocratica che esiste: nel solco del Ppe, come in Francia, come in Germania…”.
E il Pdl? “Temo che dovremo passare attraverso un bagno di sangue, andare per un periodo in purgatorio, azzoppati per poter ripartire…”. E la certezza che dentro tanto silenzio morde: “E lui ormai non ci sopporta più…”.
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