The good wife

Annalena Benini

Questa è una storia d’amore, rock, politica, Internet e buone mogli. Comincia tutto da Louise Mensch, bella e bionda, deputato inglese conservatore (fino a pochi mesi fa) e scrittrice di romanzi leggeri – di alcuni lei stessa dice che sono perfetti per friggerci sopra le uova –, madre di tre figli, divorziata, donna piuttosto in carriera. Nel suo primo romanzo, uscito nel 1995, “Career Girls”, c’era una ragazza bionda, slanciata, determinata, laureata a Oxford, che si innamorava di un vecchio magnate della musica rock, sposato: lui alla fine lascia la moglie per lei.

    Questa è una storia d’amore, rock, politica, Internet e buone mogli. Comincia tutto da Louise Mensch, bella e bionda, deputato inglese conservatore (fino a pochi mesi fa) e scrittrice di romanzi leggeri – di alcuni lei stessa dice che sono perfetti per friggerci sopra le uova –, madre di tre figli, divorziata, donna piuttosto in carriera. Nel suo primo romanzo, uscito nel 1995, “Career Girls”, c’era una ragazza bionda, slanciata, determinata, laureata a Oxford, che si innamorava di un vecchio magnate della musica rock, sposato: lui alla fine lascia la moglie per lei. Non era la sua vita, ma era la sua vita. Ventun anni fa, studentessa a Oxford, Louise aveva invitato Peter Mensch (è più che una celebrità, è il manager dei Metallica, dei Red Hot Chili Peppers, di Jimmy Page, e ha tre figli) a parlare all’università di censura nel mondo della musica. Si erano conosciuti, lei vent’anni e lui quaranta e, dicono, non era successo niente, non si erano detti nemmeno: ci rivedremo. Ognuno per la sua strada: lei a Londra, i libri, il matrimonio, la politica, lui a Manhattan con la musica. Nel 2008 Peter Mensch l’aveva chiamata, come racconta in un’intervista compiaciuta al Sunday Times. “So che sei in corsa per il Parlamento, piccola, posso donare un po’ di fondi?”, le aveva detto più o meno. Lei gli aveva risposto: “Sei americano, qui siamo a Londra, non è permesso, ma grazie del pensiero”.

    Poi un giorno del 2009 a Nottingham ci fu un concerto dei Metallica, e Louise ci andò, con i capelli sempre biondi e sempre lunghi, mentre lui non ne aveva più nemmeno uno. Non era importante. Lei gli disse: “Sono vent’anni che ti amo, c’è una possibilità per me, is there a chance for me?”. Lui rispose che sì, c’era una chance. Ha divorziato e si sono sposati. Louise Mensch ha lasciato Londra e si è dimessa da deputato per fare la buona moglie. Vivono a New York, dove quello famoso è lui: sei figli in tutto e l’imbarazzo che Louise gli provoca quando alle cene dichiara di essere repubblicana: “Peter mi dà i calci sotto il tavolo, è orripilato, repubblicano è una cosa che a New York non si può dire”. Sono molto felici, lui dice che vivere con Louise è come stare sempre sotto un temporale estivo, lei scrive sul Times che non ha la forza di competere con le newyorchesi e il loro pilates, lo stile di vita ad alto mantenimento, è già molto se riesce a spazzolarsi i capelli. Ma ammette di vestirsi come piace al marito, per un atto d’amore. E poiché gli uomini sono perfetti per interrompere il romanticismo e la simbologia di un racconto, Peter Mensch ha detto nell’intervista al Sunday Times che Louise ha lasciato tutto non esattamente per lui, anche se sì, certo, mi ama da vent’anni (mancava solo che aggiungesse: e come darle torto?) ma perché sapeva che a Londra avrebbe perso, non sarebbe stata rieletta in Parlamento. Louise ci è rimasta male e da compulsiva di Twitter ha scritto subito che no, la sua era stata una scelta soltanto personale (a casa però si sarà trasformata in un temporale non più estivo ma invernale).

    Un deputato del Labour ha risposto al tweet così: “Chiudi il becco, una buona moglie non dissente dal suo padrone in pubblico e una brava piccola ragazza non mente sul perché ha lasciato la politica”. Così una grande storia d’amore è diventata, su Internet, la guerra dei sessi, con richieste di scuse e molto sarcasmo sul femminismo percepito nel Labour e sul concetto di buona moglie. Il deputato del tweet ha trovato a casa una moglie e tre figlie inferocite, Louise Mensch un marito contrito e finalmente grato alla brava moglie (continua però a implorarla di non parlare di politica, almeno alle cene).

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.